Grazie alla collaborazione tra Palazzo Grassi – Punta della Dogana, sede della Pinault Collection a Venezia, e il Museo e Real Bosco di Capodimonte di Napoli con l’Associazione Amici di Capodimonte ets, Fondazione Campania dei Festival, Centro per la Storia dell’Arte delle Città Portuali e Center for Ballet and the Arts della New York University, arriva in Italia per la prima volta il Ballet des Porcelaines (altrimenti detto Il Principe della Teiera) nella versione reinterpretata per il pubblico contemporaneo a cura di Meredith Martin, docente di storia dell’arte presso la New York University, con il coreografo e attivista di Final Bow for Yellowface Phil Chan.
Partito dal Metropolitan Museum of Art di New York, passando per l’Inghilterra, lo spettacolo andrà in scena per il pubblico italiano in quattro date con doppio appuntamento ciascuna. Sabato 25 e domenica 26 giugno, alle ore 16 e alle 17 al Museo e Real Bosco di Capodimonte si terrà la prima rappresentazione assoluta in Italia, mentre martedì 28 e mercoledì 29 giugno, alle ore 17 e alle 19, il balletto arriverà a Venezia nell’atrio settecentesco di Palazzo Grassi.
La storia del Ballet des Porcelaines è quasi leggendaria: nessuna traccia resta infatti della coreografia, dei costumi e delle scenografie che caratterizzavano la sua esecuzione, se non una copia del libretto (ne esistono ancora due conservate presso la Bibliothèque nationale de France) ritrovato all’inizio degli anni Duemila all’interno di un manoscritto presso la biblioteca de l’Arsenal di Parigi. La prima messa in scena del libretto originale, composto dal conte de Caylus, antiquario e proto-archeologo francese, risale al 1739 e si tenne presso lo Chateau de Morville vicino a Parigi, a opera di un gruppo di aristocratici artisti amatoriali che si esibivano in un balletto pantomimico conosciuto come Ballet des Porcelaines o Il Principe della Teiera.
Il balletto racconta la vicenda di un principe e una principessa su un’isola remota governata da uno stregone malvagio che trasforma gli abitanti in figure di porcellana facendoli volteggiare fino a tramutare loro in vasi. Perso nella boscaglia e disorientato dal tintinnio della porcellana portato dal vento, il principe protagonista viene raggiunto dal mago e trasformato in teiera, diventando irriconoscibile agli occhi dell’amata. La principessa però rompe l’incantesimo e manda in frantumi tutte le porcellane. La storia si conclude con la fuga dello stregone, l’unione dei due amanti e il ricomponimento di tutti i frammenti nell’esecuzione di una contredanse. L’analisi del contesto storico e sociale in cui si inserisce il concepimento del balletto, ricco di fascinazioni provenienti dall’oriente, ha condotto Meredith Martin, i cui studi storico-artistici si concentrano soprattutto sulle interazioni tra Asia ed Europa, a rileggere la vicenda come l’allegoria del bramoso desiderio degli occidentali di possedere i segreti della creazione della porcellana cinese, definita nel Settecento l’oro bianco.
Dall’idea di restituire una forma a questo balletto così poco conosciuto, ma vicino per tematiche e suggestioni a tante fiabe coeve, prende corpo una nuova lettura. Non è la ricostruzione delle atmosfere rococò che caratterizzavano l’originale, quanto la sua attualizzazione nel contesto sociale e culturale contemporaneo. In dialogo con il coreografo e attivista Phil Chan, co-fondatore di Final Bow for Yellowface, associazione impegnata nel sostegno delle comunità asiatiche in Occidente, Martin immagina di restituire alla componente asiatica il ruolo di vera protagonista, capovolgendo il senso del copione.
Una grande produzione che coinvolge un’equipe internazionale di artisti, ballerini e musicisti di grande prestigio, tra i quali Georgina Pazcoguin, prima solista asiatico-americana del New York City Ballet, e Daniel Applebaum del New York City Ballet, nei ruoli principali del principe e della principessa, Tyler Hanes, attore e ballerino noto per le sue performance in diversi musical di Broadway, che veste invece i panni del mago. L’artista e stilista Harriet Jung firma i costumi, mentre i musicisti dell’Ensemble Barocco di Napoli.
Le rappresentazioni del Ballet des Porcelaines a Napoli e a Venezia saranno oggetto di un film di Alain Fleischer, direttore di Le Fresnoy Studio national des arts contemporains.
Immagine: Daniel Applebaum, Georgina Pazcoguin e Tyler Hanes nel Ballet des Porcelaines. Fotografia di Joe Carotta. Su gentile concessione del New York University Center for Ballet and the Arts.
A Napoli e a Venezia la prima rappresentazione italiana rivisitata di un balletto del '700 andato perduto |