Forse non tutti sanno che Tim Burton, il famoso regista, è anche un artista, e fino al 26 aprile i suoi dipinti sono esposti al MoMA di New York. In questo articolo Alex ci fornisce qualche informazione sul regista, debitore di artisti come Dalì, Ernst e Magritte.
In questi giorni è in uscita nelle sale cinematografiche “Alice in Wonderland” di Tim Burton e colgo l'occasione per ricordarvi che da novembre 2009 fino al 26 aprile il MoMA di New York ha organizzato una mostra in cui vengono mostrati disegni, storyboard, disegni, illustrazioni e opere plastiche del regista.
Non è la prima volta che un regista di calibro internazionale si cimenta in una mostra delle sue opere artistiche: basti ricordare i casi di Peter Greenaway, David Lynch e David Cronemberg, anche se Burton si cimenta in diversi campi artistici e a diversi livelli.
Tim Burton nacque nel 1958 a Burbank, periferia di Los Angeles, e si dimostra un bambino introverso e diffidente; era appassionato di cinema, esperto di “B-movies” e fin da giovane cominciò a disegnare su carta nel cimitero locale, dove si isolava.
Fu affascinato dal mondo dell'arte e infatti si iscrisse alla “Cal Arts” di Valencia, una famosa scuola d'arte californiana; terminati gli studi i suoi primi impieghi lavorativi furono come bozzettista alla Walt Disney, dove figurava tra gli illustratori del cartone animato “Red & Toby: nemici & amici”: i suoi bozzetti risultarono però troppo macabri e furono ritenuti diseducativi per il piccolo pubblico a cui era rivolto il film e per questo la casa non gli rinnovò il contratto.
L'esperienza alla Walt Disney sarà fondamentale nel lancio del nome di Tim Burton tra i top illustrators del mondo.
Nei primi anni '80 si specializza nella tecnica cosiddetta dello “slow motion” che consente, tramite l'uso di una macchina da presa particolare, di impressionare un fotogramma alla volta. Con tale tecnica realizzò film nati da bozzetti dal sapore “dark” come “Nightmare Before Christmas” e “La sposa cadavere”.
Burton continuò a dipingere e a disegnare ma non manifestava l'intenzione di esporre in gallerie o musei; la mostra del MoMa rappresenta il suo esordio ufficiale in un'espozione museale.
Il logo della rassegna è caro a Tim Burton: si tratta del primo schizzo che disegnò per lo storyboard di “Edward mani di forbice”, vero e proprio capolavoro del cinema espressionista contemporaneo, in cui il regista americano, attraverso la figura di Edward, cercò di dare voce al mondo degli emarginati, degli sfortunati, e dei reietti e in cui emerge il cinismo della società americana.
All'interno della mostra potrete trovare anche tempere a olio e acrilici su tela, disegni a inchiostro e a matita su carta che raffigurano il mondo dei “mostri”, fenomeni da baraccone, mostriciattoli, eroi malinconici e decadenti.
Inoltre è molto valida la sezione fotografica in cui vengono mostrate le prime foto “Polaroid” che scattava Burton; negli scatti si divertiva a costruire delle messinscene a diversi livelli in cui il punk si sposa con il gotico e assieme, incontrano il linguaggio dell'arte contemporanea, che in lui può essere definito “surrealista”.
Del “Surrealismo”, infatti, si dichiarava debitore, in particolare delle tele di Salvador Dalì, Max Ernst, René Magritte, fermo restando evidenti anche i riferimenti all'Espressionismo tedesco “alla Kirkner”.
Non mi resta che augurarvi come sempre buona visione! E se vi capita di passare dalla Grande Mela vi consiglio di fare un passo al MoMA!
Alex Fiorini