Alex Fiorini inizia la sua rubrica con un bell'articolo sulle opere d'arte che ispirarono le scenografie e i costumi del film "Senso" di Luchino Visconti: un argomento che Alex ha affrontato nella sua tesi di laurea e che oggi propone per tutti i lettori di Finestre sull'Arte.
Il film “Senso”, pur essendo nato come tramonto di altri progetti, non è considerato un film di ripiego ma è un esercizio stilistico in cui il regista ha impegnato tutto il suo talento per creare un'opera cinematografica che comprendesse la conoscenza e la coesione di vari campi artistici quali la letteratura, la storia dell'arte, il teatro, il melodramma e la musica.
In questo saggio analizzerò, in particolare, le fonti iconografiche di quelli che ritengo gli esempi significativi che portarono il regista alla scelta delle ambientazioni scenografiche (in collaborazione con Ottavio Scotti) e dei costumi di scena (ad opera di Piero Tosi e Marcello Escoffier).
In Visconti la necessità di storicizzare la rappresentazione e l'esigenza di una ri-definizione del costume storico risorgimentale non nacquero da un gusto estetico fine a sé stesso ma furono il risultato di un duro e scientifico lavoro di ricerca coadiuvato da fonti pittoriche e storiche.
Il primo riferimento alla storia dell'arte, e in particolare alla fine dell'Ottocento è rappresentato dalla scena in cui Livia Serpieri, la contessa protagonista del film, fa visita al suo amante, Franz Mahler, ufficiale austriaco, nel suo alloggio, che trae ispirazione dal dipinto “La toelette del mattino” di Telemaco Signorini, realizzato nel 1898. Il tema scabroso del dipinto, ambientato in una casa di tolleranza in via Lontanmorti a Firenze, si riflette nella corruzione e decadenza che serpeggia nella caserma degli austriaci.
Il critico Raffaele Monti ha analizzato la struttura compositiva del quadro ritenendola “molto complessa per l'intrecciarsi di griglie prospettiche variate, quasi ad offuscare con ardue geometrie il tema scandaloso del dipinto”.
L'opera pittorica, che il regista milanese poteva ammirare nella “Collezione di Arturo Toscanini”, è costutuita da una prospettiva geometrica salda tipica del Rinascimento e delineata sia dalla disposizione della mattonata del pavimento che dal soffitto sovrastante.
Prevede in primo piano la diagonale di un divanetto rosso che serve da punto di partenza per la messa a fuoco; da qui lo sguardo dello spettatore esegue un viaggio obbligato in avanti attraverso la toeletta e la prostituta nell'atto di acconciarsi i capelli, fino al cliente steso in fondo sul divano che costruisce quasi il contro-campo delle signorine in primo piano.
Lo scenario svelato da un piano medio seguito da una panoramica verso sinistra è ripreso in maniera fedele come se Livia, che procede fino al centro della stanza accanto al tavolo da gioco, sia uno sguardo incaricato di esplorare i vari piani di cui è costituita “La toeletta” originaria, fino ad arrivare al divano sul fondo sul quale è sdraiato un uomo.
Sempre il Monti sottolinea come “i giovani soldati abbiano preso il posto delle prostitute” ed essendo mercenari anch'essi vengono accentuati dall'occhio critico della telecamera del regista il sentimento di vergogna e il degradamento masochista nei quali Livia precipita.
Dopo aver appreso da un giovane giornalaio dello scoppio della Terza Guerra d'Indipendenza, Livia entra a Palazzo Serpieri e in seguito un campo totale inquadra Laura, la sua cameriera, che le porta un ombrello per ripararsi dalla pioggia.
La scena riprende la tela di Silvestro Lega “La visita” del 1868, realizzato nel periodo cosiddetto della “scuola di Piagentina” del pittore macchiaiolo in cui si distingueva dagli altri artisti per l'adesione ad una poetica che esprimeva sereni sentimenti quotidiani, in particolare la semplicità e gli affetti della borghesia di provincia: i costumi della tela sono ripresi nella suddetta scena.
Dopo vari e inutili tentativi di allontanamento di Franz, Livia cade tra le sue braccia e lo bacia all'interno della villa di Aldeno.
In questo caso è evidente un esplicito riferimento al dipinto “Il bacio” realizzato nel 1859 da Francesco Hayez anche se il significato della scena è diametralmente opposto poiché qui si celebra il momentaneo e forse fatale ricongiungimento di due amanti con meticolosa euritmia, che allenta comunque ogni ipotesi di tensione affettuosa e passionale.
Il dipinto di Hayez invece è dominato dalla figura impaziente che bacia la sua dama prima di una partenza (probabilmente per motivi militari) che viene esposta come una fuga irrimediabile, come un'allusione all'esilio politico e infatti risale al periodo del “pessimismo ideologico”di Hayez, nato dalle disullusioni politiche risorgimentali.
Nelle scena scena della battaglia di Custoza in cui l'Italia sotto il governo La Marmora alleata della Prussia combattè contro l'Austria-Ungheria nella Terza guerra d'Indipendenza, Visconti ambienta l'episodio rifacendosi a opere come “L'Accampamento militare” di Giovanni Fattori con l'aggiunta di elementi nuovi quali il fumo dei cannoni e gli alberi in primo piano necessari per addolcire il recinto geometrico rigido del quadro nel movimento dello sguardo del cine-spettatore.
Un'altra opera del pittore toscano che influenzò l'ambientazione è “Il campo italiano durante la battaglia di Magenta” del 1862, che nonostante sia un dipinto a soggetto militare ha un impostazione anti-retorica perchè non raffigura le gesta e le imprese militari ma si sofferma sull'analisi delle sensazioni e delle emozioni degli uomini calati nel ruolo a loro assegnato.
Infine nella scena in cui Livia raggiunge Franz all'interno del suo appartamento di Verona, Visconti e Scotti si ispirano ad un dipinto di Telemaco Signorini intitolato “Non potendo aspettare (La lettera)” del 1867.
Nel film vengono riprese le pareti di colore rosso vivo e i dipinti affisse ad esse, mentre è diversa la parte inferiore poiché se nel dipinto si nota una giovane donna intenta a scrivere una lettera su un tavolino, proprio attorno a questo tavolo Livia riceveràoingiurie e umiliazioni da parte di Franz prima della decisione finale, cioè la denuncia di Livia e la condanna a morte del corrotto Franz. Cari lettori, non mi resta che invitarvi a vedere il film e a riscontrare tutti questi riferimenti all'interno di essi. Buona visione!
Alex Fiorini