Il Gladiatore II, un film storico? No, pura fantascienza. Uscito in Italia il 14 novembre, Il Gladiatore II, il sequel del film che ha dato notorietà internazionale a Russell Crowe, entrato nel frasario comune il suo “Al mio segnale scatenate l’inferno”, mette a dura prova il giudizio degli storici come fu, d’altra parte, con il primo capitolo. Proviamo a vedere cosa si è inventato nella storia l’arzillo ottantaseienne Ridley Scott per un kolossal stile Ben Hur sia nel primo che nel secondo capitolo.
Al netto del fatto, naturalmente, che un buon film per essere tale per chi lo guarda non è detto che debba essere per forza storiograficamente corretto: anche la fantascienza è una bella storia. Ridley Scott ha proprio dichiarato in diverse interviste che l’accuratezza storica non era l’obiettivo principale del film. Il Gladiatore, ha detto più volte, è nato come un’opera di finzione semplicemente ispirata all’antica Roma, con licenze narrative pensate per creare una storia avvincente più che per rispettare i fatti storici. Passiamo quindi in rassegna, senza volerne sminuire il valore cinematografico, alcune inesattezze storiche, dalle più minute a quelle che farebbero crollare la trama, de Il Gladiatore II (senza spoilerare troppo) e poi vediamo quelle de il Il Gladiatore.
Il Gladiatore II (“due” a numero romano, mi raccomando) si svolge 20 anni anni dopo il primo film e segue la storia di Lucius Verus (interpretato da Paul Mescal), il figlio di Lucilla (Connie Nielsen) e nipote di Marco Aurelio. Senza svelare troppa trama, vediamo come viene presentato il film nei suoi 150 minuti di durata (mettetevi comodi) dalla produzione Eagle Picture: “Diretto dal leggendario regista Ridley Scott, Il Gladiatore II continua a raccontare la straordinaria saga di potere, intrighi e vendetta nell’antica Roma. Anni dopo aver assistito alla tragica morte del venerato eroe Massimo per mano del suo perfido zio, Lucio si trova costretto a combattere nel Colosseo dopo che la sua patria viene conquistata da parte di due tirannici imperatori che ora governano Roma. Con il cuore ardente di rabbia e il destino di Roma appeso a un filo, Lucio deve affrontare pericoli e nemici, riscoprendo nel suo passato la forza e l’onore necessari per riportare la gloria di Roma al suo popolo”.
Rispettando il desiderio della suspense di chi vorrà vedere questo senza dubbio spettacolare film americano possiamo comunque dare conto del giudizio della professoressa dell’Università di Chicago Shadi Bartsch che lo ha definito “una stronzata totale di Hollywood” . Ma non è stata l’unica a fare le pulci alle scene del film.
Partiamo dalla spettacolare battaglia navale all’interno del Colosseo le cui immagini si vedono anche nel trailer, con combattimenti epici e adrenalinici: richiama effettivamente le naumachie ma non si svolgevano nell’epoca ambientata nel film e la presenza di squali è in nessun modo provata ed è assai improbabile che potesse avvenire. I romani non conoscevano squali nel Mediterraneo e comunque mai sarebbero stati in grado di catturarne vivo uno e trasportarlo dal porto, anche fosse stato Ostia, a Roma, e mettere acqua marina sufficiente nell’Anfiteatro. Irrealistica anche la scena del rinoceronte a due corni cavalcato da un gladiatore: questa specie di rinoceronti dell’India non era giunta a Roma.
Improbabile anche la figura interpretata da Denzel Washington, grande protagonista del film, nella versione Barack Obama dell’antica Roma, che richiama gli ideali americani riassumibili nella frase: “Ero schiavo e ora controllo l’Impero. Dove se non a Roma può accadere tutto questo?”. Il personaggio da lui interpretato, Macrino, è realmente esistito, era nato in Algeria nel II secolo d.C., proveniva però da una ricca famiglia di origine equestre. Per quanto riguarda la pelle color ebano c’è da dire che gli scritti descrivono Macrino come un uomo dalle origini mediterranee e la sua pelle più scura rispetto a quella caucasica potrà essere stata al massimo simile a quelle di abitanti la Spagna, la Sicilia o l’Egitto.
L’assedio alla Numidia con cui inizia il film ambientato nel 200 d.C. è anacronistico in quanto quella terra in quell’anno era già romana nella realtà. Sbaglio temporale anche per i due fratelli che governano Roma: in quell’anno infatti non erano Geta e Caracalla sul trono, ma loro padre Settimio Severo che morirà nel 211. Come anche Lucilla, sorella di Commodo: nella realtà gli storici datano la morte di Lucilla tra il 182 e il 183 d.C. dopo essere stata esiliata dal fratello a Capri. Nella fantasia di Ridley Scott, Lucilla ritrova il vecchio figlio perduto e sposa (in seconde nozze) il generale Acacio (Pedro Pascal) che non sarebbe però mai esistito. Tanto meno è reale quella sorta di caffetteria nella quale Denzel Washington sorseggia una bevanda che dovrebbe essere il tè o il caffè del mattino mentre legge le notizie del giorno in un ‘giornale’ in anticipo di almeno 1200 anni sull’invenzione della stampa. Le notizie quotidiane da leggere c’erano e si chiamavano Acta Diuma ma erano scolpite e posizionate in luoghi esterni. Tutte le divagazioni e gli aggiustamenti sono espedienti per esigenze di dramma. Una grande produzione americana adatta a chi ama il genere. Buona visione.
Uscito nel 2000 ha ricevuto numerosi premi, tra cui cinque Oscar, incluso quello per il Miglior Film e il Miglior Attore Protagonista vinto da Russell Crowe, e molto apprezzata è stata anche la colonna sonora di Hans Zimmer e Lisa Gerrard. È considerato da molti uno dei migliori film del regista.
Siamo nell’antica Roma e la storia narra le vicende del generale Massimo Decimo Meridio (Russell Crowe) che dopo essere stato tradito dall’imperatore Commodo (Joaquin Phoenix), figlio dell’imperatore Marco Aurelio, finisce in schiavitù e quindi gladiatore per cercare riscatto, libertà e vendetta. Prima di tutto c’è da dire che non poteva verificarsi una tale circostanza in quanto una legge romana, il Postliminium, stabiliva che un cittadino romano imprigionato in guerra, e quindi schiavo del nemico, avrebbe ripreso libertà non appena tornato a Roma, in qualsiasi modo vi fosse tornato. Quindi il film non poteva neanche cominciare, anche perché non è mai esistito un generale romano chiamato Massimo Decimo Meridio. Tanto meno avrebbe potuto dire la celebre frase “Al mio segnale scatenate l’inferno”: l’inferno è concezione di natura cristiana e non pagana, e l’Ade non erano accomunabile all’inferno cristiano.
Nel film, Commodo uccide il padre Marco Aurelio: è falso in quanto l’imperatore morì di malattia, probabilmente di vaiolo, e non certo soffocato come nel film dal figlio. Fu anzi Commodo a morire strangolato per una congiura, e non certo al Colosseo in combattimento contro un gladiatore. Colosseo che viene ripetutamente chiamato così nel film, ma in realtà questo termine verrà coniato nel Medioevo: per i romani era semplicemente l’Anfiteatro Flavio. In quell’epoca peraltro il vaiolo fu causa di una terribile epidemia, che fu chiamata peste antonina, in tutto l’impero, causando una carneficina, ma nel film si accenna appena a una cosa del genere relegata a un quartiere di Roma. È poi antistorica la parte del film che vede il voler tornare a una Repubblica dopo la morte di Commodo: l’idea della democrazia moderna come soluzione a tutti i mali della società e obiettivo ultimo a cui tendere nelle battaglie per la libertà era sconosciuta all’epoca di Commodo. Anzi furono i senatori stessi a cercare un nuovo imperatore, in quanto l’impero era la continuazione ideale di quella che era stata la forma repubblicana di governo.
La scena della battaglia fra la neve contro i germani non può essere esistita in quanto durante l’inverno i romani fermavano le guerre proprio per il problema delle intemperie. E gli esperti di battaglie e strategie di guerra fanno notare come durante i combattimenti dell’armata romana non si veda la tipica mutatio come tecnica di combattimento e anzi si vede uno ‘sfondamento’ che non sarebbe potuto succedere.
Le spade che brillano nel film del riflesso della luce solare, poi, non sono realistiche, in quanto non erano fatte di acciaio. Impossibile anche l’utilizzo delle balestre (strumenti inventati molti secoli dopo) che nel film si vedono in ben due scene nel Colosseo, dove in realtà si potevano vedere i leoni, e non le tigri.
Lucilla, la sorella di Commodo e figlia di Marco Aurelio nel film ha un figlio, Lucio, ma nella realtà non ebbe mai prole. Per quanto riguarda la ricostruzione di Roma, c’è da notare come il lago della Domus Aurea dietro l’Anfiteatro Flavio che si vede verso la fine è irrealistico in quanto il bacino fu prosciugato proprio per gettare le basi del Colosseo. Anche le riprese aeree che fanno vedere l’arco di Costantino e la basilica di Massenzio sono falsi storici in quanto sarebbero stati costruiti secoli dopo.
L'autore di questo articolo: Andrea Laratta
Giornalista. Amante della politica (militante), si interessa dei fenomeni generati dal turismo, dell’arte e della poesia. “Tutta la vita è teatro”.