Quanto vale veramente la scultura distrutta da un gruppo di turisti tedeschi, tra i quali due influencer, la scorsa settimana a Villa Alceo a Viggiù? Il Corriere della Sera, una delle prime testate a riportare la notizia della distruzione della scultura di Enrico Butti, ha parlato di un valore di 200mila euro, inserendo il presunto valore anche nel titolo. Ma secondo il giovane broker anglo-italiano David Sayn Calarco il valore economico dell’opera sarebbe decisamente più modesto. Si parte da una premessa: “La distruzione di un manufatto è sempre un peccato”, dice l’esperto. “Nel caso specifico non credo si tratti di atto vandalico, ma di una sciocca bravata risultata nell’accidentale distruzione del manufatto. La giustizia accerterà intenzioni e responsabilità”.
Sayn Calarco non è convinto che l’opera sia di Butti. L’artista lombardo, vissuto tra il 1847 e il 1932, è stato un valido scultore di matrice risorgimentale e patriottica, il cui stile è caratterizzato “da una buona dose di realismo temperata da elementi più onirici”, afferma il broker. “Nativo di Viggiù, località storicamente votata alla lavorazione della pietra, giunge presto a discreta fama. Noto nella sua maturità soprattutto per i bronzi, Butti si è formato nella lavorazione del marmo, mostrando un precoce talento nella copia di opere dei grandi maestri dell’epoca. Anche per questo, pensare che egli potesse scolpire una statua come quella purtroppo distrutta non ha senso, neanche a volerla attribuire agli anni giovanili. La formazione degli scultori dell’epoca, infatti, era improntata a un serio, espressivo realismo che non ha nulla da spartire con la leziosità dell’opera in questione, piuttosto tipica di anonimi gruppi statuari raffiguranti le quattro stagioni, prodotti a centinaia e destinati ai giardini delle dimore borghesi dell’epoca”.
L’opera, dice Sayn Calarco, non è firmata, né gli risulta documentata. “Inoltre”, aggiunge, “basta un semplice confronto oculare fra sculture note dell’artista e qualità esecutiva dell’opera in oggetto (tratti quali la resa degli occhi e della bocca) per accorgersi che quest’ultima non può essere di Butti. Si confronti la scultura in oggetto anche solo con il Monumento funebre a Isabella Airoldi Casati del 1890-91 (Cimitero Monumentale di Milano), o il giovanile Eleonora d’Este si reca a trovare il Tasso in carcere (San Pietroburgo)”.
E poi, si diceva, c’è il tema del valore economico: secondo Sayn Calarco, è un errore “prendere per buono un valore oscillante fra centomila e duecentomila euro”, cifra da lui definita “fantasiosa”. “Bastano cinque minuti per verificare che il marmo più caro di Butti mai venduto che sia dato rintracciare ha realizzato diecimila euro, e trattasi di un’opera firmata, in perfette condizioni, e di qualità superiore (Bonhams London, 28 ottobre 2008, £9000). Chiunque ne abbia scritto avrebbe dovuto porsi delle domande, poiché in nessun caso si poteva parlare di un valore superiore a poche migliaia di euro qualora l’autore fosse Butti, e poche centinaia di euro nel caso di anonima statua da giardino, quale reputo che sia”.
La responsabilità civile o penale della distruzione dell’opera, conclude Sayn Calarco, “sarà sicuramente indagata e stabilita dagli inquirenti, e c’è da augurarsi che la reale entità del danno venga stabilito professionalmente secondo i valori di mercato. Per noi altri, invece, c’è l’occasione di riscoprire un valido artista totalmente dimenticato, e riversare il sentimento d’indignazione in azioni concrete volte alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio”.
Statua distrutta dai turisti influencer, quanto vale davvero? Secondo il broker, una cifra modesta |