Gli USA restituiscono all'Italia 107 reperti archeologici trafugati


La procura distrettuale di Manhattan, New York, Stati Uniti, ha annunciato la restituzione all’Italia di ben 107 reperti archeologici usciti illegalmente dal nostro paese: hanno un valore di 1,2 milioni di euro.

Gli Stati Uniti restituiranno all’Italia ben 107 reperti antichi: lo ha annunciato in queste ore il procuratore distrettuale di Manhattan, Alvin L. Bragg Jr. Il valore totale dei reperti ammonta a 1,2 milioni di euro: si tratta di oggetti recuperati in seguito a diverse indagini penali in corso ed erano stati precedentemente trafficati da diversi noti contrabbandieri di antichità, tra cui Giacomo Medici, Giovanni Franco Becchina e Robert Hecht. Un altro presunto contrabbandiere, Edoardo Almagià, è stato accusato dall’Ufficio ed è oggetto di un mandato di arresto. I pezzi venivano spesso passati a noti mercanti d’arte, tra cui Robin Symes, mercante con sede a Londra, che è stato condannato nel Regno Unito, ed Herbert Cahn, gallerista svizzero che ha ricevuto una condanna sospesa in Italia per aver ricevuto beni rubati.

“La nostra stretta collaborazione con le autorità italiane continua a dare risultati significativi e sono entusiasta che queste 107 antichità vengano rispedite a casa”, ha affermato il procuratore distrettuale Bragg. “Purtroppo l’Italia ha subito saccheggi significativi ed estesi negli ultimi 60 anni e continueremo a fare tutto il possibile per rintracciare e restituire i pezzi che passano per Manhattan”.

Tra i pezzi che torneranno nel nostro paese c’è una kylix, ovvero una coppa per bere, di terracotta, risalente alla metà del VI secolo a.C.: la sua base è decorata con un motivo di leoni e grifoni disposti a forma di girandola. La kylix fu trovata e scavata illegalmente nel sito archeologico di Vulci negli anni Sessanta prima di essere contrabbandata fuori dall’Italia dal commerciante Robert Hecht. Fu infine acquisita dal Met nel 2017, dove rimase fino a quando non è stata sequestrata. C’è poi un cratere a volute apulo, un grande vaso in terracotta a figure rosse, risalente al 320-310 a.C., proveniente dalla Puglia e raffigurante una figura maschile che regge un elmo. Sul vaso si trova anche la firma del suo autore. Si dice che Edoardo Almagià abbia portato il cratere a New York e lo abbia venduto alla galleria Antiquarium Ancient Arts di Manhattan prima del 1987. Il cratere è stato recuperato dall’ATU da una collezione privata nel 2024. Ancora, una patera in bronzo, ovvero un piatto con manico etrusco del IV secolo a.C., con manico a forma di Apollo. Il dio tiene una lira nella mano destra, elemento che lo identifica come la divinità protettrice della musica. La patera fu esportata dall’Italia, probabilmente tramite la Svizzera, dal trafficante di antichità condannato Gianfranco Becchina. Da Becchina, la patera passò infine al commerciante di antichità di New York Mathias Komor, che la vendette al suo attuale proprietario. La Patera è stata sequestrata nel 2025.

Il cratere apulo
Il cratere apulo

Durante il mandato del procuratore distrettuale Bragg, la procura di Manhattan ha recuperato oltre 2.225 antichità rubate da 39 paesi e valutate 250 milioni di dollari. Il procuratore distrettuale aggiunto Matthew Bogdanos, capo dell’unità traffico di antichità, ha supervisionato le indagini, condotte dai procuratori distrettuali aggiunti Yuval Simchi-Levi, Edward Smith, James Edwards-Lebair e Jacqueline Studley, dagli analisti investigativi Giuditta Giardini, Charlotte Looram e Michael Chapin e dagli agenti speciali Robert Mancene e Robert Fromkin della Homeland Security Investigations. Il supporto investigativo è stato fornito dall’ufficiale dei carabinieri Angelo Ragusa. L’ufficio del procuratore distrettuale ringrazia il Metropolitan Museum of Art, Jennifer Morris, Cultural Heritage Partners e lo staff e il consiglio di Kitchen Angels per la loro assistenza e collaborazione alle indagini.


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