Perché i musei non riaprono? Che senso ha tenere chiusi così a lungo i luoghi della cultura, considerato che i musei sono stati chiusi a inizio novembre e, al di là di qualche apertura a macchia di leopardo tra gennaio e febbraio (mediamente per non più di due settimane), non hanno mai riaperto? Quali sono gli interessi in gioco? Davvero tenere aperti i musei comporta problemi grossi di salute pubblica? I lavoratori dei musei pubblici hanno spinto seriamente per farli riaprire? In che modo è stato affrontato il problema dei trasporti?
Abbiamo parlato di questi argomenti con quattro dei principali sindacati della funzione pubblica nei beni culturali, per conoscere il loro parere su tutte queste questioni di grande importanza e ormai irrimandabili: l’ostinazione con cui il governo continua a tener chiusi i musei necessita di dibattiti approfonditi. Nei prossimi giorni pubblicheremo le risposte di Claudio Meloni (Coordinatore Nazionale CGIL Funzione Pubblica Beni Culturali), Federico Trastulli (Coordinatore Nazionale UIL Pubblica Amministrazione Ministero della Cultura), Giuseppe Nolè e Valentina Di Stefano (CISL Funzione Pubblica Ministero della Cultura) e Giuseppe Zicarelli (Coordinatore Confintesa Funzione Pubblica Beni Culturali). Non hanno risposto alle nostre domande i sindacati UNSA Beni Culturali e USB Beni Culturali.
Alcune anticipazioni: la CGIL ha fatto sapere che per i musei non ci sono problemi dal punto di vista della sicurezza e che le decisioni assunte dal governo in materia di chiusura dei luoghi della cultura hanno un contesto più generale di riferimento, e lo stesso sindacato auspica la riapertura dei luoghi della cultura a breve, confidando nel fatto che la campagna vaccinale possa consentirle. Anche secondo la UIL si può consentire la fruizione culturale in assoluta sicurezza, e poiché siamo usciti dall’emergenza siamo anche nelle condizioni di decidere con maggior lucidità evitando discriminazioni tra siti. Sempre secondo la UIL, sulla decisione di chiudere tutti i musei (senza distinzioni tra grandi e piccoli o tra musei a vocazione turistica e musei più legati alle abitudini dei cittadini) ha pesato l’approccio unitario senza tener conto di fattori che avrebbero consentito una parziale riapertura. La CISL ci ha fatto sapere invece che sta mettendo in atto tentativi per lavorare a un welfare per i lavoratori della cultura, di concerto col ministero, anche se non è semplice perché le risorse erano molto ridotte anche prima della pandemia. Secondo Confintesa c’è stata grande differenza tra i lavoratori pubblici di soprintendenze e musei, con i primi che chiedevano e chiedono tuttora una maggior presenza nella propria sede lavorativa, mentre i secondi avrebbero in maggioranza spinto per la non riapertura. Inoltre, sempre secondo lo stesso sindacato, almeno per i piccoli musei si poteva decidere per più aperture.
Nei prossimi giorni pubblicheremo tutte le risposte.
Perché i musei non riaprono? Ne parliamo con i sindacati del pubblico impiego |