Si riunirà giovedì 23 dicembre, a Palazzo Chigi, la “cabina di regia” sul Covid-19 presieduta dal presidente del consiglio per decidere eventuali ulteriori restrizioni con l’obiettivo di frenare i contagi al momento in risalita. Il governo teme infatti il diffondersi della variante omicron, anche se al momento la pressione sugli ospedali è molto meno allarmante rispetto a un anno fa, quando non c’erano i vaccini: al 19 dicembre, l’occupazione delle terapie intensive era all’11% e quella dei reparti ospedalieri Covid al 12% (dati nazionali, fonte Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali), con la maggior parte delle regioni che si trovano però sotto la soglia del 10%. Tuttavia, il governo è in allarme e al momento ci sono diverse misure al vaglio: per esempio, l’obbligo di mascherina all’aperto su tutto il territorio nazionale (nonostante alcuni degli esperti più ascoltati, da Guido Silvestri a Matteo Bassetti, abbiano più volte sottolineato l’inutilità di un provvedimento simile), l’estensione delle categorie per cui è previsto l’obbligo di vaccino, e l’introduzione del tampone obbligatorio per accedere a determinate attività.
Secondo indiscrezioni trapelate ieri dalla stampa, tra i locali per cui potrebbe essere introdotto il tampone obbligatorio (dunque per tutti, no-vax e pro-vax) figurerebbero le discoteche ma secondo alcuni anche i teatri e i cinema. I rumor sull’eventualità che un provvedimento così devastante (dato che per andare a vedere uno spettacolo occorrerebbe spendere una somma non certo esigua, da aggiungere dunque al costo del biglietto, senza calcolare il fastidio di doversi recare in farmacia a fare il tampone) possa causare al settore ha scatenato una rivolta, e alcune associazioni di categoria (AGIS - Agenzia Italiana per lo Spettacolo, ANEC - Associazione Nazionale Esercenti Cinema, ANFOLS - Associazione Nazionale Fondazioni Lirico-Sinfoniche e Federvivo) hanno scritto una lettera-appello a Draghi, firmata dai rispettivi presidenti (Carlo Fontana, Mario Lorini, Francesco Giambrone e Filippo Fonsatti) per esprimere tutto il loro disappunto.
“Illustre Presidente, le notizie apparse sugli organi di stampa di un possibile obbligo di tampone per gli spettatori di cinema e teatri”, si legge nella lettera, “hanno creato una forte preoccupazione nel settore. Giova ricordare in questa sede che chi partecipa ad attività culturali deve essere dotato di super green pass, misura da noi convintamente sostenuta, e utilizzare per tutto il tempo i dispositivi di protezione individuale. Il distanziamento nei luoghi di spettacolo è garantito da sedute inamovibili e da una gestione del pubblico fortemente controllata, come previsto dalle Linee Guida della Conferenza delle Regioni. Aggiungere a ciò l’obbligo di un tampone, comporterebbe un fortissimo disincentivo alla partecipazione e indebolirebbe lo strumento molto efficace del super green pass”.
“Tutto ciò”, continua la lettera, “creerà ancor minore sostenibilità economica, creando alle imprese un danno di centinaia di milioni di euro, visto il particolare periodo festivo, ed ulteriori difficoltà a decine di migliaia di lavoratori già profondamente colpiti dalle ricadute pandemiche. La sicurezza di cinema e teatri è, per tutte le ragioni esposte, fuori discussione e, tra l’altro, rappresentata con convinzione da campagne istituzionali, da noi promosse insieme al Ministero della Cultura”.
“Le chiediamo quindi”, si appellano le associazioni, “un Suo autorevole intervento per evitare un danno incalcolabile e, probabilmente, non più recuperabile per questo settore. Siamo certi che, pur nel rispetto delle esigenze di salute pubblica, converrà con noi sul fatto che le misure in atto sono già a garanzia di assoluta sicurezza”.
“La pandemia, come da Lei definito nel nostro incontro in fase di costituzione del Governo da Lei presieduto”, conclude la missiva, “ha rappresentato, tra l’altro, anche un ’devastante disastro culturale’. Le chiediamo di evitarne ulteriori conseguenze che potrebbero derivare da misure eccessivamente restrittive”.
Nella foto: il Teatro alla Scala di Milano, con i posti segnati per rispettare il distanziamento fisico.
Tamponi obbligatori per cinema e teatri? “Sarebbe un danno incalcolabile” |