In relazione all’articolo Perché è del tutto inutile cercare di identificare il paesaggio della Gioconda del 5 maggio 2023, pubblichiamo la seguente richiesta di rettifica (ex art. 8 Legge 47/1948 e successive modificazioni) che ci giunge da Carla Glori.
Ho letto l’articolo “Perché è del tutto inutile cercare di identificare il paesaggio della Gioconda” del 5 maggio, in cui - nel trattare della news relativa al ponte Romito e al ponte della Gioconda - viene arbitrariamente chiamata in causa la mia ricerca sul ponte Gobbo e viene ad essere negata consistenza scientifica a ogni ricerca volta alla localizzazione dello sfondo di quel quadro. Stante la necessaria brevità , mi limito ad accennare ai punti dell’articolo fatti oggetto di precisazioni:: -i )…un’altra scioglitrice di misteri (ovvero la sottoscritta) identificherebbe il ponte di Bobbio, per il fatto che nel 1472 il fiume che attraversa ebbe una piena - II) :Leonardo non dipingeva paesaggi reali precisando “L’arte per Leonardo era una dimostrazione, tanto quanto le sue illustrazioni scientifiche e i suoi diagrammi”(cit.da Martin J..Kemp)
(I) Provando un profondo rispetto per il “mistero” (soprattutto in arte), mi attengo a una risposta logica: chiunque può distinguere la gestalt “72” sotto l’arco crollato sia nel dipinto che in riflettografia. L’ipotesi che in quella “gestalt” identifica il numero 72 è stata da me fatta sulla base di documenti storici e archivistici, in quanto l’arco grande del ponte Gobbo crollò nel 1472: (i suoi 5 archi erano ridotti a 4 e così rimase fino al 1509.). Nessuna smentita ufficiale è pervenuta circa l’esistenza di quel numero, ma, se pure ci fosse, non inciderebbe sulla consistenza scientifica della mia investigazione sul ponte Gobbo,.che al fine di rilevarne compatibilità strutturali col ponte dipinto - si avvale anche di raffronti con disegni tecnici e progetti di allungamento (fatti tra il 1600 e i primi del 1800 dai tecnici Olmerini, Maglio, Barattieri, Losio e altri).
(II) Due “dati visibili e verificabili”, unitamente a un dettaglio riflettografico, sconfessano l’affermazione “Leonardo non dipingeva paesaggi reali”. Si tratta di particolari architettonici : uno scorcio di tetto a falde e un muretto di finitura . Circa “la struttura a falde spioventi che appare subito dietro il fianco sinistro della dama”, Marani la definisce “copertura a capanna di una costruzione architettonica non finita, forse la stessa cui appartiene la casa con loggia sotto la quale sta la “Gioconda” ( Marani P.C , “Leonardo, La Gioconda”, Firenze 2003, p.33).. Identifico quella “struttura a falde” nel tetto del torrino tondo del castello. Circa il muretto di finitura, trattasi in realtà di uno strato di colore marrone che simula un muretto, apposto da Leonardo nell’angolo in basso a sinistra della dama, (tra la colonna e il suddetto scorcio di tetto), al fine di coprire l’arco del ponte che ho scoperto in riflettografia nel 2012 (è l’unico “pentimento” esistente nel paesaggio). L’arco nell’underdrawing (ovvero uno schizzo preparatorio) ha la stessa posizione del ponte Gobbo inquadrato dal “punto di vista” fissato dalla ricerca (:una finestra sulla facciata di nord est del castello).. La posizione di quell’arco – poi nascosto sotto uno strato marrone – valida l’ipotesi che il ponte sia stato dipinto operando una dislocazione del ponte Gobbo . Concludo con una domanda: cosa ci fanno due dettagli architettonici e un abbozzo progettuale in un paesaggio immaginario o virtualmente ricreato??
Carla Glori
Nell’immagine, particolare riflettografico. Di uso esclusivo dell’autrice
Richiesta di rettifica ex art. 8 Legge 47/1948 |