Dalla crisi delle vocazioni ad alberghi di lusso. Sembra questa la fine di molte strutture ecclesiastiche che con il sempre minor numero di frati e monaci ad occuparle viene poi deciso di cederle. Strutture di enormi grandezze tanto quanto la bellezza architettonica che le ha progettate. È notizia di questi giorni di un monastero in provincia di Siena, l’Abbazia di Sant’Eugenio, messo in vendita e del trasferimento delle ultime Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, proprietari dell’immobile.
Potrebbe trattarsi del più antico monastero della Toscana (si parla del 730 d.C.), situato sulle iconiche colline senesi, e viste le dimensioni le monache si sono affidate a una ditta specializzata nel settore di compravendita di lusso, la Lionard Luxury Real Estate. Si parla di minimo 10 milioni di euro per acquistare l’Abbazia benedettina compresi il giardino, il vigneto, oliveto, la cantina e poter godere del paesaggio dal terrazzo panoramico. Sull’essere il monastero più antico della Toscana, come afferma la società di vendita, però non si ha certezza: è un dato che fornisce l’agenzia immobiliare ma mancando l’atto di consacrazione è una delle informazioni da verificare. Per alcuni studiosi all’epoca in Toscana ce ne dovevano essere anche già altre come il Complesso San Pietro a Camaiore (Lucca) il cui inizio della costruzione risalirebbe al VII secolo. Si tratta comunque di un complesso di antichissime origini.
La struttura, appena fuori Siena, consta di una superficie interna di 6.200 metri quadrati (su tre piani) e spazi esterni di quasi 10 mila metri quadrati. L’Abbazia si sviluppa attorno a due chiostri, uno dei quali ha anche un pozzo e mostra una elegante architettura rinascimentale, caratterizzata da archi a tutto sesto con colonne in arenaria sormontate da raffinati capitelli. Il secondo chiostro offre una prospettiva diversa, con pilastri esagonali in laterizio. L’intero complesso è realizzato in muratura mista di tufo e laterizio. All’interno, si può ammirare un piccolo sacello affrescato nella volta con medaglioni e grottesche, opera di un artista senese del tardo Cinquecento. La maggior parte degli ambienti sono voltati e affrescati.
L’abbazia benedettina, secondo la Lionard, ha una lunga storia che affonda le radici nell’anno 730, quando il longobardo Warnifredo, un castaldo regio stanziato a Siena, lo fondò e lo dotò di terre e possedimenti circostanti. Originariamente donato ai benedettini cassinesi da Warnifredo nel 731, il monastero è stato successivamente unito ai monaci di Santo Spirito di Siena e a quelli di San Salvatore all’Isola il 29 ottobre 1446, su decreto del pontefice Eugenio IV. Nel corso della sua storia, il monastero ha subito periodi di conflitto e distruzione, come quando le truppe di Carlo d’Angiò si accamparono nella zona nel 1270 in occasione del saccheggio di Siena, o quando nel 1553 il maresciallo Pietro Strozzi vi eresse delle fortificazioni.
Fino al 1786, il monastero ha funzionato come sede dei monaci benedettini, dopodiché è stato adibito a residenza estiva e in parte affittato. Dopo la soppressione napoleonica, nel 1812 il monastero è passato ai conti Griccioli, che ne sono stati proprietari fino al 1932. Durante la loro proprietà, il complesso è stato trasformato e adattato per diventare la loro dimora. Alcuni edifici sono stati abbattuti per creare un giardino. Successivamente, nel 1932, il monastero è diventato una casa di riposo gestita dalle Suore Vincenziane, e oggi una Fondazione gestisce i locali a fini sociali e culturali grazie alla loro concessione.
La chiesa, parte integrante del monastero benedettino di Sant’Eugenio fondato nel 731, ha condiviso la storia del monastero e ha subito alcune modifiche nel corso degli anni. La famiglia dei conti Griccioli ha contribuito alla ristrutturazione completa del monastero e della chiesa, tra cui l’abbattimento del campanile e la ricostruzione della facciata in laterizio in stile neorinascimentale. All’esterno, la caratteristica distintiva è rappresentata dal tiburio cilindrico che avvolge la cupola. All’interno, la chiesa è caratterizzata da tre navate voltate a crociera, con la cupola che si erge all’incrocio con il transetto, dove si trovano due altari in stucco. La chiesa vanta un arredamento ricco, che include il coro ligneo e la fonte battesimale.
L’immobile è iscritto al catalogo dei beni culturali architettonici e paesaggistici della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo. Finché hanno potuto gestire le ingenti spese di manutenzione all’interno, fino a pochi mesi fa, di suore ce n’erano una quarantina, sopratutto postulanti e quindi di passaggio per sei mesi. Alla fine sono state trasferite e l’intero complesso messo in vendita. Difficile pensare che torni ad essere funzionale a opere di carità o accoglienza spirituale, il suo destino sembra segnato già dalla scelta del soggetto incaricato di venderla, che gestisce dal 2008 grossi cespiti immobiliari di lusso.
L'autore di questo articolo: Andrea Laratta
Giornalista. Amante della politica (militante), si interessa dei fenomeni generati dal turismo, dell’arte e della poesia. “Tutta la vita è teatro”.