È scomparso oggi, all’età di ottantasette anni, Enrico Castellani, uno dei più importanti artisti del Novecento, grande protagonista, dopo Lucio Fontana e assieme ad Agostino Bonalumi, della stagione dello spazialismo. Castellani in particolare sviluppò la sua peculiare poetica delle introflessioni e delle estroflessioni: disponendo chiodi su tele monocrome creava brani d’infinito riuscendo ogni volta a dar vita a immagini sorprendenti in grado di rompere la bidimensionalità del supporto e inserendosi in tal modo nel solco delle ricerche più aggiornate del suo tempo.
Nato nel 1930 a Castelmassa (provincia di Rovigo), Castellani studiò in Belgio e poi tornò in Italia, a Milano, dove collaborò con Piero Manzoni fondando la celeberrima rivista Azimuth, che ebbe vita brevissima (uscì in soli due numeri, nel 1959 e nel 1960), ma accolse contributi dei più grandi artisti e critici dell’epoca, da Gillo Dorfles a Yves Klein, da Nanni Balestrini a Edoardo Sanguineti, da Robert Rauschenberg a Vincenzo Agnetti, da Lucio Fontana a Jean Tinguely. La prima delle superfici a rilievo di Castellani risale proprio al 1959. Ha partecipato a quattro edizioni della Biennale di Venezia e a diverse altre mostre in tutto il mondo, e le sue opere sono raccolte in musei pubblici di rilevanza internazionale. Con Enrico Castellani se ne va uno dei grandi nomi della storia dell’arte italiana.
Immagine: Enrico Castellani, Superficie argento (2008; acrilico su tela, 150 x 120 cm). Ph. Credit
Scompare Enrico Castellani, uno dei più grandi artisti del Novecento |