L’Unesco ha espresso forte disappunto per la trasformazione in moschea della basilica di Santa Sofia. Dura la presa di posizione da parte della massima organizzazione delle Nazioni Unite per la cultura: in una nota, il direttore generale dell’Unesco, la francese Audrey Azoulay, manifesta “profondo rammarico per la decisione delle autorità turche, presa senza discussioni, di mutare lo stato di Santa Sofia”. Azoulay ha poi comunicato le sue preoccupazioni all’ambasciatore turco all’Unesco.
Santa Sofia, peraltro, fa parte del Patrimonio Mondiale dell’Umanità e, ha detto Azoulay, “è un capolavoro architettonico e una testimonianza unica degli scambi tra Europa e Asia nei secoli. Il suo stato di museo riflette la natura universale del suo patrimonio e la rende un potente simbolo di dialogo”. E la decisione di riconvertirla in una moschea solleva problematiche inerenti il valore universale del bene: gli stati che hanno beni iscritti al Patrimonio Mondiale dell’Umanità devono infatti assicurarsi che un cambio di status non vada a inficiare il “rilevante valore universale” di cui un sito necessita per far parte degli elenchi Unesco. E l’Unesco stesso dovrebbe essere preventivamente informata di ogni modifica, che dovrebbe passare attraverso l’esame del Comitato ddel Patrimonio Mondiale.
Inoltre, si legge nella nota, l’Unesco ricorda che è necessaria una “effettiva, inclusiva ed equa partecipazione delle comunità e di altri attori coinvolti nella proprietà del bene al fine di preservare il patrimonio e di sottolineare la sua unicità e il suo significato. Lo scopo di questo requisito è di proteggere e trasmettere il rilevante valore universale del bene, ed è in linea con lo spirito della Convenzione sul Patrimonio Mondiale”.
L’Unesco ha già inviato diverse lettere alla Turchia, e ritiene “spiacevole” che la decisione turca sia stata presa senza alcuna forma di dialogo o di comunicazione preventiva. Pertanto l’Unesco, conclude la nota, “richiama le autorità turche per iniziare un dialogo senza ritardi, al fine di prevenire qualsiasi effetto nocivo sul valore universale di questo bene eccezionale e sul suo stato di conservazione, che verrà esaminato dal Comitato del Patrimonio Mondiale alla prossima riunione”.
“È importante”, sottolinea infine Ernesto Ottone, assistente per la cultura del direttore generale, “evitare di varare qualsiasi misura senza discuterne prima con l’Unesco, perché questo potrebbe avere un impatto sull’accesso fisico al sito, sulle strutture dell’edificio, sulle proprietà mobili del sito, o sulla gestione del sito”. E soprattutto potrebbero costituire un’infrazione alla Convenzione del Patrimonio Mondiale del 1972.
Santa Sofia trasformata in moschea, ira dell'Unesco: “Turchia decide senza informare” |