La sesta puntata è dedicata a una delle avanguardie storiche che si svilupparono durante i primi anni del Novecento: il surrealismo. Scopriamo insieme ad Alex alcuni dei più grandi capolavori del cinema surrealista!
Il cinema cosiddetto "surrealista" è un cinema che potremmo definire "figurativo", pensato in un clima di mitizzazione di certi caratteri del cinema popolare, come l’erotismo e l’interesse per il meraviglioso/fantastico e di certi personaggi bizzarri come Fantomas e Musidora.
Ciò non deve far pensare a un cinema astratto: netta è la presa di posizione del principale critico Antonin Artaud (critico poi escluso dal movimento surrealista per motivi politici) del 1927: “Il cinema puro è un errore, così come lo è, in qualsiasi arte, ogni sforzo per raggiungerne il principio a detrimento dei suoi strumenti obiettivi di rappresentazione [...] Il primo grado del pensiero cinematografico mi sembra essere nll’uso di oggetti e di forme esistenti a cui si può far dire tutto. Perché le disposizioni della natura sono profonde e realmente infinite”.
Può sembrare strano l’interesse per il cinema da parte del movimento surrealista, basato su espedienti psicologici come la "scrittura automatica" per accedere ed esprimere l’inconscio più profondo, ma l’idea di cinema surrealista, a causa delle analogìe tra le configurazioni filmiche e quelle oniriche/inconsce e tra le associazioni libere e le tecniche di montaggio cinematografico, è più importante dei film poi effettivamente realizzati.
André Breton, poeta, scrittore e ideatore degli scritti sul Surrealismo definiva il cinema come "il migliore trampolino dal quale il mondo moderno" si sarebbe tuffato "nelle acque magnetiche e brillantemente nere dell’inconscio".
Tra i principali film di area surrealista sono da ricordare Un chien andalou (1928) e L’age d’or (1930) e di Luis Bunuel, L’etoile de mer (1928) di Man Ray, La coquille et le clergyman (1927) di Germaine Dulac.
I film di Bunuel, in particolare, ottengono l’adesione del gruppo surrealista, il quale riconosce in essi una realizzazione filmica dei principi del movimento.
Il montaggio, che teoricamente dovrebbe creare una "intelligibilità per mezzo di ravvicinamenti di vario tipo", viene utilizzato per produrre ravvicinamenti incongrui; questa sequenza è in pratica una sorta di manifesto programmatico filmico – ed è sintomatico che compaia Bunuel in prima persona – del rapporto "spontaneo, extra-lucido, insolente che si stabilisce in certe condizioni, tra una tal cosa e una tal altra che il senso comune si rifiuterebbe di confrontare".
Il montaggio surrealista secondo Breton serve proprio a "squarciare il tamburo della ragione raziocinante e contemplare il buco".
Infine una curiosità. Alfred Hitchcock nel film Io ti salverò (1945) collabora proprio con Salvador Dalì per la realizzazione della scenografia e in una scena centrale, spiccatamente onirica viene riproposta l’immagine “cult” dell’occhio tagliato del film di Bunuel anche se qui un’enorme forbice taglia un occhio dipinto su un sipario, ma appunto in un contesto prettamente scenografico e decorativo. Come sempre vi invito a vedere i film citati, segnalo anche il film di Bunuel Il fascino discreto della borghesia e vi auguro buona visione!
Alex Fiorini