Dal 28 aprile all’11 giugno 2023 torna a Reggio Emilia Fotografia Europea, il festival culturale internazionale dedicato alla fotografia contemporanea prodotto e promosso da Fondazione Palazzo Magnani e Comune di Reggio Emilia con il contributo della Regione Emilia-Romagna per riflettere attraverso il mezzo fotografico sulle complessità della contemporaneità. Tema di questa XVIII edizione sarà Europe matters: visioni di un’identità inquieta. Partendo da una riflessione sull’idea di Europa e sugli ideali che la costituiscono, le mostre che come sempre coinvolgeranno diversi luoghi di Reggio Emilia, Città della Fotografia, porranno l’accento sulla condizione attuale del mondo multiculturale e globalizzato in cui viviamo, dove l’Europa non esercita più, ormai da tempo, quell’egemonia spirituale e materiale che per secoli le è stata riconosciuta. Attraverso il mezzo fotografico, gli artisti tracceranno dunque le linee dinamiche e incerte di un’identità sempre più mobile e variegata, con l’intento di dare senso all’inquietudine che la attraversa.
I progetti scelti dalla direzione artistica del festival, composta da Tim Clark (editor 1000 Words e curator Photo London Discovery), Walter Guadagnini (storico della fotografia e Direttore di CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia), e Luce Lebart (storica della fotografia, co-autrice del fondamentale volume Une histoire mondiale des femmes photographes, curatrice di mostre e ricercatrice sia per la Collezione dell’Archive of Modern Conflict che in modo indipendente) faranno riferimento proprio a questo tema.
Le sale dei Chiostri di San Pietro ospiteranno ben dieci esposizioni. La mostra storica di questa edizione di Fotografia Europea, ospitata proprio nelle sale affrescate del piano terra, sarà dedicata a Sabine Weiss, tra le più importanti esponenti della fotografia umanista francese. Attraverso foto d’archivio e numerosi documenti e riviste dell’epoca, la mostra Sabine Weiss. Una vita da fotografa, a cura di Virginie Chardin, ripercorrerà l’intera carriera della fotografa, dagli esordi nel 1935 fino agli anni Ottanta. La mostra è prodotta da Atelier Sabine Weiss Studio e da Photo Elysée con il supporto di Jeu de Paume e Les Rencontres d’Arles e sotto il patrocinio della Confederazione Svizzera.
I Chiostri di San Pietro accoglieranno poi le mostre di Monica De Miranda pone in discussione le nozioni standard d’identità basate sulle categorie di razza e genere con il progetto The Island; Jean-Marc Caimi e Valentina Piccinni con Gule Gule (che in turco significa arrivederci), personale rappresentazione di Istanbul e dei profondi cambiamenti che stanno interessando la società turca; Simon Roberts che in Merrie Albion fotografa il Regno Unito offrendo spunti di riflessione sulle nozioni d’identità e appartenenza e su cosa significhi essere britannici in questo momento cruciale della storia contemporanea. In mostra anche The Brexit Lexicon, un’opera video in due parti che riporta i termini più comuni che hanno caratterizzato le discussioni sulla Brexit in politica e nei media.
The Archive of Public Protests con You will never walk alone raccoglie invece le tracce visive dell’attivismo sociale: una collezione di scatti che costituisce un monito contro il crescente populismo e contro la discriminazione, con l’obiettivo di prolungare la vita di queste immagini, solitamente legate a eventi specifici e la cui esistenza termina con la loro pubblicazione sulla stampa.
Alessia Rollo nel suo progetto multimediale Parallel Eyes parla di un viaggio alla scoperta degli antichi riti del Sud, restituendo il mistero della magia e delle forze ancestrali che legano la natura all’uomo e ai suoi simili. Samuel Gratacap presenta invece Bilateral, un lavoro inedito sul paesaggio visto da entrambi i lati del confine e attraverso la voce delle persone che cercano di attraversare quel confine. Il progetto intende concentrarsi anche su coloro che lottano per rendere il mondo meno violento. Il progetto Odesa dell’ucraina Yelena Yemchuk vuole invece essere l’ode visiva alla città che da sempre l’ha affascinata per la libertà di cui godeva durante l’epoca sovietica. Dopo averla visitata per la prima volta nel 2003, è tornata a Odesa nel 2015 per documentare i volti dei ragazzi e delle ragazze di sedici e diciassette anni dell’Accademia militare: il conflitto al confine orientale iniziato un anno prima l’ha convinta ad ampliare il progetto immortalando anche il contesto di vita di quei volti che si sarebbero trovati, di lì a poco, al fronte.
Un’esplorazione antropologica spinge il francese Geoffroy Mathieu a seguire i raccoglitori, le persone che, ai margini delle aree coltivate o negli spazi incolti, vivono dei prodotti che la natura in modo spontaneo continua a offrire seppur in paesaggi danneggiati e precari. L’Or des ruines racconta dunque di una sussistenza alternativa che vede nella ricerca di frutti e piante medicinali un nuovo modo di vivere in un mondo comune e scopre una possibile economia costruita sulla condivisione delle risorse spontanee della terra.
Cédrine Scheidig esplora in De la mer à la terre le narrazioni personali dei giovani, in Francia e in Martinica, nel processo di scoperta di sé, aprendo allo stesso tempo spazi di riflessione su temi politici quali il passato coloniale, l’ibridazione culturale, le mascolinità moderne e la migrazione. Pone quindi in dialogo due serie recenti, It is a Blessing to be the Color of Earth (2020) che ritrae la diaspora afro-caraibica nella periferia parigina e Les mornes, le feu, iniziata nel 2022 a Fort-de-France, in Martinica, in cui l’artista rivela le connessioni tra due territori e gli immaginari dei loro abitanti.
Nei Chiostri di San Domenico sarà ospitata la mostra di Myriam Meloni, fotografa italiana che vive e lavora tra Barcellona e Tangeri, che partendo dal mito di Europa narrato da Ovidio, costruisce un ritratto delle “Europa” contemporanee: giovani donne, autonome, professioniste, l’esito più felice del Novecento e del progetto Erasmus, che stanno attuando una rivoluzione gentile, radicandosi nelle comunità che le accolgono ma continuando a incarnare i valori dai quali provengono.
Mattia Balsamini, uno dei due vincitori dell’Open Call di Fotografia Europea, documenta con Protege Noctem - If Darkness disappeared la difesa dell’oscurità. Il fotografo immortala il cielo notturno diventato un mosaico appannato, dimostrando come sia il mondo naturale sia il ciclo circadiano dell’uomo siano fortemente danneggiati dall’ostruzione dell’oscurità notturna causata dallo spettro rilasciato da miliardi di luci artificiali che abbagliano l’ecosistema.
Camilla de Maffei, vincitrice della Open Call, presenta invece Grande Padre, un progetto a lungo termine che, partendo dal caso particolare albanese, intende invitare a riflettere sul rapporto globale tra individuo, società e potere. Un’immersione nell’Albania contemporanea per esplorare le implicazioni e le conseguenze dell’ascesa e del crollo di un regime, evidenziando le cicatrici che questo processo di transizione ha impresso nella società, documentando anche quello strano senso di vuoto che la libertà, riacquisita dopo quarantacinque anni di regime totalitario e capillare (il riferimento è alla dittatura di Enver Hoxha, una delle più feroci dell’età contemporanea), porta con sé.
A Palazzo da Mosto saranno invece esposte le opere fotografiche della collezione di Ars Aevi che celebrano la Bosnia Erzegovina come Paese Ospite di questa edizione del festival. Parziale anagramma della parola “Sarajevo”, Ars Aevi (“arte dell’epoca” in latino) è un progetto, unico nel suo genere, di museo di arte contemporanea nato dalla volontà collettiva e di cooperazione etica di importanti artisti internazionali, curatori e musei di arte contemporanea, che hanno donato le proprie opere a Sarajevo durante la guerra per sostenere la città stretta dall’assedio e accompagnarne la rinascita civile, etica e culturale. Ars Aevi presenta in questa occasione parte della sua collezione fotografica per testimoniare la capillare rete internazionale di amici, partner e sostenitori che credono nell’importanza e nei valori morali, estetici e di sviluppo di cui l’arte contemporanea è portatrice. La mostra, che gode del patrocinio dell’Ambasciata d’Italia a Sarajevo, è frutto dell’importante collaborazione sviluppata in questi anni tra il Comune di Reggio Emilia e la Municipalità di Centar Sarajevo, culminata nella firma di un patto di gemellaggio tra le due città il 9 maggio 2022 a Reggio Emilia, giorno in cui si celebra la Giornata dell’Europa, e il 12 luglio 2022 a Centar Sarajevo.
Sempre a Palazzo da Mosto l’artista belga Ariane Loze presenta Utopia e Studies and Definitions, due di quattro video realizzati tra aprile 2017 e ottobre 2018 per riflettere sull’Europa.
Intorno al festival ruoteranno numerose altre mostre partner organizzate dalle più importanti istituzioni culturali cittadine e ospitate proprio nei loro spazi.
Dal 28 aprile 2023 al 25 febbraio 2024 il Palazzo dei Musei ospiterà la mostra Un piede nell’Eden. Luigi Ghirri e altri sguardi, a cura di Ilaria Campioli e promossa da Comune di Reggio Emilia (Musei Civici, Biblioteca Panizzi) in collaborazione con Archivio Eredi Luigi Ghirri. Un ricco percorso dedicato all’elemento naturale che, partendo dalle ricerche di Ghirri degli anni Settanta e Ottanta, invita a riflettere sull’elemento naturale e sulla necessità di una sua ricollocazione all’interno del nostro Orizzonte percettivo. La riflessione si allarga poi a Giardini in Europa, rivisitazione della mostra del 1988, curata da Luigi Ghirri e Giulio Bizzarri, che propone una serie di ricerche su aree verdi e giardini condotte, oltre che dallo stesso Ghirri, da tredici fotografi (Andrea Abati, Olivo Barbieri, Giovanni Chiaramonte, Joan Fontcuberta, Mimmo Jodice, Gianni Leone, Francesco Radino, Olivier Richon, George Tatge, Ernesto Tuliozi, Fulvio Ventura, Varena Von Gagern e Cuchi White), intendendo testimoniare un sentimento di appartenenza nei confronti degli spazi naturali e la necessità di un loro profondo ripensamento nel contesto delle città moderne.
E ancora, nel Palazzo dei Musei si terrà anche Giovane Fotografia Italiana 10 | Premio Luigi Ghirri 2023, progetto del Comune di Reggio Emilia che intende valorizzare i talenti della fotografia italiana under 35. Curata da Ilaria Campioli e Daniele De Luigi, la mostra collettiva dei sette artisti Eleonora Agostini, Andrea Camiolo, Sofiya Chotyrbok, Davide Degano, Carlo Lombardi, Giulia Mangione, Eleonora Paciullo, selezionati da una giuria internazionale, ruoterà attorno al tema Appartenenza.
La fototeca della Biblioteca Panizzi parteciperà a Fotografia Europea con Flashback: una selezione di opere fotografiche tra quelle esposte durante il festival Fotografia Europea del 2007, edizione anch’essa incentrata sul tema dell’Europa in rapporto con le sue città. La Biblioteca Panizzi presenta inoltre la mostra Alberto Franchetti e la fotografia, che espone parte della recente donazione fatta dalla famiglia Ponsi sul patrimonio di fotografie scattate da Alberto Franchetti, ponendo in luce l’interesse del musicista e compositore per il media fotografico, inteso come linguaggio della modernità tout court.
Lo Spazio Gerra proporrà, a un anno dalla scomparsa di Roberto Masotti e in occasione della riedizione del volume You Tourned the Tables On Me, 115 ritratti dei più noti musicisti contemporanei di tutto il mondo, tra cui John Cage, Philip Glass, Brian Eno, Steve Reich, Michael Nyman, Demetrio Stratos e molti altri.
Alla Collezione Maramotti si terrà No Home from War: Tales of Survival and Loss, prima mostra in Italia del fotogiornalista inglese Ivor Prickett. Con oltre cinquanta fotografie scattate in scenari di conflitto dal 2006 al 2022, rappresenta la più ampia esposizione sul lavoro di Prickett fino ad oggi.
CSAC - Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università degli Studi di Parma proporrà la mostra Antonio Sansone: Rituali d’Europa, dedicata ad Antonio Sansone (Napoli, 1929 - Farfa Sabina, 2008), uno dei più significativi esponenti del fotogiornalismo di impegno civile del secondo dopoguerra.
Anche quest’anno lo Speciale Diciottoventicinque, il progetto formativo di Fotografia Europea, accompagnerà i giovani amanti della fotografia in un percorso che va dall’ideazione alla realizzazione di un progetto espositivo. Sarà Elena Mazzi l’artista che quest’anno accompagnerà i partecipanti tra i 18 e i 25 anni verso un progetto collettivo e che in dieci incontri li porterà a riflettere su un argomento, per osservarlo e studiarlo attraverso la macchina fotografica.
Oltre alle mostre, il festival proporrà per tutta la sua durata un ricco calendario di appuntamenti.
Special Sponsor per l’edizione 2023 si conferma Iren.
Per tutte le info è possibile visitare il sito https://www.fotografiaeuropea.it/
Immagine: Myriam Meloni, Claudia. Dalla serie: Nelle giornate chiare si vede Europa, Tanger 2023. Credit Myriam Meloni
Fotografia Europea 2023 riflette sull'identità inquieta dell'Europa |
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