Sequestrati i beni dei Torlonia: sigilli sulla collezione privata d'antichità più grande del mondo


Il giudice del Tribunale Civile di Roma ha posto sotto sequestro l’intero patrimonio dei Torlonia: beni per quasi 2 miliardi di euro.

Un imponente sequestro di beni per un valore di un miliardo e 800 milioni di euro: a tanto ammonta il patrimonio della famiglia Torlonia, e che include il Palazzo Torlonia in via della Conciliazione, Villa Albani, Villa Delizia Carolina, e una straordinaria collezione di opere d’arte, inclusa una raccolta di oltre seicento statue greche e romane (è la più grande collezione privata d’antichità al mondo). A disporre il provvedimento che pone i sigilli sull’intero patrimonio dei Torlonia è stato il giudice Fulvio Vallillo dell’VIII sezione del Tribunale Civile di Roma, in seguito agli sviluppi della causa che oppone gli eredi di Alessandro Torlonia, il principe scomparso lo scorso 28 dicembre. Nella lite sono coinvolti Carlo Torlonia da una parte, e i fratelli Paola, Francesca e Giulio dall’altra.

La sequenza degli eventi che hanno portato alla situazione attuale parte dagli ultimi mesi di vita di Alessandro Torlonia, che nominò come esecutore testamentario il figlio di Paola, Alessandro Poma Murialdo. Carlo, figlio primogenito del principe, come raccontato dal Corriere della Sera, sostiene che le firme in calce alle deleghe sarebbero state manipolate: così, ha fatto ricorso al tribunale civile, chiedendo anche la tutela dell’eredità da cessioni e sperperi. Ne è nata un’indagine per falso, con un fascicolo che però a oggi non ha indagati: nel frattempo il contenzioso civile è proseguito e si è arrivati alla decisione, mercoledì scorso, di bloccare il patrimonio dei Torlonia con un sequestro “conservativo”. Carlo Torlonia sostiene infatti che il patrimonio della famiglia sia, come ancora riporta il Corriere, “sul punto di essere ceduto per far cassa”. Stando a quanto dichiarato da Carlo, i tre fratelli starebbero cercando di ottenere liquidità per la ricapitalizzazione della Banca del Fucino, alla quale partecipano. E per farlo, sempre secondo Carlo, sarebbero anche in trattativa con il Getty Museum di Los Angeles per cedere parte delle 623 statue marmoree, peraltro vincolate, che, come detto, costituiscono la principale raccolta privata al mondo di antichità.

Un altro articolo del quotidiano milanese riporta anche alcune dichiarazioni di Carlo: “ciò che emerge gravissimo”, ha scritto, “è che le 623 statue corrispondenti alla collezione di statue unica oggetto dell’eredità e vincolata dalla Sovrintendenza archeologica sembra essere stata oggetto di una trattativa di vendita con un accordo fra Alexander Poma Murialdo il Paul Getty Museum e il ministero”. E ancora, lo stesso Carlo Torlonia scrive che “è stato rinvenuto un numero all’incirca equivalente di altre statue non vincolate che rischiano di essere ancora più facilmente oggetto di trasferimento e/o sostituzione e/o trasferimento all’estero”.

I fratelli hanno replicato con una nota, in cui hanno rigettato le ipotesi sostenute da Carlo: “Carlo Torlonia”, si legge, “nelle sue dichiarazioni dirette o per mezzo dei suoi avvocati, dimentica che la sua azione giuridica rischia di minare l’effettiva disponibilità delle opere per partecipazione alla Mostra organizzata in accordo con il MIBACT ai Musei Capitolini come prima tappa e altre sedi di gran prestigio anche estere. Dimentica altresì di non essere affatto proprietario di Palazzo Torlonia Giraud e di possedere solo un sesto della Collezione suddetta [...]. Paola, Francesca e Giulio Torlonia, insieme ad Alessandro Poma Murialdo, precisano che non è mai stata loro intenzione utilizzare nessuna delle opere d’arte in gestione alla Fondazione Torlonia a garanzia del patrimonio di Banca del Fucino o per una sua ricapitalizzazione e le insinuazioni mosse al riguardo da Carlo Torlonia e dai suoi legali riportate dagli organi di stampa non rispondono al vero e sono prive di fondamento anche sotto un profilo giuridico”. Quanto ai rapporti col Getty, Poma Murialdo ha precisato al Messaggero che si è trattato di normali rapporti di collaborazioni come con tante altre istituzioni (la collezione è infatti gestita da una Fondazione, nata nel 2014, che ha anche siglato un accordo col Ministero dei Beni Culturali nel 2016: l’accordo prevedeva l’esposizione al pubblico di parte della raccolta).

Sulla vicenda è intervenuta anche Italia Nostra, che ha chiesto al Ministero dei Beni Culturali di acquisire la collezione per evitarne la dispersione. “La vendita della collezione Torlonia”, si legge in una nota, “è un rischio che l’Italia non può correre. La litigiosità degli eredi Torlonia, sul testamento di Alessandro, ha fatto scattare il provvedimento di sequestro di beni per 2 miliardi di euro. Beni immobili ma anche beni mobili come la famosa e famigerata collezione di statuaria greco-romana ‘sequestrata’ dai Torlonia dagli anni ‘70”. Per l’associazione non c’è tempo da perdere: “il Ministero dei Beni Culturali deve entrare con forza e determinazione per sventare qualsiasi velleità di depredare il patrimonio italiano dei preziosissimi reperti vincolati e garantire un’assoluta tutela di quelli, eventualmente non vincolati”.

Nella foto: Giovanni Battista Piranesi, Veduta della Villa Albani dalle Vedute di Roma pubblicate a Parigi tra il 1835 e il 1839 presso Firmin Didot Frères (1748-1774; incisione, 54,4 x 78,7 cm)

Sequestrati i beni dei Torlonia: sigilli sulla collezione privata d'antichità più grande del mondo
Sequestrati i beni dei Torlonia: sigilli sulla collezione privata d'antichità più grande del mondo


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