A Roma ha riaperto dopo 28 anni l’Arco di Giano, importante monumento latino che, secondo gli studi più recenti, venne costruito dai figli dell’imperatore Costantino, in suo onore, dopo la sua morte nel 337. L’area dell’Arco di Giano ha riaperto dal 13 novembre a seguito di una collaborazione tra la Soprintendenza Speciale di Roma e la Fondazione Alda Fendi – Esperimenti. Il monumento sarà però visitabile solo quattro ore la settimana: il sabato dalle 10 alle 14 (nei mesi con l’ora legale dalle 16 alle 20). L’apertura sarà gratuita.
Nonostante gli orari molto risicati, la Soprintendenza trova modo di festeggiare. “È con gioia che apriamo gratuitamente l’Arco di Giano, un monumento amato dai romani e che colpisce i visitatori di tutto il mondo”, ha dichiarato la soprintendente speciale di Roma, Daniela Porro. “Lo facciamo con la Fondazione Alda Fendi - Esperimenti, che offre anche la performance NUSHU, una virtuosa collaborazione dopo quelle con Enpam per il Museo Ninfeo, con il Senato e l’Archivio di Stato di Roma per il Palazzo della Sapienza, con il Fondo Edifici di Culto e il Vicariato, per la Cappella Cornaro. Collaborazioni che sono il segno di una Soprintendenza aperta e costruttiva”. La performance a cui Porro fa riferimento si è tenuta il 5 novembre: NU-SHU ha riguardato i temi della conquista della parola e dell’autodeterminazione delle donne. Entusiasmo anche da parte della responsabile del monumento, Mirella Serlorenzi: “Finalmente riapriamo l’Arco di Giano alla cittadinanza e non solo con le visite guidate, con l’auspicio che in futuro si possa fare anche di più. In questi ultimi anni il monumento è stato oggetto di un parziale restauro, di studi e di ricerche che hanno rivelato alcuni aspetti prima sconosciuti e che ci permetteranno di completarne il recupero”.
“La mia Fondazione”, ha dichiarato Alda Fendi, “è felice di aprire al pubblico la prestigiosa area dell’Arco di Giano e di favorire la fruizione di un importante monumento. Da 20 anni ho esplorato il mondo dei Fori Imperiali lasciando testimonianze artistiche e spettacolari. Ringrazio il Soprintendente Speciale Daniela Porro per la sua lungimiranza”. Abbiamo chiesto con una mail alla Soprintendenza che cosa significa che sarà la Fondazione Fendi ad aprire al pubblico un’area archeologica statale (stando alle dichiarazioni di Alda Fendi) e quali sono i termini della collaborazione tra Soprintendenza e Fondazione, ma dalla Soprintendenza non è giunta risposta. Né è dato sapere perché aprirà per appena quattro ore la settimana.
Eppure il monumento è una delle più importanti testimonianze della Roma imperiale. Unico arco onorario a pianta quadrangolare al centro della città, intitolato al dio bifronte proprio per la sua forma (il nome si deve agli studiosi del XVI secolo, che interpretarono i quattro ingressi come la specularità delle due facce del dio Giano), l’Arco di Giano, dopo l’attentato mafioso di San Giorgio al Velabro del 28 luglio 1993 (data a partire dalla quale non ha più riaperto), è stato chiuso prima per restauro (ha riguardato la porzione della facciata che guarda verso piazza della Verità ed è terminato nel 2017) e successivamente circondato da una cancellata di protezione, e in questi anni è stato accessibile solo con visite guidate o per rari eventi. L’edificio, come si diceva sopra, è stato costruito dopo la morte di Costantino, ed è presente nei Cataloghi Regionari (il registro degli edifici di Roma compilato nel IV secolo dopo Cristo) come “Arcus Divi Constantini”. A differenza di tutti gli altri archi onorari costruiti a Roma, quello di Giano si distingue per la peculiare pianta quadrangolare (12 x 16 metri), con quattro pilastri di sostegno coperti da una volta a crociera su cui poggiava un alto attico. La forma inusuale si deve probabilmente a un altro arco quadrifronte, costruito da Costantino stesso a Malborghetto, sulla via Flaminia, per celebrare la vittoria nella battaglia di Ponte Milvio. Si tratta dell’ultimo edificio monumentale realizzato nell’antichità al Foro Boario, in una posizione per molti versi simbolica, all’incrocio tra l’antica Salaria e la strada che conduceva dall’antichissimo emporio sito sulle rive del Tevere, e da cui ebbe origine il primissimo nucleo dell’Urbs, verso la Magna Mater, unica porzione del Palatino che gli imperatori lasciarono a uso pubblico non inglobandola nel palazzo imperiale.
L’Arco di Giano, costruito in mattoni e rivestito in marmo, si distingue inoltre anche perché conserva ancora lo schema decorativo originale: i pilastri sono decorati da due file di tre nicchie semicircolari coperte da una semicupola a conchiglia, in cui erano collocate delle statue (48 in totale). Le quattro chiavi di volta dell’arco sono decorate con le rappresentazioni di Roma e Giunone (sedute), di Minerva e, forse, Cerere (in piedi). Come l’arco di Costantino, anche l’Arco di Giano fu realizzato con materiali provenienti dalla distruzione sistematica di edifici che, all’inizio del IV sec. d.C., erano in disuso. Questi materiali, smontati e rilavorati per la nuova messa in opera, presentano ancora i resti di alcuni elementi decorativi originali che consentono il riconoscimento della loro precedente funzione. E come molti altri edifici della Roma imperiale, anche l’Arco di Giano deve la sua sopravvivenza a un successivo riutilizzo con una funzione diversa: nel Medioevo venne infatti trasformato in fortificazione dai Frangipane, la stessa famiglia che aveva trasformato in fortezza il Colosseo, e la sua torre compare citata in un documento risalente al 1145 ed era ancora visibile fino al XVIII secolo. Parzialmente interrato durante i secoli, l’edificio tornò pienamente alla luce nel 1827: durante questo intervento allo scopo di togliere le aggiunte di epoca successiva venne anche asportato l’attico, di cui rimaneva solo il nucleo in mattoni e per questo ritenuto medioevale, ma originariamente coperto di marmo, come il resto dell’arco.
Immagine: l’Arco di Giano. Foto Institute for the Study of the Ancient World
Roma, riapre l'Arco di Giano. Ma solo per 4 ore la settimana. E ad aprirlo sarà Fendi |