Avanguardie storiche nel cinema: l'espressionismo tedesco

Cineart

2010, Seconda puntata

Una carrellata sui più importanti film tedeschi degli anni Venti che possono rientrare nel filone dell'Espressionismo: il tutto messo in relazione al movimento pittorico sorto proprio in quegli anni.

Nel febbraio del 1920 a Berlino veniva proiettato per la prima volta il film “Il gabinetto del dottor Caligari” del regista Robert Wiene.
La proiezione decretò un immediato successo a causa della sua originalità dovuta all'uso di set stilizzati con artificiosi effetti dipinti sullo sfondo, quasi come quinte teatrali. La recitazione, inoltre, era fatta di movimenti innaturali, a scatti, simili a quelli della danza, quindi totalmente irrealistica.
I critici sostennero che lo stile espressionista che si andava affermando nelle varie arti, era arrivato anche al cinema. Il movimento dell'“Espressionismo”, infatti, era apparso nel 1908, principalmente nel campo della pittura e del teatro; adottato in diversi paesi europei, raggiunse il culmine in Germania. Molte tendenze artistiche del XIX° secolo, come l'Impressionismo, si erano fondate sul realismo e sulla percezione della realtà.
Al contrario l'Epressionismo rappresentava – in reazione al realismo – un tentativo di esprimere l'interiorità, l'inconscio e quindi, le emozioni attraverso distorsioni estreme.

In pittura l'Espressionismo si raccolse attorno a due gruppi principali: “Die Brucke”, formatosi nel 1906 tra i cui membri figuravano Ernst Ludwig Kirchner e Erich Heckel e “Der Blaue Reiter” fondato nel 1911 da Franz Marc e Wasilij Kandinskij.
In comune con il cinema degli anni '20 possiamo ricordare l'uso di campiture di colori luminosi, non realistici contornati spesso di nero, le figure allungate, le espressioni grottesche e tediate. Inoltre gli edifici apparivano incurvati o distorti, il suolo vertiginosamente inclinato.

Alla proiezione del Caligari seguirono altri film espressionisti fino a dare vita ad un vero e proprio genere che sarebbe durato fino al 1927.
Gli storici includono nel filone pochi film ovvero quelli che come il capostipite già menzionato: tra i più originali cito: “Golem” di Paul Wegener e Carl Boese, “Destino”, “Il dottor Mabuse” e “I Nibelunghi” e “Metropolis” di Fritz Lang, “Nosferatu il Vampiro” e "Faust" di Friedrich Wilelm Murnau e un capolavoro non propriamente espressionista ma che determinate distorsioni stilistiche lo possono far reintrare nel filone stesso, “M il mostro di Dusseldorf” di Fritz Lang.

Hermann Warm, scenografo del Caligari e di altri film espressionisti sosteneva che «l'immagine cinematografica doveva diventare grafica».

Nel cinema classico, la figura umana è l'elemento più espressivo e il set i costumi e l'illuminazione sono subordinati ad essa; nel cimena espressionista l'espressione della figura umana si estende ad ogni elemento della scenografia. Negli anni '20, infatti, per descrivere tali film, si faceva spesso riferimento alla “recitazione” delle scenografie, che si fondevano con i movimenti degli attori.
Nel 1924, Conrad Veidt, l'interprete di Cesare, protagonista del “Caligari” dichiarava che se «la scenografia è stata concepita per esprimere lo stesso stato spirituale che guida la mentalità del personaggio, l'attore potrà trovare in essa un valido aiuto nella definizione e interpretazione della sua parte. Egli dovrà fondersi nell'ambiente rappresentato, ed entrambi dovranno muoversi allo stesso ritmo». In pratica, non solo si voleva che la scenografia funzionasse quasi come un elemento vivente, ma anche il corpo dell'attore divenisse un elemento visivo.

I film espressionisti cercavano di ottenere un perfetto amalgama tra elementi scenografici, attori, costumi e illuminazione. Si ricorreva spesso a superfici stilizzate, a forme simmetriche o distorte che spesso venivano giustapposte ad altre simili. Il tratto più comune resta però l'uso di forme distorte che trasformano gli oggetti: abitazioni sghembe e scalinate incurvate e irregolari soprattutto.
Per quanto riguarda l'illuminazione, spesso proveniva da fonti laterali o frontali per meglio sottolineare le relazioni tra le figure e spesso le ombre servivano a creare effetti deformanti.
Non mi resta che augurarvi buona visione se ho suscitato in voi una certa curiosità!
Alla prossima puntata!

Alex Fiorini








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