È possibile sconvolgere, in poche righe, la biografia di un artista appena venuto a mancare? Se spesso sono i giornali a scrivere inesattezze sulle proprie pagine, anche gli influencer corrono lo stesso rischio: è il caso di Art Nomade Milan, alias Elisabetta Roncati, oltre 100mila follower su Instagram, una delle influencer d’arte più seguite, definita dalla rivista Marie Claire “l’influencer che salva l’arte attraverso Instagram”, che ha cominciato a sperimentare su Threads, il nuovo social network di Meta che lo scorso 14 dicembre è stato aperto anche agli utenti europei: il risultato assume però contorni decisamente inquietanti.
Roncati ha infatti pubblicato nelle scorse ore sul suo sito artnomademilan.it, rilanciandolo su Threads, un articolo su Giovanni Anselmo, il grande artista dell’Arte Povera scomparso proprio ieri, colmo di inesattezze e di informazioni vistosamente errate, facilmente rilevabili da chiunque abbia una minima infarinatura sull’arte degli anni Sessanta, ma decisamente insidiose nel caso in cui vengano proposte a un pubblico che non ha conoscenze sull’argomento. “Nel corso della sua carriera”, scrive Roncati, “Giovanni Anselmo espone più volte alla Biennale di Venezia, a dOCUMENTA a Kassel e alla Whitney Biennial di New York. Nel 1967 partecipa alla mostra ‘Arte povera: Im spazio’ presso la Galleria La Bertesca di Genova. Curata da Germano Celant rappresenterà la nascita della corrente dell’arte povera assieme al testo di corredo pubblicato su Flash Art di Novembre-Dicembre del medesimo anno (‘Arte Povera. Appunti per una guerriglia’). Dopo l’avventura a La Bertesca Anselmo intesse rapporti di collaborazione con alcuni dei più importanti galleristi italiani, come Gian Enzo Sperone e Lucio Amelio”. Anselmo partecipò sia alla Biennale di Venezia che a Documenta, ma consultando l’elenco delle collettive pubblicate dall’Archivio Anselmo non risultano sue partecipazioni alla Whitney Biennial. Inoltre, non faceva parte del novero di artisti che presero parte alla mostra della Bertesca del 1967: erano infatti presenti Boetti, Fabro, Kounellis, Paolini, Pascali, Prini per la sezione “Arte Povera”, e Ceroli, Icaro, Bignardi, Mambor e Mattiacci (che partecipavano in coppia) e Tacchi per la sezione “Im Spazio”. E ancora, se è vero che lavorò sia con Sperone che con Amelio, difficilmente si possono mettere le due collaborazioni sullo stesso piano, dal momento che Sperone sostenne Anselmo fin dall’inizio (presso la Galleria Sperone l’artista piemontese infatti esordì con la prima personale nel 1968, e sempre Sperone organizzò una sua personale all’anno fino al 1972, per poi ospitarlo diverse altre volte negli anni Settanta anche nelle sedi di Roma e New York della sua galleria e senza contare il vasto numero di collettive; presso la Modern Art Agency di Amelio, invece, Anselmo espose solo due volte, nel 1971 e nel 1975, in due collettive).
Roncati scrive poi che: “Oltre che dall’utilizzo di materiali di uso quotidiano, la sua arte è stata caratterizzata dall’interesse per la natura e dall’esplorazione di nuove forme di espressione artistica che spesso hanno sfidato le convenzioni tradizionali della creatività. A riprova di ciò si ricordano le opere: ‘Achrome’ (1966), ‘Torsione’ (1968), che esplora i concetti di equilibrio e instabilità; ‘Colonna infinita’ (1969), in cui una colonna di zolfo, attraverso il suo processo di combustione, cambia nel tempo; ‘Erosione’ (1971); ‘Senza titolo (Minus Objects)’ (1966-1967); ‘Narciso’ (1969); ‘Entrare nell’opera’ (1971)”. In questo elenco di opere purtroppo soltanto due di esse sono state veramente realizzate da Anselmo, ovvero Torsione ed Entrare nell’opera. La serie Achrome è invece di Piero Manzoni, i Minus Objects sono di Michelangelo Pistoletto, la Colonna infinita è una nota opera di Constantin Brancusi (e non è ovviamente una “colonna di zolfo” che si consuma nel tempo), mentre non risultano opere di Anselmo intitolate Erosione e Narciso. Il breve scritto si conclude così: “Giovanni Anselmo è stato un artista visionario che ha contribuito a definire il corso dell’arte contemporanea: di certo la sua poetica continuerà a ispirare e soprattutto a sfidare i creativi per molti anni a venire”.
Ecco perché l’operazione è preoccupante: se un influencer non verifica le informazioni che somministra al proprio pubblico il rischio è quello di immettere nella rete tante, troppe inesattezze che (al contrario di quel che accade in un video, dove le parole volano e sono difficilmente recuperabili attraverso ricerche) possono rimanere lì fisse, a disposizione di utenti ignari che magari un domani cercheranno informazioni su Giovanni Anselmo e prenderanno per buona la notizia secondo la quale è lui l’autore... di un’opera di Piero Manzoni.
La tua lettura settimanale su tutto il mondo dell'arte
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER