Nella sede della Rai di viale Mazzini è caccia ai ladri che avrebbero rubato degli importanti quadri del Novecento (si parla di opere di Ottone Rosai, Giorgio De Chirico e Renato Guttuso) per sostituirli con riproduzioni prive di valore. Il primo caso risale addirittura agli anni Sessanta, quando era stato rubato un dipinto di Rosai, Architettura, ma la scoperta è di pochi mesi fa, quando la riproduzione è caduta a terra e chi lo ha raccolto si è accorto che si trattava di un falso. Nonostante il tanto tempo trascorso, i carabinieri sono riusciti a risalire all’autore del furto, reo confesso (anche se non andrà a processo perché nel frattempo il reato è caduto in prescrizione). L’opera è già stata recuperata dai carabinieri.
I militari dell’Arma però, lungi dal considerare chiuso il caso, si sono domandati se quello relativo al quadro di Rosai fosse un episodio isolato, e sono emersi almeno altri due casi, che riguardano un dipinto di De Chirico (Vita nei campi) e uno di Guttuso (La domenica della buona gente), entrambi sostituiti con falsi.
Sulla scia del caso, la senatrice Margherita Corrado (Gruppo Misto), membro della Commissione Cultura, ha infatti annunciato un’interrogazione che verrà presentata a stretto giro. “Franceschini”, afferma la senatrice, “dica agli italiani se esistono registri inventariali e schede di catalogo delle opere d’arte statali che ornano gli edifici governativi e di rappresentanza in Italia e fuori; se non esistono, ne disponga immediatamente la realizzazione, dando lavoro, sotto la supervisione dei direttori dei Musei, ai tanti professionisti dei beni culturali che il Paese forma per poi negare loro opportunità diverse dai contratti per gli addetti all’accoglienza e sorveglianza”.
La senatrice riferisce che sulla vicenda dei quadri rubati dalla sede RAI di Viale Mazzini sta indagando la Procura, ma non solo: è stato anche nominato un comitato tecnico-scientifico di cui farebbero parte anche alcuni direttori dei musei autonomi. Nell’interrogazione, Corrado chiederà a Franceschini di dare “conto della inventariazione e catalogazione, se c’è, delle migliaia di manufatti artistici di proprietà pubblica ad oggi presenti nei palazzi di rappresentanza sparsi sul territorio nazionale e all’estero (edifici di Governo, Ministeri, Ambasciate, IIC ecc.)”. Il dubbio nasce dal fatto che già a febbraio 2020 Corrado chiese ufficialmente informazioni sull’esistenza, la tenuta e l’aggiornamento degli elenchi di quelle opere d’arte alle Direzioni generali Musei, Archeologia, Belle Arti e Paesaggio (ABAP) ed Educazione e Ricerca. “Chiesi anche”, aggiunge Corrado, “con un’ulteriore nota alla sola DG ABAP, notizia degli elenchi delle opere restituite al dicastero, che le aveva cedute in comodato, dopo la dismissione dei grandi transatlantici italiani che negli anni ’50-’70 del Novecento solcavano gli oceani. Ad oggi, nessuna risposta”.
Infine, Corrado non risparmia un attacco al ministro della cultura: “Il contegno omertoso del Ministero di Franceschini nei confronti dei cittadini e dei loro rappresentanti in Parlamento espone gli Italiani al rischio costante di essere defraudati di pezzi importanti del patrimonio pubblico, senza che alcuno ne abbia contezza. Se la sovranità appartiene al popolo, infatti, esso possiede anche i beni il cui interesse costituzionale è dichiarato espressamente nell’art. 9 della Carta. Tali beni non appartengono al Ministero ma sono da quello custoditi e gestiti a nome e per conto dei cittadini. Di questa semplice verità, troppo spesso sostituita, nelle stanze del Collegio Romano, dalla convinzione di poter disporre a piacimento del patrimonio di tutti, va assolutamente fatta memoria e preteso il rispetto”.
Quadri di Rosai, De Chirico e Guttuso rubati dalla sede Rai. Sono casi isolati? |