È uno dei progetti che stanno più facendo discutere alla Biennale di Venezia: l’artista svizzero Christoph Büchel (Basilea, 1966) portato in laguna il barcone che il 18 aprile del 2015 affondò nel Canale di Sicilia portando con sé le vite di tanti che tentavano il viaggio verso l’Italia (morirono tra i 700 e i 900 migranti in una delle più gravi stragi marittime degli anni Duemila). L’imbarcazione, un peschereccio poi recuperato con un’operazione complicata e dai costi molto elevati (si era inabissato a 350 metri di profondità), è partita dalla Sicilia tre giorni fa (si trova infatti in una base NATO ad Augusta) alla volta di Venezia e, posta sopra una chiatta, sarà esposta all’Arsenale, defilata rispetto al resto della mostra. Il perché lo ha spiegato il presidente della Biennale, Paolo Baratta: “Lontana da distrazioni, lontana dal chiasso, invita solo a un grande silenzio e alla riflessione”.
Il barcone è stato ribattezzato da Büchel Barca Nostra, ed è stato voluto a Venezia per smuovere le coscienze. L’artista elvetico non è nuovo a opere dal forte connotato politico: alla Biennale del 2015, per il Padiglione dell’Islanda, aveva creato una moschea all’interno di una chiesa sconsacrata nel centro storico di Venezia, Santa Maria della Misericordia (poi chiusa dalle autorità poco dopo l’apertura).
Alla Biennale di Venezia anche il barcone in cui morirono 700 migranti nel 2015 |