Nell’ambito de La Grande Arte al Cinema, dal 6 all’8 giugno 2022 sarà proiettato nelle sale cinematografiche italiane il film Il mio Rembrandt dedicato al celebre pittore olandese del Seicento Rembrandt van Rijn (Leida, 1606 – Amsterdam, 1669) che ancora oggi affascina e seduce il pubblico.
Il film della regista olandese Oeke Hoogendijk è ambientato nel mondo degli antichi maestri e presenta un mosaico di storie avvincenti in cui la passione sfrenata per i dipinti di Rembrandt conduce a sviluppi drammatici e a colpi di scena inattesi.
Mentre collezionisti d’arte come Eijk e Rose-Marie De Mol van Otterloo, l’americano Thomas Kaplan e lo scozzese Duca di Buccleuch mostrano il legame speciale che hanno con i loro Rembrandt, il banchiere Eric de Rothschild mette due Rembrandt in vendita, innescando una dura battaglia politica tra il Rijksmuseum e il Louvre. Il film segue anche l’aristocratico mercante d’arte olandese Jan Six sulle tracce di due dipinti di Rembrandt: un lungo viaggio di scoperta che pare la realizzazione del suo più grande sogno d’infanzia; quando è accusato di avere violato l’accordo con un altro mercante d’arte, il suo mondo collassa.
Seguendo tutte queste vicende, Il mio Rembrandt mostra cosa rende il lavoro del pittore olandese così speciale. Dopo il successo del pluripremiato documentario The new, la regista di Rijksmuseum (2014), Oeke Hoogendijk, affronta nuovamente un grande soggetto per raccontare agli spettatori una storia per gli amanti dell’arte.
“C’è qualcosa di curioso in Rembrandt; è come se il suo lavoro avesse una veridicità, un’emotività e un’empatia così straordinarie che chiunque guardi un suo dipinto va alla ricerca di se stesso”, ha affermato la regista. “Questo è ciò che ha reso Rembrandt così speciale anche per i cittadini della Amsterdam del XVII secolo che facevano la fila per farsi ritrarre da lui: Rembrandt ha guardato sotto la superficie e ha mostrato chi fossero veramente le persone che disegnava. Non lusingava i suoi committenti, pur avendo un occhio per la vanità e la raffinatezza dell’ambiente sociale che dipingeva. E ha applicato questo metodo senza pietà anche a se stesso. I suoi autoritratti, specialmente quelli tardi, sono esplorazioni incredibilmente oneste del tributo psicologico che paghiamo nel corso delle nostre vite. Nei suoi ultimi ritratti, Rembrandt pare rassegnato. Il suo modo di dipingere fa capire che la vita non è perfetta e che ognuno ha i suoi difetti e questo è ciò che ci rende umani. È così che, dal XVII secolo, Rembrandt alza uno specchio per noi contemporanei, uno specchio che stuzzica e solletica”. "Il mio obiettivo era creare un dramma shakespeariano, mostrando i personaggi principali con ogni possibile elemento umano (...). Devo molto alla fiducia e al candore dei miei protagonisti che, per quanto diversi possano essere i loro mondi, condividono un dettaglio cruciale che li ha tutti in pugno: la febbre di Rembrandt. Non è Rembrandt in persona, ma la loro passione per lui che gioca il ruolo principale. La domanda che rimane dopo aver visto il film non è ’Cosa facciamo oggi con l’eredità di Rembrandt?’, quanto piuttosto: ’Cosa c’entra con noi l’eredità di Rembrandt?’"
Il mio Rembrandt è un evento Nexo Digital in collaborazione con Piece of Magic.
Arriva al cinema il film dedicato a Rembrandt: solo il 6, 7 e 8 giugno |