Venerdì 30 aprile Rai 5 dedica un’intera serata alla fotografia con Art Night, il contenitore artistico di di Silvia De Felice e di Massimo Favia e Marta Santella, con la regia di Andrea Montemaggiori. Alle 21:15 andranno dunque in onda due documentari, dedicati rispettivamente a Gianni Berengo Gardin e a Elliott Erwitt, due artisti che hanno plasmato e arricchito il nostro modo di guardare il mondo, amici e accomunati dalle stesse scelte artistiche (quelle del bianco e nero, quelle del racconto della realtà fatto con uno sguardo immediato, una visione del mondo semplice, ma allo stesso tempo ricca di sfumature profonde).
Il primo documentario, in prima visione, è Il ragazzo con la Leica di Daniele Cini e Claudia Pampinella per la regia di Daniele Cini, prodotto da Claudia Pampinella per Talpa Produzioni in collaborazione con Rai Cultura e con il sostegno del MiC Direzione Generale Cinema e Audiovisivo. Il filmato racconta sei decenni di storia italiana attraverso le immagini di Gianni Berengo Gardin: una selezione di oltre 100 fotografie e di immagini tratte dai più prestigiosi archivi italiani e francesi è stata il fil rouge di un viaggio fisico e temporale attraverso l’Italia dagli anni Cinquanta fino ad oggi. Il documentario segue il percorso della stesura dell’autobiografia del grande fotografo che la figlia Susanna Berengo Gardin ha scritto con lui durante il 2020, in occasione dei suoi 90 anni (In Parole povere, edizioni Contrasto 2020). Una rosa di amici e testimoni del suo tempo, dall’architetto Renzo Piano al fotografo Ferdinando Scianna, all’editore Roberto Koch, tracciano il ritratto del fotografo e dell’uomo, contribuendo ad arricchirne il profilo e la storia di vita.
Il documentario, oltre ad essere il racconto di un viaggio in Italia (più volte interrotto dall’emergenza sanitaria), intrapreso da Gianni Berengo Gardin insieme alla figlia Susanna, custode del suo immenso archivio, dunque, ricostruisce la genesi dei suoi scatti migliori nei luoghi e nel punto esatto in cui sono stati catturati. “Tornare sui luoghi serve sicuramente a riaccendere la memoria”, afferma Susanna Berengo Gardin. E a proposito di ciò che determina l’unicità di una fotografia, Gianni Berengo Gardin aggiunge: “Come dice Renzo Piano, se si ha la pazienza di aspettare passa sempre qualcuno, o qualcosa. E se succede è bellissimo. Perché la foto non la fai te, la fa la gente che passa”. Il Ragazzo con la Leica è anche la narrazione del rapporto tra un padre e una figlia: i conflitti, i disvelamenti, l’incontro. Un’occasione, infine, per rivivere le emozioni trasmesse dalle sue straordinarie fotografie in bianco e nero, riproducendo il contesto sociale e l’ambiente fisico dell’Italia nei cambiamenti attraverso gli anni.
Dai primi scatti veneziani e parigini negli anni Cinquanta si passa all’esperienza de Il Mondo di Pannunzio e subito dopo al Touring Club Italiano. Dalla collaborazione con l’Olivetti ai suoi primi reportage sociali alla fine dei Sessanta: i migranti in Stazione Centrale a Milano e i manicomi in collaborazione con Franco Basaglia. Dall’esperienza di Luzzara con Zavattini nei Settanta, fino al sodalizio con Renzo Piano negli anni Ottanta, nei suoi cantieri, a Genova e nel mondo. Dall’Italia fotografata dal treno con Ferdinando Scianna e Roberto Koch alla “Disperata allegria degli zingari” negli anni Novanta, fino alle risaie del Vercellese nel 2000. Infine l’ultima sua grande battaglia civile contro le Grandi Navi ritornando a Venezia, negli anni Dieci di questo millennio. Durante questo percorso nel tempo sono protagoniste del documentario le fotografie che lo hanno reso famoso: dagli indimenticabili baci sotto i portici di San Marco a Venezia, ai volti riflessi nei finestrini di un Vaporetto, agli straordinari gruppi di famiglia contadine.
Le fotografie scelte a comporre la narrazione de Il Ragazzo con la Leica sono tratte da un Archivio di 2 milioni di scatti, che rappresenta un patrimonio di valore inestimabile per varietà e ricchezza di temi e soggetti e che testimonia la capacità del grande fotografo di raccontare con continuità i cambiamenti, con un occhio attento e curioso, sempre sensibile all’umanità. I maggiori e più prestigiosi archivi italiani e francesi sono stati la fonte delle immagini che hanno disegnato l’affresco della storia italiana dagli anni Cinquanta fino ad oggi. Per L’Italia: Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, Archivio Cesare Colombo, Archivio Storico Istituto Luce, DocLab, Fondazione Cineteca di Bologna, Miro Film, Rai Teche. Fondazione CSC, Archivio Nazionale Cinema Impresa per gentile concessione di Archivio Storico Olivetti, Centro Storico Fiat ed Edison. Per la Francia: INA Institut National De L’Audiovisuel. Per gli scatti fotografici: Contrasto.
Chiude la serata di Art Night, a seguire, un ritratto intimo e tranquillo di Elliott Erwitt, uno dei fotografi più amati e seguiti di sempre, con il documentario Elliott Erwitt, il silenzio ha un bel suono, diretto da Adriana Lopez Sanfeliu. Un ritratto inedito, intimo e tranquillo del fotografo considerato oramai una vera propria leggenda nella storia della fotografia. I suoi scatti iconici raccontano con uno stile unico fatto di semplicità, immediatezza e anche molta ironia i grandi eventi della storia e i piccoli accidenti della quotidianità. E sono allo stesso tempo uno spaccato della nostra società, fatta di uomini politici, presidenti, papi, star del cinema ma anche gente comune e animali domestici: nella sua lunga carriera Elliott Erwitt non ha fatto distinzioni, ed è sempre e solo stato attratto dalla forza delle immagini. Tuttavia, dietro la macchina fotografica, al di là del grande artista, c’è un uomo di cui sappiamo molto poco e che, grazie a questo documentario, possiamo conoscere più da vicino. Un uomo che ama il silenzio tanto quanto la compagnia, dotato di una grande ironia nei confronti di sé stesso e del mondo, una persona mite e discreta nonostante il successo raggiunto e ancora profondamente innamorata del suo lavoro.
Nella foto: Gianni Berengo Gardin
Su Rai 5 in prima visione il documentario biografico su Gianni Berengo Gardin |