Una delle più grandi beffe nella storia dell’arte diventerà un film. Protagoniste le (false) teste di Amedeo Modigliani che vennero ritrovate il 24 luglio 1984 a Livorno e che ora sono in mostra a Palazzo Bonacossi di Ferrara fino al 25 settembre 2022.
La Fondazione Ferrara Arte, in occasione della mostra FAKES da Alceo Dossena ai falsi Modigliani, realizzata da un’idea di Vittorio Sgarbi e a cura di Dario Del Bufalo e Marco Horak, con la collaborazione di Pietro Di Natale, ha contattato gli autori per raccontare, a trentotto anni di distanza, questo capitolo del falso nell’arte dal loro punto di vista.
Anno 1984: è il centenario della nascita di Modigliani, a Livorno sono in mostra quattro delle ventisei teste realizzate dall’artista. Secondo una leggenda, lui stesso avrebbe gettato nei fossi livornesi quattro sculture, ritenute insoddisfacenti, prima di andare a Parigi. In occasione dell’esposizione, partono gli scavi per la ricerca: nessun risultato. Entrano in gioco tre goliardici studenti universitari, Michele Ghelarducci, Pietro Luridiana e Pier Francesco Ferrucci, che decidono di realizzare una testa con i tipici tratti alla Modigliani, e la gettano nel fosso. Il 24 luglio il ritrovamento: la notizia fa il giro del mondo, esperti e critici d’arte si dividono, la burla entra nella storia.
“Realisticamente nessuno a Livorno pensava si potessero davvero trovare, era una leggenda. Il canale era stato ripulito già nel dopoguerra e nulla era stato trovato”, racconta Pierfrancesco Ferrucci. “Ci venne l’idea di riprendere quella storia. Speravamo di finire sul giornale il giorno dopo”. I tre amici rimangono stupiti quando però vennero scoperte per prime altre teste (realizzate dallo scultore Froglia, oggi anch’esse in mostra a Ferrara), “che tutti cercarono di far passare per autentiche”.
Ora a distanza di quasi quarant’anni questa storia sarà un film. Il regista livornese Paolo Virzì ci sta lavorando, come ha riportato il quotidiano Il Tirreno nei giorni scorsi. "Il taglio che vogliamo dare è del tipo Amici Miei di Monicelli, giocoso, ma sempre veritiero, a tratti profondo, lasciando la possibilità di immedesimarsi in personaggi autentici“, spiega Ferrucci. ”È la storia di tre ragazzi che si trovano catapultati nel mondo degli adulti proprio nell’attimo in cui avrebbero voluto rimanere ancora adolescenti. Lo scherzo voleva forse proprio rimandare il più in là possibile il passaggio all’età matura".
Michele Ghelarducci, Pietro Luridiana e Pier Francesco Ferrucci vogliono "chiarire molti punti rimasti inesplorati“. Su tutti, ”il tentativo di strumentalizzazione politica del nostro gesto: nella Livorno dove è nato il Partito Comunista, ancora oggi c’è chi lo etichetta come una burla di ragazzi di buona famiglia nei confronti del popolo. Molti pensano che l’abbiamo fatto per soldi, ma non fu così“. Ancora poco sviscerata è anche ”la scomparsa della figlia di Modigliani, Jeanne, avvenuta tre giorni dopo il ritrovamento delle teste, il 27 luglio, in circostanze non ancora chiarite, prima che si recasse a Livorno per dichiarare la falsità delle opere“. Tutto è caduto in una sorta di oblio, secondo Ferrucci, e per questo ”la fiction chiuderebbe il cerchio: in cuor mio spero che la città di Livorno faccia pace con questa storia".
Infine c’è il desiderio che le opere trovino collocazione permanente in un museo a Livorno, con un percorso che racconti la vicenda.
Immagine: Pier Francesco Ferrucci, Omaggio a Modì (da Amedeo Modigliani)
La beffa delle false Teste di Modigliani sarà un film. Con un taglio alla Amici Miei |