Dopo quasi tre anni di restauri che hanno interessato 15mila metri quadri di superficie e 81 lavoratori (tra restauratori, architetti, geologi, ingegneri, operai), a Roma tornano visitabili gli ipogei del Colosseo, ovvero il dedalo dei locali di servizio dove venivano preparati gli spettacoli dell’arena: servivano per il passaggio dei protagonisti, degli animali e delle macchine, ma c’erano anche ambienti per gli attendenti e gli inservienti, locali che accoglievano i montacarichi e così via. I lavori sono stati possibili grazie ai finanziamenti del gruppo Tod’s. L’intervento sugli ipogei rappresenta la seconda fase dei lavori di restauro del Colosseo, ed è cominciato nel 2018.
Gli ipogei sono visitabili percorrendo una passerella di 160 metri che si snoda dalla Porta Libitinaria fino alla Porta Trionfale attraverso quindici corridoi. “Un lavoro molto complesso”, ha spiegato la direttrice del Parco archeologico del Colosseo, Alfonsina Russo, “i cui risultati sono ancora in corso di studio, ma che testimonia tutto ciò che avvenne sotto alla grande arena dell’Anfiteatro, dalla sua inaugurazione nell’80 d.C. fino all’ultimo spettacolo nel 523”.
“Ricordo che quando, diversi anni fa”, racconta il ministro della cultura Dario Franceschini, “ho cominciato il mio primo mandato da ministro, Tod’s aveva già avviato questa importante operazione. Rimasi allibito e indignato nel vedere che, di fronte a un’impresa italiana impegnata a destinare una somma così importante alla tutela del patrimonio culturale del Paese, invece del plauso generale si sollevassero polemiche. È stata questa ragione che mi ha spinto poi a proporre le norme sull’Art Bonus al Parlamento, che le ha approvate convintamente introducendo un’agevolazione fiscale per chi dona in cultura capace di portare in pochi anni oltre mezzo miliardo di euro. Tod’s è però intervenuta prima dell’introduzione dell’Art Bonus, compiendo quindi un gesto di mecenatismo e di vera liberalità per il Paese. Grazie anche a questo gesto, sono cambiate un po’ di cose in questi anni. Innanzitutto, credo che sia caduta l’assurda barriera ideologica tra pubblico e privato, che invece possono e devono collaborare nella gestione del patrimonio culturale del Paese. L’articolo 9 della Costituzione riguarda tutti, e non solo le istituzioni. Sottolineo ciò soprattutto perché le grandi imprese italiane, al di là di quello che esportano nel mondo, hanno dietro l’Italia, la sua arte e la sua bellezza. Per questo ritengo che la logica del give back, della restituzione, debba essere pienamente introdotta nel nostro Paese”.
“L’intervento di recupero e valorizzazione degli ipogei”, ha aggiunto Franceschini, “è stato reso possibile anche dalle straordinarie professionalità dei tecnici del parco archeologico del Colosseo. Un grande lavoro tecnico che dimostra come, anche in questo caso, si possa coniugare la conservazione del patrimonio con le tecnologie e con la ricerca, arrivando anche a osare”.
Il gruppo Tod’s si dichiara “orgoglioso di aver preso parte al restauro del Colosseo, contribuendo a restituire al mondo intero un monumento iconico, simbolo della storia di Roma e dell’Italia”.
Roma, dopo quasi tre anni di restauro aprono al pubblico gli ipogei del Colosseo |