Il primo articolo di Cineart della nuova stagione vuole omaggiare l'anniversario numero 150 dell'Unità d'Italia: Alex ci propone così una carrellata di film che, dall'invenzione del cinematografo a oggi, sono ambientati nell'epoca del Risorgimento. Scopriamo quindi tanti interessanti film, molti dei quali grandi capolavori!
In occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, vorrei ricordare i film più significativi sul Risorgimento Italiano.
In totale in Italia sulla storia del Risorgimento sono stati realizzati circa 200 film, di cui 49 nel cinema muto.
Nel cinema muto sono state affrontate soprattutto due tipologie di film come rivisitazione in chiave retorico-celebrativa, quelli legati alle vicende dei Carbonari (e quindi relativi alla Prima Guerra d’Indipendenza) e quelli legati alla Seconda Guerra d’Indipendenza, in particolare alla figura dell’eroe Giuseppe Garibaldi e della moglie Anita (Sbarco dei 1000, Battaglia di Calatafimi, la morte di Anita a Comacchio, l’esilio di Garibaldi). Sulle vicende legate al Conte di Cavour è rimasto pochissimo materiale, così come sulla figura di Mazzini.
Il cinema italiano ha il primato del primo film “a soggetto”, cioè interpretato da attori, realizzato proprio sul tema del Risorgimento (quindi è anche il primo film sul tema), ovvero La presa di Roma (1905) realizzato da Filoteo Alberini, un esercente di cinema che si era accorto che la gente si era stancata dei film a carattere documentario, stile “fratelli Lumière” e aveva deciso di realizzare quest’opera.
È realizzato con inquadrature fisse sulla scena, fondali di tipo teatrale, gestualità esasperata, recitazione stile teatrale. È un film che narra le vicende della presa di Roma, in cui l’episodio chiave è la “breccia di Porta Pia” guidata dal generale Cadorna nel 1870.
Un altro regista da ricordare in quest’epoca è Mario Caserini, che con Garibaldi (1907) e Anita Garibaldi (1910) continua il filone legato all’eroe di Nizza.
Da segnalare anche film legati a romanzi come Il dottor Antonio, tratto dal romanzo di Giovanni Ruffini del 1855, ambientato durante i moti del ’48, di cui furono realizzate numerosi versioni e anche il primo sceneggiato RAI, Romanticismo (1913), dal romanzo di Gerolamo Rovetta del 1901.
Durante la produzione degli anni ’10-’20 spesso nel titolo comparivano parole come “patria”, “amore” ed “eroi”, in omaggio alle figure che portarono all’unificazione della penisola. L’ultimo film muto è del 1927 e si intitola Un balilla del ‘48, di Umberto Paradisi, ambientato nella Seconda Guerra d’Indipendenza.
Durante il periodo fascista, poiché Mussolini si riteneva l’epigono non soltanto dei Cesari della Roma Antica ma anche di Garibaldi e cercava nel cinema un mezzo per ottenere l’assenso del popolo e pensava di creare un film sul Risorgimento in cui contasse più la voce del popolo (contadini e carbonari) che quella degli eroi.
Alessandro Blasetti, vero e proprio simbolo del cinema Fascista, nel 1934 venne incaricato di realizzare “1860”, che viene tuttora considerato “l’anticipatore del Neorealismo Italiano”.
Il film si basa su un diario scritto da un soldato garibaldino Le noterelle di Cesare Abba, da cui nasce la sceneggiatura di 1860, che mette in scena le difficoltà in cui incapparono i garibaldini nell’imbarco di Quarto, il momento dello sbarco a Marsala e la battaglia di Calatafimi. Si mostra però da uno sguardo più basso, dallo sguardo del “popolino”, poiché Mussolini voleva dimostrare che l’Italia era stata voluta dal popolo stesso. Per legare il Risorgimento al Fascismo venne girata la scena finale (poi tagliata e riscoperta solo nel 2008 in una copia in Argentina), in cui si vedono le Camicie Rosse, soldati anziani sopravvissuti alla “Spedizione dei 1000” applaudire le Camicie Nere, giovani baldanzosi e fieri al Foro Italico.
Tra i capolavori del sonoro bisogna ricordare Piccolo mondo antico di Mario Soldati del 1941, tratto dall’omonimo romanzo di Antonio Fogazzaro, ambientato in una località cara allo scrittore, Valsolda in provincia di Como, alla vigilia della Seconda Guerra d’Indipendenza.
Il film inaugura il periodo del cosiddetto “cinema formalista e calligrafico”, cioè scritto e realizzato in bella calligrafia, con battute recitate ad alto livello, personaggi credibili e ambientazioni paesaggistiche, storiche e culturali fedeli al tempo narrato. Anche i costumi sono funzionali alla ripresa dell’epoca riprodotta e addirittura gli attori si calavano nella parte secondo il “metodo Stanislavskij”, concetto del teatro.
Per ricreare le ambientazioni e i costumi dell’epoca era fondamentale che i costumisti avessero nozioni approfondite di storia dell’arte e letteratura, in particolare dei Macchiaioli (Lega, Fattori, Signorini) e del Romanticismo Italiano (Hayez su tutti).
Erede del cinema calligrafico fu Luchino Visconti con i film Senso (1954) e Il Gattopardo, tratti rispettivamente da una novella di Camillo Boito e dall’omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, entrambi riguardanti il periodo storico del Risorgimento, il periodo della Terza Guerra d’Indipendenza (1866) e l’annessione del Veneto il primo, la storia del principe di Salina il secondo.
In questo periodo nelle scuole è stata promossa un’iniziativa per sostenere la memoria del cinema legata all’Unità d’Italia e questi due ultimi film sono stati considerati gli exempla della storia del cinema italiano da mostrare e da valorizzare.
I film degli anni ’60-’70 sono impregnati invece di una matrice ideologico-politica e tendono a rivalutare in chiave negativa certi episodi legati all’Unità d’Italia. Tra gli altri, non numerosi per la verità ad esclusione di alcuni sceneggiati, cito I viceré di Roberto Faenza del 2007, soggetto già sognato da Roberto Rossellini e dallo stesso Visconti, che rimanda a temi quali l’immutabile trasformismo del potere, sempre teso all’opera di perpetuare se stesso, o la contrapposizione mai risolta tra unità e federalismo, ma anche il dibattito tuttora in corso per una visione laica dello stato e i tormentati rapporti Stato/Chiesa.
Infine, a conclusione di questa breve panoramica sul cinema e la storia del Risorgimento riporto le parole di Antonio Costa, docente di Storia del Cinema presso il DAMS di Bologna, che esalta Il Gattopardo di Luchino Visconti come «l'esempio più maturo e coerente di lettura del tema risorgimentale, occasione pienamente riuscita di un cinema di impegno civile volto, attraverso l'interpretazione o meglio la riappropriazione di una memoria storica manipolata dall'ideologia dominante, ad una riappropriazione del presente».
Buona visione!
Alex Fiorini