Terzo appuntamento con il viaggio attraverso il cinema delle avanguardie storiche del Novecento: questa volta Alex ci fa conoscere il cinema futurista.
Il Manifesto della cinematografia futurista appare solo nel 1916, dopo che Filippo Tommaso Marinetti nel manifesto di fondazione del 1909 aveva già esaltato la bellezza della velocità di una locomotiva, chiaro riferimento al cinema dei Fratelli Lumière.
Da un testo del 1912 di Arnaldo Ginna e Bruno Corra (nomi d’arte dei fratelli Coradini), di cui non ci sono pervenute copie di film, si evince che avevano sperimentato la coloritura della pellicola in accordo con le poetiche futuriste incentrate sull’esaltazione di colori, forme e simultaneità, in un film “Accordo di colore” dichiarando che Il primo [Accordo di colore]contiene lo svolgimento tematico di un accordo di colore tolto da un quadro di Segantini, l’erba del prato tutta commista di fiorellini, è resa con un brulicante svariato di colori, il prato è vivo, vibra tutto […], vi si vede la forza creatrice della Primavera materiata in un vibrante zampillo di luci, il secondo è uno studio di effetti tra quattro colori a due a due complementari, rosso, verde, azzurro e giallo; il terzo è una traduzione e riduzione del Canto di Primavera di Mendelssohn; il quarto è una traduzione di colori della poesia di Stèphane Mallarmè intitolata Les Fleurs.
Di altri due film realizzati - e andati perduti – dai due registi (L’arcobaleno e La danza) si cercava l’“effetto di un’accozzo di colori disteso nel tempo”. Queste opere filmiche non trovano sviluppi in ambito futurista, se non in certi spettacoli teatrali di Depero e risultano anticipazioni dei film astratti e di sperimentazioni di vibrazioni materiche di Man Ray, come in Emak Bakia del 1926.
Un altro film, Mondo baldoria, il cui titolo rievoca un opera teatrale di Marinetti, Roi Bombance, del 1905 sembra essere d’impostazione futurista come si deduce dalla presentazione che lo definisce film con “proteiformi visioni di vita futura” apparsa sulla rivista “La Vita Cinematografica” di Torino: Sibili di vita, strade stordite affamate, di voci, di carrozzoni, tortuosità di veicoli; fremiti, vaneggiamenti traballanti del pensiero; altalena folle di gomiti, mani; (…) Suoni bisbetici, vibrazioni di Sirena, ventose di musica… E nei suoni del futuro, gocciolanti, umide danze svolazzanti ebbre d’aria e di colori.
Il film ha guai con la censura che elimina ben due scene: una in cui suore d’ospedale ballano con gli infermi e una in cui un funerale si trasforma in una baldoria. In quest’ultima si può trovare una prefigurazione del film Entr’acte di Renè Claire e Francis Piacabia.
Il Manifesto è interessato a prefigurare una realizzazione cinematografica delle provocazioni e delle sperimentazioni già attuate dagli stessi futuristi, durante le loro “serate” di poesia e teatro.
Essi propugnano una distruzione dell’arte in nome del tumulto della vita moderna, dell’azione; il cinema è uno strumento, al pari dell’automobile, dell’elettricità, della velocità che può essere definito di documentazione della cosiddetta arte-azione, cioè del gesto futurista.
Ci sono poi altri film come Thais, di Anton Giulio Bragaglia, rimasto disponibile in pellicola ma solo in versione francese con il titolo Les possèdèes, realizzato con le scenografie di Giovanni Prampolini, che viene presentato da La stampa di Torino nel 1918 come “audace fantasia futurista”, anche se in realtà ha ben poche parentele con la poetica di Marinetti e cerca di integrare lo spazio pittorico progettato dallo stesso Prampolini e l’azione filmica intesa come presenza dell’attore, mimica e espressione che anticipano le esperienze espressioniste de Il gabinetto del dottor Caligari o L’inhumaine di Marcel L’Herbier, dei primi anni ’20.
Velocità (1931) di Tina Cordero e Pippo Oriani rende omaggio al fondatore del futurismo, poiché in una delle prime inquadrature compare un ritratto di Marinetti circondato di “parolibere” futuriste. Esiste una versione ridotta recuperata presso il National Film and TV Archive di Londra, è una versione ridotta e la seconda proiezione andò in onda a Barcellona l’ 8 maggio 1931 ed è significativo che nella serata erano illustrati film “sperimentali” come lo stesso Caligari e L’uomo con la macchina da presa di Dziga Vertov e Le ballet mecanique.
Alex Fiorini