Il professor Ernesto Solari, insegnante di disegno che si definisce “artista, ricercatore e studioso di Leonardo”, ha recentemente annunciato di aver scoperto quella che secondo lui sarebbe la prima opera di Leonardo da Vinci: una maiolica decorata a lustro con la testa di un angelo, e che recherebbe la datazione 1471. Secondo Solari, l’opera sarebbe stata realizzata da un giovanissimo Leonardo presso la fornace del nonno a Bacchereto, in Toscana: l’insegnante, si legge nel comunicato da lui stesso diffuso in rete, “si è avvalso di un ampio e complesso apparato di analisi diagnostiche includenti l’esame di termoluminescenza che ha datato e autenticato l’opera al XV secolo, l’analisi stratigrafica ed xrf dei pigmenti che ne hanno certificato la compatibilità, ed infine la perizia grafologica sui tracciati grafici presenti sull’opera”. Particolari che, a detta di Solari, contribuirebbero a confermare l’attribuzione. L’insegnante si è inoltre spinto ad affermare che l’opera potrebbe rappresentare addirittura il primo autoritratto di Leonardo.
Tuttavia la maiolica, che almeno a giudicare dalle foto non sembra affatto un’opera leonardesca, e neppure rinascimentale (parrebbe semmai un oggetto di fine Ottocento o degli inizi del Novecento, epoca in cui in Italia e in Europa si diffuse la moda delle opere neogotiche e neorinascimentali, che nel nostro paese venivano prodotte in gran quantità da appositi laboratori artigiani e poi vendute a residenti e turisti: per un breve approfondimento si può consultare il nostro articolo sulla mostra Voglia d’Italia tenutasi a inizio anno a Roma) non è stata sottoposta alle controprove (e comunque anche una conferma con esami tecnologici della datazione non attesterebbe automaticamente un’assegnazione a Leonardo) e alle analisi stilistiche eseguite da terzi, come la prassi della comunità scientifica vorrebbe venisse fatto prima di dare annunci troppo avventati di roboanti scoperte. Lo stile, inoltre, sempre a giudicare dalle immagini diffuse in rete, appare lontanissimo dalla sensibilità leonardesca (prendendo per buona la datazione al 1471, è necessario considerare che di lì a brevissimo Leonardo avrebbe collaborato col Verrocchio al Battesimo di Cristo, conservato agli Uffizi, opera di qualità infinitamente superiore) e, qualora si trattasse di un’opera del tempo, sarebbe realizzazione di un autore decisamente attardato e non certo del genio vinciano.
Nel materiale diffuso da Ernesto Solari, su dieci pagine che includono le descrizioni della presunta storia dell’opera e delle analisi scientifiche effettuate, ci sono solo poche righe che avanzano un’analisi stilistica, peraltro con elementi che paiono decisamente troppo labili: si identificano come leonardeschi “il busto di tre quarti, gli effetti sfumati delle ombre e del chiaroscuro negli incarnati dell’angelo”, il “modo di raffigurare i riccioli dei capelli”, “alcuni aspetti fisionomici” (che non vengono indicati), la “realizzazione del profilo con un’unica linea marcata e senza indecisioni”, il “tratto del mancino”. Tuttavia, il confronto tra i capelli dell’angelo e quelli degli angeli del Battesimo di Cristo, il modo di trattare il fondo e l’aureola (che sembrano più tipici delle ceramiche neorinascimentali che di quelle del Quattrocento), il contorno marcato e incerto non sembrano deporre a favore di un’attribuzione a Leonardo. Non paiono dunque emergere serie prove che siano in grado di suffragare, anche solo lontanamente, un’attribuzione a Leonardo da Vinci. Chiunque voglia vedere l’opera dal vivo può recarsi presso lo spazio Leonardo da Vinci Experience a Roma, dove la maiolica è esposta da oggi.
Nell’immagine: l’opera attribuita a Leonardo.
Insegnante annuncia: scoperta prima opera di Leonardo. Ma le prove sono debolissime |