Al Museo del Prado è in corso fino al 23 gennaio 2022 la mostra Leonardo e la copia della Monna Lisa, a cura di Ana González Mozo, che intende presentare opere realizzate da allievi e seguaci di Leonardo da Vinci per rendere noti i più recenti risultati delle ricerche sulla cerchia più ristretta di artisti legati al genio.
Il fatto che sta facendo più discutere ha a che fare con il catalogo della mostra, poiché in quest’ultimo, tra le “opere attribuite, di bottega o supervisionate da Leonardo” è inserito il Salvator Mundi divenuto famoso come il dipinto dei record, poiché venduto nel 2017 all’asta da Christie’s alla cifra di 450 milioni di dollari. Ad acquistarlo fu Mohammed bin Salman, principe ereditario dell’Arabia Saudita. Il Prado quindi esclude in modo categorico il celebre Salvator Mundi dalle opere sicuramente autografe di Leonardo.
Oltre a prendere una ferma posizione su questa questione a lungo dibattuta in merito all’attribuzione, la curatrice scrive nel suo saggio del catalogo: “alcuni specialisti ritengono che ci fosse un prototipo ora perduto, mentre altri pensano che la tanto dibattuta versione di Cook sia l’originale”. La versione di Cook sarebbe il dipinto dei record, dal nome del collezionista londinese che lo acquistò nel 1900, Francis Cook.
Ana González Mozo sostiene comunque che non c’è un prototipo dipinto, ma propone, come versione più vicina al perduto originale di Leonardo, un’altra copia del Salvator Mundi, la versione Ganay databile tra il 1505 e il 1515. Acquistata dal marchese de Ganay nel 1939, è stata venduta all’asta da Sotheby’s nel 1999 e ora è conservata in una collezione privata anonima. il catalogo della mostra presenta a tutta pagina l’immagine del Salvator Mundi Ganay, mentre la versione Cook non è neppure illustrata.
La versione Ganay è fisicamente esposta all’interno del percorso espositivo del Prado e, a proposito della versione Cook, Vincent Delieuvin, curatore della grande retrospettiva su Leonardo che si è tenuta nel 2019 al Louvre (anche in quell’occasione non era stato esposto il dipinto in questione) e autore del saggio di apertura del catalogo della mostra del Prado, afferma che “sarebbe stato bello avere il dipinto vicino alla bella versione Ganay, che è una versione da bottega di alto livello”, e che “c’è da augurarsi che una futura esposizione permanente dell’opera permetta di riesaminarla con maggiore obiettività”.
Immagine: La versione Cook del Salvator Mundi (1499 circa; olio su tavola; 65,6 x 45,4 cm; Collezione privata)
Il Prado esclude il Salvator Mundi dei record dalle opere autografe di Leonardo |