Lo shutdown che dallo scorso 22 dicembre ha lasciato a casa circa ottocentomila lavoratori federali negli Stati Uniti sta facendo sentire i propri contraccolpi anche sulla cultura: a causa dello shutdown, infatti, sono chiusi anche i musei finanziati con risorse federali, ovvero la National Gallery di Washington e tutti i musei che fanno parte dello Smithsonian Institution (dal National Museum of Natural History al National Air and Space Museum, dall’Hirshhorn Museum and Sculpture Garden al National Museum of AMerican History, senza dimenticare il National Zoo e lo Smithsonian American Art Museum, o la National Portrait Gallery).
Lo “shutdown” è il blocco totale o parziale dell’amministrazione pubblica federale ritenuta non essenziale, e si verifica quando il Congresso (ovvero il Parlamento) non riesce ad approvare la legge di bilancio che distribuisce gli stanziamenti per le attività governative: in caso di mancata approvazione, la legge statunitense prevede lo shutdown. Quello in corso è scattato, come detto, il 22 dicembre, a causa della mancata approvazione da parte del Congresso sul finanziamento, chiesto dal presidente Donald Trump, di 5,7 miliardi di dollari per la costruzione del muro anti-immigrati al confine con il Messico. L’attuale shutdown, con i suoi ventotto giorni, è già il più lungo della storia degli USA: mai era durato quasi un mese (il record precedente fu segnato dal shutdown verificatosi sotto la presidenza di Bill Clinton nel 1995, ed era durato ventun giorni). L’agenzia di rating Standard and Poor’s ha stimato che se lo shutdown durerà fino a fine mese, il conto per gli USA sarà molto salato, dal momento che costerà all’economia statunitense ben 6 miliardi di dollari, ovvero più delle risorse che Trump ha chiesto per il suo muro. Lo shutdown ha, inoltre, importanti conseguenze sociali, perché i dipendenti federali che non lavorano non ricevono il loro stipendio.
Come si diceva, durante lo shutdown tutti i musei governativi sono chiusi e le loro attività bloccate: sul sito della National Gallery, compare un avviso in cui si informa il pubblico del fatto che durante lo shutdown saranno chiusi le sale e gli uffici, non verranno processati gli ordini effettuati dai clienti sullo store online del museo, non ci saranno risposte alle mail, non partiranno le newsletter, il sito web non sarà aggiornato e, ovviamente, tutta la programmazione (mostre, conferenze, laboratori, e via dicendo) è cancellata (o, per alcuni casi, rinviata). Senza contare le chiusure anticipate, come quella della mostra di Rachel Whiteread, costretta a serrare i battenti due settimane prima della data stabilita.
I musei e tutte le attività bloccate non potranno riaprire finché non si troverà un accordo tra il governo e il Congresso: un accordo che, al momento, appare irrealizzabile, dal momento che i democratici si oppongono in maniera ferma al muro sulla frontiera col Messico (viene ritenuto costoso, immorale e inefficiente), e neppure il compromesso proposto oggi da Trump (i soldi per il muro in cambio di una legge che estenda per tre anni la protezione per i cosiddetti dreamers, ovvero gli immigrati entrati negli USA da bambini al seguito di genitori irregolari) ha cambiato i propositi dei parlamentari democratici. E questo stallo causa importanti perdite di visitatori per i musei: Linda St. Thomas, capo dell’ufficio stampa dello Smithsonian, ha fatto sapere al Guardian che un mese di chiusura equivale alla perdita di circa un milione di visitatori. Una perdita devastante anche per il comparto turistico della capitale Washington, con gli enti del turismo che devono affannarsi a trovare alternative valide per i viaggiatori che avevano programmato un viaggio in città con l’intento di visitarne i principali musei.
Nel frattempo, racconta la rivista artnet news, diversi dipendenti dei musei federali sono costretti a trovare lavori part-time per recuperare le risorse non ricevute durante il periodo di riposo forzato. Per molti infatti essere colpiti da shutdown significa essere nella frustrante situazione di non avere il denaro per pagare la spesa, le bollette, le assicurazioni, gli affitti. E c’è poi da considerare che il rientro non sarà facile, dal momento che occorrerà recuperare il tempo perso e il lavoro arretrato. Insomma: una situazione molto difficile che tutti sperano venga risolta al più presto.
Washington, National Gallery e Smithsonian chiusi a causa dello shutdown per il muro di Trump |