In Senato un ddl per introdurre al liceo classico materie legate ai beni culturali


In Senato è stato presentato un ddl, dai gruppi di Civici d’Italia e Fratelli d’Italia, per potenziare lo studio della storia dell’arte al liceo classico e introdurre materie legate al patrimonio, come legislazione dei beni culturali, diritto museale e altre.

Un disegno di legge per potenziare lo studio della storia dell’arte al liceo classico e per introdurre materie come legislazione dei beni culturali, diritto museale, editoria e scrittura, sociologia dei processi culturali e diversi altri. È quello che è pervenuto lo scorso 19 giugno alla Commissione Cultura del Senato, che lo sta valutando. Il ddl (“Disposizioni per la valorizzazione del liceo classico”) si propone di arricchire l’offerta del liceo classico a partire dall’anno scolastico 2024-2025 ed è stato presentato al Senato dai gruppi di Civici d’Italia e Fratelli d’Italia: prima firmataria è la senatrice Giovanna Petrenga di Fratelli d’Italia, funzionaria storica dell’arte del Ministero della Cultura, in passato anche direttrice della Reggia di Caserta e soprintendente di Caserta e Benevento.

“Al fine di valorizzare e promuovere il patrimonio culturale ed educativo degli istituti liceali”, si legge nel testo del ddl, “a decorre dall’anno scolastico 2024/2025, nelle scuole secondarie di secondo grado, pubbliche e paritarie, quale il liceo classico, il corso di studi è implementato con l’insegnamento delle seguenti materie: storia dell’arte e archeologia; legislazione dei beni culturali, diritto museale e archivistica; editoria e scrittura; informatica; una seconda lingua straniera; sociologia dei processi culturali, antropologia culturale e teoria e tecniche della comunicazione multiculturale; economia politica, elementi di diritto costituzionale; elementi di diritto internazionale e di diritto dell’Unione europea; elementi di diritto amministrativo”. Le scelte dei piani di studio spetteranno al dirigente scolastico, e per quanto riguarda i relativi oneri, saranno le scuole a provvedere con risorse umane, strumentali e finanziare disponibili a legislazione vigente. Gli obiettivi di apprendimento, i curricula e i piani orari invece dovrebbero essere stabiliti, dispone il ddl, con decreto del Ministero dell’Istruzione. Le materie scelte dai dirigenti dovranno essere inoltrate almeno centoventi giorni prima dell’inizio dell’anno scolastico al Ministero dell’Istruzione, corredate di oneri di spesa da sostenere ed eventuali criticità riscontrate nel reperimento delle risorse.

Naturalmente per adesso è poco più che un’idea: il ddl Petrenga è appena agli inizi del suo iter, e il suo percorso legislativo potrebbe non arrivare a conclusione, oppure semplicemente il ddl potrebbe essere modificato durante i vari passaggi a cui dovrà essere sottoposto. Interessante comunque che si torni a discutere di storia dell’arte nelle scuole.

La proposta, si legge nella relazione che accompagna il ddl, è mirata a rafforzare l’istituto del liceo classico. “Se a livello internazionale, come forma mentis, il mondo classico è una ricchezza da non accantonare”, scrivono i senatori nella relazione, “in l’Italia, il centro della latinità, si opera in controtendenza: latino e greco vengono considerate lingue non più parlate, senza alcuna utilità pratica ed immediata, morte, e in quanto tali inutili, sebbene il nostro Paese abbia ovunque monumenti ed opere che riportano frasi in latino e corsi di laurea importanti dove la conoscenza di parole nelle lingue latina e greca non è affatto trascurabile. Nuove generazioni di laureati italiani che non sono in grado di leggere il significato di una scritta in latino su un monumento al contrario di molti loro coetanei stranieri. È necessario interrogarsi sul motivo del disinteresse per queste lingue che comunque dimostrano una loro utilità pratica ed anche sul diminuito interesse per il luogo d’istruzione superiore più favorevole allo studio del patrimonio culturale dell’Occidente: il liceo classico”.

“I numeri non alti delle iscrizioni di studenti al liceo classico, indirizzo di studi che più degli altri rappresenta un baluardo per la difesa dell’identità e dei valori occidentali”, proseguono, “celano una questione di grande rilevanza, una enorme criticità: una diminuzione della preparazione culturale generale delle nuove generazioni e, conseguentemente, una loro minore capacità di analisi e comprensione della realtà che li circonda. Ci interroghiamo sull’utilità del latino, della filosofia, della storia e della geografia, ma non sul motivo per il quale nuove generazioni di italiani non sanno in quale regione d’Italia ci sia questa o quella città o in quale continente un determinato Stato. Il macro problema è l’impoverimento culturale del nostro Paese. Parrebbe che la crescita educativa della persona si debba fondare sulle materie e sulle professionalità che interessano le imprese e le loro offerte di lavoro, e che le materie che non hanno una chiara finalità pratica, ma che insegnano a ragionare e che raccontano di noi, della nostra civiltà, il latino e il greco appunto, sia meglio rimpiazzarle con altre materie più utili a trovare lavoro. Ma il minor interesse verso il passato e ciò che lo rappresenta ha anche un’altra ricaduta: il disinteresse giova all’affermazione di una società senza una solida identità o con una identità in movimento. In questo senso le lingue latina e greca possono essere percepiti come elementi che caratterizzano la storia della cultura europea, da eliminare perché ritenuti dissonanti, estranei o non funzionali per realizzare una diversa e nuova ’identità’ per l’Europa”.

Di qui, anche la convinzione che per far comprendere l’importanza educativa del liceo classico non sia sufficiente soltanto un intervento legislativo: “è importante un coinvolgimento dell’UNESCO per valorizzare gli studi classici e le lingue latina e greca, facendole includere nella lista dei beni culturali immateriali; è opportuno agire sulla domanda e sull’offerta, facendo conoscere ai ragazzi di terza media e ai loro genitori che vale la pena iscriversi al liceo classico, una scelta che richiede molto impegno ma che lo restituisce sotto forma di successo personale; è opportuno non semplificare e sostituire il percorso di studi del liceo classico, ma potenziarlo con l’offerta di nuove materie”.

Ed ecco quindi l’introduzione delle nuove materie, con in testa quelle legate al patrimonio culturale e ai beni artistici. “Nel ricordare che la legge 20 agosto 2019, n. 92, ha introdotto l’educazione civica obbligatoria in tutti gli ordini di scuola a decorrere dall’anno scolastico 2020/2021”, conclude la relazione, “crediamo che l’offerta del liceo classico debba mantenere le sue materie tradizionali alle quali aggiungere ulteriori discipline, utili allo studente, in un equilibrio di materie classiche e scientifiche che non lo snaturino ma lo arricchiscano per le sue finalità: formare una persona capace di scegliere qualunque facoltà universitaria e, comunque, anche senza diploma di laurea, di far apprezzare nel lavoro, qualsiasi lavoro, le proprie capacità di studio, di analisi e di intuizione, di sistematizzare, di organizzazione e di soluzione di problemi complessi. Che è l’abilità che la conoscenza delle lingue greca e latina aiuta lo studente a sviluppare e raggiungere”.

Foto: Luigi Catalani

In Senato un ddl per introdurre al liceo classico materie legate ai beni culturali
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