Dopo ben 14 mesi, a Firenze si sono conclusi i restauri del ciborio di San Miniato al Monte. Realizzati grazie al contributo della Fondazione Friends of Florence, i lavori di restauro sono avvenuti in occasione del Millenario della Basilica che ricorreva nella giornata di venerdì 27 aprile 2018, festeggiato con un programma di oltre 50 eventi distribuiti durante tutto l’anno.
Daniele Rapino, funzionario di zona per la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Firenze e le Province di Prato e Pistoia, ha sottolineato: “L’intervento si è mostrato da subito complesso sia per l’eterogeneità dei materiali costitutivi, sia per lo stato di conservazione non ottimale dovuto anche alle manomissioni succedutesi nell’arco dei secoli che hanno, in parte, modificato il suo assetto originario. Abbiamo così recuperato e salvaguardato un altro dei tanti gioielli di arte e fede conservati nel prezioso scrigno della basilica benedettina”.
Simonetta Brandolini d’Adda, presidente di Friends of Florence, ha commentato: "L’Abbazia di San Miniato è una vera porta verso il cielo sopra Firenze. La Basilica, con le sue opere, con tutta la sua comunità di pace, di insegnamento, di riflessione, è sempre un simbolo per tutti i cittadini del mondo. Il ringraziamento della Fondazione va prima di tutto ai tanti donatori che hanno subito contribuito affinché il progetto si realizzasse, a tutti i restauratori che con grande abilità sono intervenuti su ogni opera contenuta nel Ciborio e a Daniele Rapino che, insieme alla Soprintendenza, è stato garante della tutela delle opere del corretto svolgimento dei lavori".
Il ciborio venne commissionato da Piero de Medici per l’arte di Calimala e fu realizzata da Michelozzo di Bartolomeo (Firenze, 1396 - 1472), architetto tenuto in grande considerazione dalla famiglia Medici, che ebbe la collaborazione di Maso di Bartolomeo (Capannole Valdambra, 1406 - Ragusa di Dalmazia, 1456 circa) e di Luca della Robbia (Firenze, 1399/1400 - 1482).
Scopo dell’edicola era di ospitare il Crocifisso di Giovani Gualberto che venne poi trasferito nel 1671 nella chiesa di Santa Trinita a Firenze, e il polittico con storie della Passione di Cristo eseguita tra il 1394 e il 1396 da Agnolo Gaddi (Firenze, 1350 circa - 1396). Michelozzo realizzò già dal 1448 il tempietto dalle forme classiche decorato con robbiane di finissima qualità eseguite da Luca della Robbia, mentre sono di Maso di Bartolomeo le due aquile in bronzo che furono collocate sulla copertura dell’edicola.
Nella foto: la facciata di San Miniato al Monte. Ph. Credit
Firenze, terminano i restauri del ciborio di San Miniato al Monte |