È a dir poco inusuale la situazione che si è creata in queste ore attorno al Museo Storico della Liberazione, noto anche più informalmente come il “Museo di via Tasso”, l’istituto dedicato ai mesi dell’occupazione nazifascista di Roma (dal 10 settembre 1943 al 4 giugno 1944) e alla conseguente liberazione, ospitato nel palazzo che fu sede del Comando di Servizio di Sicurezza delle SS oltre che carcere dove vennero imprigionati e torturati più di duemila antifascisti. Si tratta, dunque, di uno dei luoghi simbolo della Resistenza: l’istituto, inaugurato nel 1955 e ufficialmente riconosciuto nel 1957, è un ente di diritto pubblico posto sotto la vigilanza del Ministero della Cultura, che ne designa il Presidente, e nomina cinque membri del suo comitato direttivo (sono tredici in tutto: due sono rappresentanti del Ministero della Difesa, uno di Roma Capitale e uno ciascuno per Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, Federazione Italiana Volontari della Libertà, Federazione Italiana Associazioni Partigiane, Associazione Nazionale ex Internati e Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti). I membri del comitato durano in carica tre anni.
I vertici del museo erano in scadenza a dicembre: il Museo Storico della Liberazione ha però fatto sapere che il Ministero della Cultura non ha provveduto a rinnovare l’incarico al presidente e ai componenti del consiglio direttivo. Gli attuali membri nominati dal ministero, ovvero il presidente Antonio Parisella e i quattro rappresentanti (Piero Cavallari, Paolo Masini, Micaela Procaccia e Sabrina Mingarelli), erano stati tutti nominati con decreto numero 499 del 5 novembre 2020 firmato dall’allora ministro Dario Franceschini. Il loro incarico, gratuito, era di durata triennale.
La mancata conferma o la mancata nomina di nuovi rappresentanti del Ministero della Cultura di fatto rischia di bloccare le attività del museo, che senza un presidente si trova privo del suo legale rappresentante, oltre che del soggetto che convoca le riunioni del comitato direttivo, le cui riunioni sono valide soltanto in presenza di almeno sette membri. Al momento, stando a quanto si legge nella sezione “Amministrazione trasparente” del Museo, mancano i rappresentanti di Roma Capitale e del Ministero della Difesa, che non sono stati nominati. Nel comitato rimangono dunque soltanto i cinque rappresentanti delle associazioni.
Malgrado questa situazione, il presidente uscente Parisella ha deciso comunque di aprire il museo: “Il Museo storico della Liberazione”, si legge in un comunicato diramato ieri, “sarà regolarmente aperto dal lunedì ore 9:30 alla domenica ore 18:30. Ciò, nonostante dal 20 dicembre sia senza vertici, non avendo provveduto il Ministero della Cultura a rinnovare l’incarico al presidente e ai componenti del comitato direttivo di nomina ministeriale. Il presidente uscente, sotto la sua personale responsabilità, ha deciso di non consegnare le chiavi, ma di aprire comunque, in rispetto di un così rilevante pubblico servizio essenziale, che non può essere interrotto. Egli, inoltre, ringrazia operatrici/tori e collaboratrici/tori che garantiscono sia il programma delle visite scolastiche e non, individuali e di gruppo, sia la fruizione dei servizi per gli studiosi (archivio, biblioteca, mediateca, collezioni).
Tra le prime reazioni si registra quella del sindaco di Parma, Michele Guerra, già collega di Parisella presso l’ateneo parmense dove entrambi hanno insegnato: “se oggi il Museo di via Tasso non è chiuso, se sta continuando a svolgere il suo ruolo essenziale di pubblico servizio, di spazio dove storia, memoria e testimonianza si incontrano a vantaggio dei suoi visitatori, lo si deve al suo Presidente uscente, che si è assunto una responsabilità personale dall’alto valore civile”, afferma Guerra. “Ora occorre che il Ministero della Cultura dia risposta immediata a ciò che il Museo aveva già segnalato da settembre e gli permetta di riprendere tutte le sue attività regolarmente, per evitare che su questa situazione si addensino nubi assai poco confortanti”. Parisella incassa anche la solidarietà di FP Cgil, “per il senso di responsabilità dimostrato”, scrive il sindacato in una nota, esprimendo anche vicinanza “a tutti gli operatori che continuano a garantire, nonostante l’incuria del Ministero, il regolare svolgimento delle visite e la consultazione dell’Archivio Storico. Con l’auspicio che il ministro Gennaro Sangiuliano si attivi per risolvere al più presto il problema”.
Solo pochi giorni fa, peraltro (è notizia del 28 dicembre), il Museo Storico della Liberazione veniva inserito nell’iniziativa Fumetti nei Musei, la serie di fumetti dedicati ai musei italiani, con una storia firmata da Rita Petruccioli. L’augurio è che dunque la situazione dell’istituto si risolva al più presto.