Le sale sansoviniane della Biblioteca Marciana di Venezia hanno una nuova illuminazione, innovativa, realizzata dal lighting designer Romano Baratta. Adesso dunque il Vestibolo e il maestoso Salone Sansoviniano, dove sono custoditi capolavori dell’arte italiana (opere di Tiziano, di Tintoretto, di Veronese e un sontuoso soffitto dipinto) godono di una luce che valorizza molto meglio gli ambienti.
Tra i più entusiasti del risultato ottenuto c’è proprio il direttore della biblioteca, Stefano Campagnolo, che ha voluto fortemente rendere questi luoghi incantevoli. La collaborazione tra la Biblioteca Marciana e Romano Baratta, progettista dell’illuminazione, è nata quando il direttore Stefano Campagnolo e la Coordinatrice del reparto di Tutela e Conservazione Silvia Pugliese si sono posti il problema di come illuminare al meglio il Mappamondo di Fra Mauro. Cercavano un professionista che potesse risolvere tutti i problemi di tutela e valorizzazione e rendere indimenticabile la sua visione. Romano Baratta ha improntato dunque il progetto su una scala museale ed una scala emozionale, per valorizzare al meglio sia ciò che è presente fisicamente ma anche per stimolare le sensazioni del visitatore nonché attivare nuove sensazioni, il tutto per creare una emozione profonda che sarà ricordata.
L’illuminazione prevede, oltre alla valorizzazione dei dipinti, anche la valorizzazione dell’architettura in vista di una esperienza totale, mediante l’impianto automatizzato di scenari visivi e di guida percettiva attraverso la luce stessa che permette al visitatore di scoprire e ammirare l’architettura cinquecentesca anche mediante focus mirati.
Per Romano Baratta è un nuovo modo di intendere l’illuminazione dei Musei. “Nella visione comune i musei storici sono luoghi ingessati e vetusti, luoghi dove non si pone attenzione alla valorizzazione dell’aspetto emozionale della visita ma solo a quella delle opere esposte, talvolta anche mal fatta”, afferma il progettista. “Ma un museo non è solo le opere esposte ma è anche un luogo vivo con una storia che trasuda dall’architettura. Un luogo che è esso stesso da esporre, da raccontare. In quest’ottica è necessario far emergere questi lati nascosti ma altamente interessanti. Manifestare l’anima di questi luoghi. Creare una narrazione ed una lettura profonda e non la banale ‘messa in luce’. Progettare non solo una perfetta illuminazione per l’esposizione e la valorizzazione delle opere, ma anche per la valorizzazione dell’ambiente e dei visitatori. Entrambe le illuminazioni devono però narrare e raccontare il luogo e le opere stesse, accompagnando il visitatore in un viaggio storico alla scoperta dei tesori”.
Questa illuminazione vuol fare emergere l’unicità della biblioteca Marciana ma soprattutto del Sapere, che è l’elemento base di un luogo come questo. Tiziano ha dipinto sulla volta del Vestibolo proprio la Sapienza. “Volevo che l’illuminazione non fosse solo un mezzo di valorizzazione ma anche di manifestazione della Luce del Sapere”, afferma infatti Baratta. “Della luce che illumina le menti. Nel cinquecento la luce del sapere aveva origine divina e quindi ecco che la luce, grazie agli scenari creati, appare magicamente”. Il progetto supporta infine la sostenibilità con l’estrema riduzione dei consumi energetici non solo per la tecnologia utilizzata, ma anche per l’intelligenza del sistema mediante i sensori. Se non c’è nessuno visitatore si attiva infatti uno scenario di riposo che permette sia di ridurre i consumi ma anche di proteggere ulteriormente i dipinti esposti. Quindi anche sostenibile per il mantenimento delle opere antiche.
La nuova illuminazione si è resa possibile grazie al finanziamento della Fondazione Anawim e del suo presidente, l’imprenditore e artista Rinaldo Invernizzi.