Un importante mosaico romano di duemila anni fa verrà restituito all’Italia dall’attuale proprietario, che risiede negli Stati Uniti e che non dispone di documenti che possano attestare la provenienza lecita dell’oggetto. Ad annunciare la restituzione è l’Art Crime Team dell’FBI, che ha cominciato a lavorare sul caso nel 2020, quando un avvocato specializzato in arte ha contattato l’agente FBI Elizabeth Rivas, che fa parte dell’Art Crime Team, per informarlo del fatto che un suo cliente disponeva di un mosaico raffigurante la figura mitologica di Medusa. Il mosaico, enorme, era stato tagliato in sedici pezzi e immagazzinato in una struttura di stoccaggio a Los Angeles fin dagli anni Ottanta, in pallet di diverso peso (si va dai 35 ai 90 kg).
Alcuni dei pallet erano infestati da termiti, ma i pezzi del mosaico erano in gran parte intatti grazie alla struttura climatizzata in cui erano stati tenuti. Il cliente, come detto, non disponeva della documentazione per provare la provenienza, e di conseguenza non gli era possibile vendere i pezzi. I due agenti Elizabeth Rivas e Allen Grove hanno quindi indagato per capire a chi appartenesse legittimamente il mosaico e, dopo aver sentito un esperto locale che ha affermato che si trattava di un mosaico italiano o nordafricano, si sono messi in contatto con il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri, che spesso collaborano con l’FBI e che hanno confermato che si trattava di un mosaico italiano, segnalato sui registri dell’arte sottratta illecitamente nel nostro paese sin dal luglio del 1909 e presente negli USA almeno dal 1959, data a cui risale un annuncio su un giornale in cui il mosaico era messo in vendita.
I Carabinieri in particolare, a seguito di una ricerca tra i documenti dell’Archivio Centrale di Stato a Roma, hanno riscontrato che il mosaico raffigurante Medusa è un tessellato policromo a decoro geometrico con scomparti geometrici formati con pietruzze bianche, rosse e nere, a disegno imitante la stuoia, risalente al II secolo d.C., rinvenuto nel 1892 nell’ambiente “A” della villa del “Quarto di Montebello”, situata al IX miglio della via Flaminia, nei pressi di Roma. A partire dal luglio 1909 non sono emersi riscontri ulteriori. Queste prove sono state fornite all’FBI, rivendicando la restituzione del bene considerato che sin dal 28 giugno 1909, con l’entrata in vigore della legge nr. 364 del 20 giugno 1909, in Italia vige specifica normativa di tutela che vieta la vendita di beni culturali di proprietà dello Stato italiano, così come la loro esportazione all’estero.
L’opera al momento sta subendo un intervento di pulitura negli USA prima del rimpatrio. “Abbiamo lavorato con il proprietario e ci siamo assicurati di documentare le condizioni e di avere tutto ciò di cui avevamo bisogno per rispedirlo in Italia”, ha detto Allen Grove. “Abbiamo poi lavorato con il consolato italiano qui a Los Angeles. È qualcosa di grande interesse per l’Italia; sono venuti a ispezionare il mosaico e ci hanno aiutato a facilitare la logistica per riportarlo effettivamente in Italia”.
“Il mosaico”, ha aggiunto Grove, “è stato realizzato a mano in un’epoca in cui le persone ci dedicavano un’incredibile quantità di cura e impegno. Parla davvero dell’ingegno e della creatività del tempo. Non è pensato per stare a Los Angeles. Il mosaico appartiene ai romani. Ci permette di capire un po’ la storia degli esseri umani di duemila anni fa”.
La capacità di lavorare a stretto contatto e in collaborazione con il governo italiano è stata la chiave del successo del rimpatrio, così come la volontà dell’avvocato d’arte di contattare l’agente speciale Rivas in merito al pezzo. “Siamo stati molto felici che ci abbiano contattato”, ha detto Rivas. “Se non l’avessero fatto, sarebbe rimasto in deposito per altri cento anni. È un esempio di successo di come possiamo lavorare insieme per riportare i pezzi al loro posto”.
mosaico-romano-medusa-fbi-los-angeles-2