Secondo Italia Nostra, Venezia è in grave pericolo: i rischi che la città lagunare soffre sono stati messi in evidenza dall’incidente dello scorso 2 giugno, sottolinea l’associazione, pertanto sembra esserci comune accordo sul fatto che le grandi navi non debbano più transitare per il Bacino di San Marco e il Canale della Giudecca. Questo però non basta a salvare Venezia, secondo Italia Nostra. “La maggior parte di coloro che amano Venezia”, sottolinea il sodalizio in una nota, “non sa che molti altri rischi mettono in pericolo i valori universali del sito riconosciuti dall’Unesco come meritevoli di essere tramandati intatti alle generazioni future. Erosione della Laguna, crescente pressione turistica, progetti di sviluppo di grande impatto, restauri e interventi di archistar del momento sul patrimonio monumentale: sembra una congiura cui Venezia rischia di soccombere”.
Già in passato (nel 2011 e nel 2012) Italia Nostra aveva chiesto al World Heritage Committee, la commissione dell’Unesco che si occupa di monitorare i siti inclusi nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità, che non ci fossero più le condizioni per mantenere il sito di “Venezia e la sua laguna” nell’elenco. In seguito alle segnalazioni, nel 2015 l’Unesco aveva inviato una missione a Venezia, nell’ottobre del 2015, cui seguirono raccomandazioni che però lo Stato italiano non ha ottemperato che in parte.
Nei prossimi giorni (dal 30 giugno al 10 luglio) si terrà a Baku, in Azerbaigian, una nuova riunione annuale del World Heritage Committee, e per questa occasione Italia Nostra ha presentato alcune osservazioni per sottolineare le omissioni contenute nei Rapporti presentati dal Comune di Venezia, e soprattutto per evidenziare la mancanza di un progetto sulla città. Sono in particolare sette i punti del “controreport” su cui si concentra l’attenzione dell’associazione: il fatto che il Comune di Venezia non lavori collaborativamente con le altre istituzioni (in particolare, sottolinea Italia Nostra, il Comune ha escluso il sindaco di Chioggia, seconda città della laguna, dal Report per l’Unesco, e si è opposto con un ricorso al Tar alla proposta del MiBAC di porre il vincolo monumentale sul Bacino di San Marco e sul Canale della Giudecca); il fatto che Venezia sia la prima città in Italia e la terza in Europa con il maggior inquinamento derivante dal traffico crocieristico; la revoca di alcuni provvedimenti del progetto di governance per il turismo inviati nel rapporto Unesco (ovvero i tornelli per deviare i flussi turistici e lo spostamento da San Marco dei lancioni gran turismo che portano a Venezia i turisti da località balneari di altri comuni) e la mancanza di misure efficaci per ridurre la pressione turistica; la cancellazione, da parte del governo, dell’opzione Marghera come percorso alternativo delle navi da crociera (non realizzabile per ragioni di sicurezza, conflittualità con la portualità commerciale, e preservazione della Lguna), e soprattutto il fatto che non vengano rispettate le raccomandazioni dell’Unesco sul fatto che tutta la laguna dovrebbe essere vietata al traffico crocieristico; le criticità del Mose; il fatto che Venezia abbia subito alterazioni importanti negli ultimi anni (per esempio le alterazioni della pavimentazione urbana per la posa della fibra ottica); i contrasti tra Comune e Ministero per l’estensione della buffer zone.
Italia Nostra si è dunque rivolta all’Unesco, fanno sapere, “ritenendo che la deriva di Venezia possa essere fermata solo con un gesto simbolico: l’iscrizione nella danger list. Non è più il momento delle proroghe, concesse più e più volte, ma della decisione responsabile, della presa di posizione consapevole sia pur sofferta. Che impone di necessità un ripensamento e un cambiamento di rotta. Così noi speriamo. L’iscrizione nella lista dei siti in pericolo potrebbe essere il primo passo verso il riscatto, al fine di ottenere una più stringente tutela”.
“Venezia è in grave pericolo”: Italia Nostra chiede all'Unesco di inserire la città nei siti a rischio. Ecco perché |