La Regione Abruzzo è al centro di una controversia per un bando pubblicato il 25 febbraio 2025, con cui si cercano consulenti a titolo gratuito per supportare il Servizio Beni e attività culturali del Dipartimento Sociale - Enti locali - Cultura. La selezione è rivolta esclusivamente a pensionati con esperienza nel settore bibliotecario, chiamati a svolgere mansioni fondamentali senza alcuna retribuzione.
L’iniziativa è stata duramente criticata dall’associazione Mi Riconosci?, che da anni denuncia le condizioni precarie dei professionisti della cultura in Italia. Chiedere lavoro non retribuito per attività essenziali è inaccettabile secondo l’associazione, che ha chiesto alla Regione di ritirare il bando.
Secondo il documento ufficiale, possono presentare domanda i pensionati del settore pubblico e privato con “significativa e qualificata esperienza” nella catalogazione di beni librari e fondi antichi, nella gestione del prestito bibliotecario e nelle attività di front office. Un insieme di competenze altamente specializzate che, anziché essere valorizzate con un contratto dignitoso, verrebbero affidate a volontari pensionati senza compenso.
Le sedi coinvolte nel progetto sono otto, distribuite tra L’Aquila, Chieti, Vasto e altre città abruzzesi. Tuttavia, il bando non chiarisce il numero di persone che verranno selezionate, limitandosi a sottolineare che il loro contributo “contribuirebbe in modo significativo a migliorare, in termini di efficienza ed efficacia, lo svolgimento delle attività di competenza di tutti gli Uffici interessati”.
La notizia ha sollevato un acceso dibattito tra operatori del settore e sindacati, che denunciano una strategia ormai diffusa nel mondo della cultura: la sostituzione del lavoro retribuito con volontariato, una prassi che, secondo gli esperti, rischia di minare ulteriormente la professionalità e la dignità di chi opera nel settore. “Quella della Regione Abruzzo è una scelta inaccettabile perché dimostra la volontà di un ente pubblico di non investire nella cultura per il proprio territorio, preferendo ricorrere a una soluzione a costo zero dal punto di vista economico, ma molto alto dal punto di vista umano”, afferma Valentina Colagrossi, attivista di Mi Riconosci. “L’impiego di persone in pensione, seppur competenti, a titolo gratuito per svolgere i compiti indicati nel bando, si configura come una forma di volontariato sostitutivo, un fenomeno largamente diffuso in ambito culturale e che esclude dal lavoro un gran numero di professionisti e professioniste, che vedono così sparire un’opportunità occupazionale in un contesto lavorativo già segnato da precariato, appalti al massimo ribasso e retribuzioni povere”.
“La carenza di disponibilità economica non può essere una giustificazione perché, proprio in virtù dell’importanza riconosciuta in queste mansioni, bisognerebbe trovare il modo per retribuirle correttamente”, conclude l’associazione. Mentre si attende una risposta ufficiale dalla Regione, l’associazione Mi Riconosci? chiede che il bando venga ritirato e che le biblioteche abruzzesi vengano dotate di personale adeguatamente retribuito e tutelato.