Mentre tutto il mondo della produzione e del commercio ha già riaperto, in molti casi anche a pieni ranghi, in molte città del nostro paese la situazione delle biblioteche è sconfortante: è il caso di Firenze, dove molti poli sono ancora chiusi e altri aprono a orari ridottissimi. A oggi, rimangono aperte, e per i soli servizi di prestito e restituzione (quindi no a consultazione, lettura, studio, eventi) la Biblioteca delle Oblate, la Biblioteca Mario Luzi, la Biblioteca Villa Bandini, BiblioteCaNova Isolotto e la Biblioteca Filippo Buonarroti. Con orari risicati: sono aperte solo quattro giorni la settimana, cinque ore al giorno (il martedì e il giovedì dalle 14 alle 19, il mercoledì e il venerdì dalle 9 alle 14), e si accede solo su prenotazione. Tutte le altre biblioteche (Palagio di Parte Guelfa, Pietro Thouar, Fabrizio De Andrè, Biblioteca dei ragazzi, Dino Pieraccioni, Biblioteca del Galluzzo, Biblioteca Orticoltura, ITI Leonardo da Vinci) rimangono chiuse al pubblico.
In tutto, su 13 biblioteche cittadine sono soltanto 5 quelle attive, e per di più a ranghi ridotti. Per protestare contro questa situazione, ieri i lavoratori delle biblioteche, insieme a tanti cittadini, sono scesi in piazza della Signoria per un sit-in, in cui è stato anche inscenato un “funerale” della cultura, con alcuni manifestanti che hanno portato a spalla una cassa da morto. Il problema, infatti, non è solo la riduzione di un servizio essenziale in una città moderna, ma è anche il fatto che molti precari rischiano di perdere il lavoro. Secondo i lavoratori il virus c’entra poco, dal momento che in Italia tutto sta riaprendo: è una scusa per tagliare sulle biblioteche. Adesso, chiedono quindi garanzie e risposte precise per il futuro.
Nei giorni precedenti, i precari delle biblioteche fiorentine avevano anche lanciato una petizione su change.org: “noi lavoratori in appalto delle biblioteche comunali e dell’Archivio storico del Comune di Firenze, che dal 2007 permettiamo gran parte dei servizi offerti alla cittadinanza”, si legge nel testo, “dal 15 giugno siamo a casa senza stipendio, senza cassa integrazione e senza ulteriori sussidi. Nel frattempo, alla città di Firenze viene offerto un servizio bibliotecario ridottissimo, di appena 20 ore a settimana solo per prestito e restituzione, e di consultazione solo su prenotazione per quel che riguarda l’Archivio. Le scelte politiche ed economiche stanno tenendo in scacco la vita di oltre cento persone, lasciate nell’incertezza e senza risposte ufficiali. Chiediamo a gran voce che non venga lasciato indietro nessuno, che si possa rientrare a lavoro per tornare a offrire un servizio essenziale completo e di qualità alla cittadinanza e ai visitatori, finalmente con la certezza di una stabilità e di un’equa retribuzione”. La petizione ha raccolto cinquemila firme.
Una delegazione di manifestanti è stata poi ricevuta a Palazzo Vecchio dal presidente del consiglio comunale, Luca Milani, mentre non hanno avuto modo di parlare col sindaco Dario Nardella e con l’assessore alla cultura Tommaso Sacchi, assenti per altri “impegni istituzionali”. A portare in consiglio comunale le istanze dei manifestanti hanno pensato anche i consiglieri Dmitrij Palagi e Antonella Bundu di Sinistra Progetto Comunae: “la giunta”, hanno detto i due nel loro intervento, “non può ulteriormente rimandare un intervento decisivo a favore delle classi lavoratrici. Il passaggio di oggi era destinato a testimoniare la gravità della situazione di questo personale in appalto dei servizi bibliotecari e per attestare il forte sostegno che arriva loro da tutta la cittadinanza e dal mondo della cultura. Il servizio che garantiscono è essenziale e deve essere pienamente ripristinato. Vogliamo ringraziare chi sta portando avanti questa lotta con determinazione e le organizzazioni sindacali che stanno appoggiando la vertenza. Continueremo a sostenere queste lavoratrici e questi lavoratori con la massima determinazione”.
I manifestanti hanno ribadito che “l’amministrazione deve avere il coraggio di invertire la rotta, ripartendo proprio dalla cultura e dal lavoro, pilastri inalienabili di una società che vuole considerarsi civile”.
Riaprite le biblioteche di Firenze! La situazione è sconfortante, lavoratori e cittadini scendono in piazza |