1° maggio dei beni culturali, il collettivo Mi Riconosci: “Musei aperti, lavoratori senza festa e senza diritti”


Il primo maggio dei lavoratori dei beni culturali senza festa e senza diritti, secondo il collettivo “Mi riconosci? Sono un professionista dei beni culturali”

Un primo maggio senza festa e senza diritti è quello che, secondo il collettivo Mi riconosci? Sono un professionista dei beni culturali si apprestano a trascorrere i lavoratori dei beni culturali. Da diversi anni a questa parte, infatti, il primo maggio è giorno d’apertura di musei che registra alti tassi di visitatori: tuttavia, sottolinea il collettivo, “questo avviene sulla pelle di migliaia di lavoratori che hanno visto una riduzione dei loro diritti e operano con retribuzioni del tutto inadeguate”. La festa del lavoro è stata definitivamente trasformata in uno dei momenti di più alta fruibilità del patrimonio culturale con l’inserimento dei beni culturali tra i servizi pubblici essenziali: era il settembre del 2015 e la misura fu adottata dal governo Renzi, il giorno dopo un’assemblea sindacale dei lavoratori del Colosseo, che denunciavano il ritardo di un anno nel pagamento di indennità di turnazione e straordinari. Questa misura però non avrebbe cambiato niente nelle condizioni dei lavoratori dei beni culturali, secondo il collettivo: “meno diritti per il lavoratori, mentre la Festa del Lavoro perde la possibilità di divenire spazio di riflessione per un miglioramento delle attuali condizioni lavorative”.

Si dice che i musei debbano “restare aperti a tutti i costi in quanto sono servizi pubblici essenziali”, sottolinea Daniela Pietrangelo di Mi Riconosci, che tuttavia spiega anche che “se la cultura fosse un servizio pubblico essenziale non vedremmo migliaia di comuni italiani privi di biblioteche, archivi inaccessibili e musei chiusi in tutto il Paese. Si è posto il diritto alla visita turistica davanti al diritto alla cultura. Siamo sicuri che aprendo i musei 365 giorni l’anno, compreso il primo maggio, si crei più ’cultura’ e consapevolezza dell’importanza del nostro patrimonio storico-artistico nelle persone pronte a inondare le sale durante le festività? Noi pensiamo che conoscenza, cultura e consapevolezza riguardo ai diritti del lavoro debbano andare necessariamente di pari passo. Pensiamo che le visite debbano essere di qualità, per tutti. Solo un’adeguata educazione all’arte e la sua valorizzazione è importante per la cittadinanza tutto l’anno, non l’estensione del modello ‘sempre aperto’ ai Musei. La verità è che si sta cercando di fare cassa con poco, con un’apertura straordinaria in più, strappando alla Festa del Lavoro il suo significato”.

Questa realtà sarebbe resa possibile dall’erosione dei diritti e dall’impiego di migliaia e migliaia di lavoratori con contratti precari, servizio civile, volontariato con rimborso spese e altri ancora, conclude il collettivo, che termina lanciando anche un’inchiesta sulle condizioni di lavoro nel settore invitando i lavoratori a compilare un apposito questionario (disponibile a questo link).

Nell’immagine, un momento della manifestazione per il lavoro nei beni culturali del 6 ottobre 2018.

1° maggio dei beni culturali, il collettivo Mi Riconosci: “Musei aperti, lavoratori senza festa e senza diritti”
1° maggio dei beni culturali, il collettivo Mi Riconosci: “Musei aperti, lavoratori senza festa e senza diritti”


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