Va in onda venerdì 15 gennaio su Rai 5 nell’ambito di Art Night, alle 21:15, Carlo Scarpa e Aldo Rossi. Maestri di poesia e di memoria, una serie di due documentari ideata e diretta da Francesco Conversano e Nene Grignaffini e realizzata da Movie Movie, dedicata alle figure a al lavoro di due grandi maestri dell’architettura italiana del XX secolo. Carlo Scarpa e Aldo Rossi sono stati due architetti estremamente diversi come formazione e visione, maestri di poesia e di memoria, entrambi alla ricerca di una architettura che trascendesse il tempo: Aldo Rossi sembrava trovare le risposte nel pensiero astratto delle cose, Carlo Scarpa nel modo concreto di metterle in luce.
Carlo Scarpa (Venezia, 1906 – Sendai, 1978) è stata una delle figure fondamentali dell’architettura italiana del XX secolo. Maestro nella conoscenza e nell’uso delle forme e dei materiali, Scarpa veniva considerato da molti dei suoi coetanei non un architetto (insieme ad altri grandi come Le Corbusier e Mies van Der Rohe non si laureò in Architettura) ma piuttosto... un artista. Carlo Scarpa generò un modo unico di fare architettura, creando un mondo personale che con le sue opere lo hanno fatto entrare nell’Olimpo dell’architettura del Novecento. Scarpa era estremamente attento e ossessivo nella cura del dettaglio e questo lo distingueva dalla maggior parte degli architetti: la relazione tra il più piccolo e il più grande degli elementi creavano nelle sue opere un mondo di simbolismi, continuità e analogie. Le sue ispirazioni arrivavano dal lontano occidente (Frank Lloyd Wright) e dall’estremo oriente (la tradizione architettonica giapponese). Ogni suo progetto diventava un’opera in cui felicemente convivevano l’antico e il contemporaneo, memoria e poesia. Le idee di Carlo Scarpa e la sua visione trovavano in Venezia la città che più di ogni altra rifletteva il suo pensiero (si pensi al suo progetto per la Fondazione Querini Stampalia). Grazie alla sua vocazione all’insegnamento, Scarpa contribuì alla formazione di più generazioni di architetti, ai quali trasmise l’amore e la conoscenza della storia, dei materiali e della lavorazione artigianale.
Aldo Rossi (Milano, 1931 - 1997) è stato una figura complessa nell’ambito dell’architettura italiana della seconda metà del Novecento anche grazie alla portata del suo pensiero e all’elaborazione teorica, all’importante impatto che i suoi scritti, primo fra tutti L’Architettura della città, ebbero nel dibattito sulla disciplina architettonica. Aldo Rossi, alla ricerca dei valori permanenti nell’architettura, diventò maestro per intere generazioni, e a più di venti anni dalla sua morte rinascono riflessioni su concetti come la resilienza delle tipologie architettoniche e la permanenza della memoria. Per Aldo Rossi l’architettura era “la scena fissa delle vicende dell’uomo, carica di sentimenti, di generazioni, di eventi pubblici, tragedie private, fatti nuovi e antichi”.
Rossi definiva la città mediante una nuova teoria dei fatti urbani, secondo cui la città era un manufatto architettonico in continua evoluzione nel tempo: gli elementi primari erano i cosiddetti monumenti, vale a dire i segni della volontà collettiva espressi mediante i principi dell’architettura. Nella sua lucida critica della modernità, Aldo Rossi concepiva un nuovo modo di leggere la città come artefatto urbano e le forme urbane, che indipendentemente dalle loro funzioni generavano permanenza e memoria, diventando contenitore e cornice del teatro urbano e della vita stessa. Da qui il pensiero originario e la domanda ossessiva: “che cos’è l’architettura?” e come si rapporta alla vita degli uomini? Come si può costruire una città del futuro tenendo conto del sapere del passato, della memoria del tempo visibile nelle forme e nelle entità costruite? Aldo Rossi è stato inoltre il primo architetto italiano a ricevere nel 1990 il prestigioso Pritzker Architecture Prize.
Nella foto: Carlo Scarpa (foto Luciano Svegliado, courtesy Cisa Museum)
Gli architetti Carlo Scarpa e Aldo Rossi protagonisti di un documentario su Rai 5 |