Venezia e la sua laguna potrebbero affrontare un futuro segnato da inondazioni estreme se non vengono adottate misure urgenti per contrastare l’innalzamento del livello del mare e la continua subsidenza del suolo. Questo è l’allarme lanciato dai ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) che, insieme ad enti italiani e internazionali, hanno condotto un’analisi approfondita sul futuro del capoluogo veneto. Lo studio, dal titolo Multi-Temporal Relative Sea Level Rise Scenarios up to 2150 for the Venice Lagoon (Italy), è stato recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Remote Sensing e ha offerto una proiezione drammatica per la città lagunare, uno dei luoghi più iconici al mondo, per la quale l’aumento del livello del mare e l’abbassamento del terreno costituiscono minacce sempre più concrete.
Il lavoro si basa sulle proiezioni climatiche più aggiornate fornite dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) e integra dati geodetici avanzati, tra cui quelli provenienti da stazioni Global Navigation Satellite System (GNSS) e radar satellitari Synthetic Aperture Radar (SAR). Questi strumenti, insieme a serie temporali raccolte da mareografi e dati topografici ad alta risoluzione, permettono di tracciare scenari futuri più precisi riguardo l’evoluzione del livello del mare nella laguna. Questi dati sono quindi combinati con modelli climatici che considerano vari scenari di emissione di gas serra, tra cui l’RCP2.6, che rappresenta uno scenario con basse emissioni e una mitigazione efficace, l’RCP4.5, che prevede un livello intermedio di emissioni, e l’RCP8.5, che corrisponde a un futuro con emissioni elevate senza mitigazione.
“Per stimare gli effetti dell’aumento del livello del mare nella Laguna di Venezia entro il 2150”, spiegano Marco Anzidei e Cristiano Tolomei, ricercatori dell’INGV, “lo studio ha adottato un approccio multidisciplinare basato su differenti tipologie di dati, tra i quali quelli geodetici provenienti dalle reti di stazioni Global Navigation Satellite System, note come GNSS, i dati satellitari Synthetic Aperture Radar - SAR (che insieme alle stazioni GNSS consente di misurare i movimenti del suolo con precisione millimetrica), le serie temporali del livello del mare raccolte dalla rete di mareografi dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e dal Centro Previsioni e Segnalazioni Maree del Comune di Venezia e i dati topografici ad alta risoluzione messi a disposizione dal CO.RI.LA e dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE)”.
L’obiettivo di questo studio è stato quello di fornire un quadro chiaro riguardo la prossima evoluzione dell’innalzamento del mare, analizzando l’impatto che questa fenomenologia avrà sulle coste e sulle isole della laguna veneziana nei prossimi decenni. La ricerca ha proiettato gli scenari di inondazione per tre date chiave: il 2050, il 2100 e il 2150, prendendo in considerazione l’assenza di interventi di protezione come quelli previsti dal sistema del MoSE (Modulo Sperimentale Elettromeccanico), progettato per difendere Venezia dalle acque alte.
Secondo i risultati dello studio, nel peggiore dei casi, il livello del mare potrebbe aumentare fino a 3,47 metri sopra il livello di riferimento della stazione mareografica di Punta della Salute, una delle principali stazioni di monitoraggio delle maree di Venezia. Questo scenario è simile a quello che si è verificato già in passato in occasioni straordinarie, come nel 1966 e nel 2019, eventi che hanno visto la città sotto acqua per giorni interi. Secondo lo studio, il livello del mare nella Laguna di Venezia ha subito un incremento medio di circa 2,5 mm all’anno nel corso del XX secolo. Tuttavia, questo tasso è aumentato negli ultimi decenni e, considerando anche la subsidenza locale, il livello del mare relativo potrebbe aumentare ben oltre la media globale. Secondo le proiezioni, nell’ipotesi più ottimistica, che prevede un forte impegno nella riduzione delle emissioni, l’innalzamento potrebbe essere di circa 35 cm entro il 2100 e 55 cm entro il 2150. Se le emissioni seguiranno un percorso intermedio, il livello del mare potrebbe salire di circa 50 cm entro il 2100 e 80 cm entro il 2150. Nel caso peggiore, senza interventi di mitigazione, l’innalzamento potrebbe raggiungere i 75 cm entro il 2100 e superare i 120 cm entro il 2150. Se a queste stime si aggiunge l’effetto della subsidenza, il livello relativo del mare potrebbe aumentare fino a 140-150 cm nel lungo periodo.
“Il territorio potenzialmente sommerso entro il 2150, inoltre, raggiungerebbe i 139 km², con un’estensione che potrebbe arrivare a 226 km² (pari al 64% dell’area investigata) in caso di queste acque alte eccezionali”, spiegano Tommaso Alberti e Daniele Trippanera, ricercatori dell’INGV. “I dati evidenziano che senza ulteriori interventi specifici Venezia sarà maggiormente esposta a fenomeni di inondazione, con un impatto significativo sulla popolazione e sul patrimonio storico”.
La ricerca evidenzia anche come la subsidenza del terreno, il fenomeno di abbassamento del suolo che colpisce Venezia da secoli, continui ad aggravare la situazione. Attualmente, il tasso di subsidenza raggiunge i 7 mm all’anno, un fenomeno che, insieme all’innalzamento del livello del mare, rischia di compromettere gravemente la stabilità della città e delle sue infrastrutture. Le aree più basse della laguna sono particolarmente vulnerabili, aumentando il rischio di allagamenti in un’area che già oggi è tra le più delicate del pianeta, sia dal punto di vista ambientale che culturale.
La combinazione dell’innalzamento del livello del mare e della subsidenza del terreno sta accelerando il processo di inondazione, con effetti che non riguardano solo la geografia fisica della città, ma anche la sua popolazione e il suo patrimonio storico. Le strutture storiche e i monumenti che rendono Venezia unica al mondo sono a rischio, e questo potrebbe avere un impatto devastante sul turismo, una delle principali risorse economiche della città. Le aree costiere e le infrastrutture fondamentali per il trasporto e la vita quotidiana della città potrebbero subire danni irreparabili se non vengono prese misure tempestive.
L’impatto di questi scenari sulla Laguna di Venezia sarebbe significativo. L’aumento del livello del mare comporterebbe una maggiore frequenza e intensità delle maree eccezionali, aumentando il rischio di allagamenti e rendendo sempre più difficoltosa la gestione dell’acqua nella città. Il sistema MOSE, attualmente progettato per proteggere la laguna da maree fino a circa 110-120 cm, potrebbe risultare insufficiente nel lungo periodo, richiedendo ulteriori miglioramenti o l’implementazione di nuove soluzioni. La protezione delle infrastrutture storiche e degli edifici della città potrebbe necessitare interventi strutturali, come il rialzamento delle fondamenta e l’adozione di materiali resistenti all’acqua.
Lo studio dell’INGV, che è stato finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito del progetto PRIN - GAIA, offre un’importante base scientifica per la progettazione di strategie di adattamento e protezione per Venezia. La città, uno dei luoghi più visitati e apprezzati al mondo per la sua unicità, non può permettersi di ignorare l’urgenza di intervenire. L’evoluzione dei fenomeni climatici impone una riflessione immediata: solo attraverso un approccio integrato e sostenibile sarà possibile preservare Venezia e la sua laguna per le future generazioni.
“Gli scenari delineati suggeriscono che è necessario intraprendere prima possibile degli aggiornamenti alla pianificazione territoriale e ai piani di rischio da parte dei decisori politici e degli enti locali, con azioni concrete per proteggere Venezia e la sua laguna. Solo attraverso una gestione responsabile e consapevole, sarà possibile preservare la città, la sua popolazione e un patrimonio culturale unico al mondo dalle conseguenze dell’innalzamento del livello del mare atteso nei prossimi decenni”, conclude Marco Anzidei.