A Torino è stato recuperata un’opera del grande ebanista Pietro Piffetti (Torino, 1701 - 1777), risalente al XVIII secolo. Si tratta di una scrivania a doppio corpo con pregiati intarsi di avorio e madre perla dal valore di oltre 2.000.000 €, considerata uno dei maggiori capolavori del più importante maestro ebanista del periodo sabaudo.
I Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Torino avevano ricevuto la segnalazione della mancata esposizione dell’opera nella mostra “Genio e maestria: in mostra a Venaria mobili ed ebanisti della Corte Sabauda” e da lì sono partite le indagini dalle quali è emerso che la scrivania era stata venduta ad un privato cittadino e poi, in assenza di autorizzazione esportata all’estero, era stata trasportata dapprima in Francia, successivamente in Svizzera e come ultima destinazione negli Stati Uniti, dove era stata esposta al Metropolitan Museum of Art di New York sul finire degli anni ’90 e per un lungo periodo.
A seguito delle indagini l’opera è stata rintracciata presso un privato che, in buona fede, appresa l’illecita detenzione l’ha restituita all’Italia.
Alberto Bonisoli, ministro dei Beni culturali, scrive in una nota: “L’eccezionale recupero della pregiata scrivania del ’700, realizzata da Pietro Piffetti, importante maestro ebanista del periodo sabaudo, scomparsa nel secondo dopoguerra dall’Italia, è frutto di un’intensa attività investigativa degli uomini e delle donne del Comando Tutela Patrimonio Culturale che hanno svolto un lavoro impegnativo e delicato, con la collaborazione e il sostegno del funzionari del Mibac, per restituire alla collettività un capolavoro dell’arteitaliana illecitamente sottratto al patrimonio dello Stato. Sono orgoglioso di questo nuovo e straordinario risultato”.
Mario Turetta, direttore del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude, ha comunicato che l’opera sarà portata nei prossimi giorni al Centro di Restauro La Venaria Reale per poi essere esposta entro Natale alla Reggia di Venaria, spiegando: “L’obiettivo è che questo bene di incredibile valore non rimanga nascosto al pubblico ma venga esposto al più presto. Ora l’opera verrà portata al centro di restauro della Venaria con la speranza di poterlo esporre già nel periodo natalizio, inserendolo magari nel percorso di visita, in onore al genio di Piffetti e a coloro che ne hanno permesso la restituzione. I fondi ci sono già sia per restaurarlo che per esporlo. Poi l’opera tornerà a Palazzo Chiablese, sua sede originaria.”
Piffetti realizzò la scrivania tra il 1767 e il 1768, su disegno dell’architetto regio Benedetto Alfieri per essere collocata in un piccolo vano murario degli appartamenti ducali di Palazzo Chiablese di Torino, poiché era stata ideata non come arredo mobile autonomo, bensì come integrazione dell’apparato decorativo della sala, quindi legata alle boiseries, su cui poggiava il corpo inferiore a ribalta, mentre lo slancio dell’alzata ad ali pensili era accolto da un’alta nicchia muraria, tagliata a misura per contenerla.
Torino: i Carabineiri ritrovano la magnifica scrivania settecentesca del grande ebanista Pietro Piffetti |