Lo scorso 21 settembre la città di Palma di Montechiaro (Agrigento) ha presentato i motivi della sua candidatura a Capitale Italiana della Cultura 2022, con un incontro articolato in cinque sessioni a Palazzo degli Scolopi, alla presenza del gruppo di lavoro responsabile anche della redazione del dossier di candidatura, con il comitato scientifico individuato dall’amministrazione comunale, e composto da Alessandro Bollo (presidente), Damiano Avanzato, Shobha Battaglia, Michele Benfari, Giuseppe Castellana, Pino Cuttaia, Padre Andrea Dall’Asta, Sergio D’Elia, Maria Antonietta Ferraloro, Paola Galuffo, Gianni Giardina, Gioacchino Lanza Tomasi, Daniel Lumera, Francesco Mannino, don Gaetano Montana, Olimpia Niglio, Carlo Roccafiorita, Florinda Saieva, Roberto Sciarratta, Marilena Vaccaro.
Il dossier per la candidatura poggia su cinque pilastri: perdono, avvenire, patrimonio culturale, rigenerazione, accoglienza/attrattività. Il perdono per riconoscere la necessità di elaborare il passato recente della Sicilia come atto imprescindibile per costruire un futuro diverso: il perdono, secondo gli organizzatori, non è un colpo di spugna assolutorio né tantomeno una giustificazione dei crimini della mafia, ma un atto corale che accoglie il riconoscimento della gravità degli atti commessi da parte di chi li ha commessi, assumendo questa gravità come punto di non ritorno a cui guardare per costruire la consapevolezza di cosa va rifiutato e combattuto, e d’altro canto di quali alternative si possano costruire con gli strumenti della legalità.
L’avvenire è invece il terreno sul quale le visioni, le intenzioni e i buoni propositi possono dimostrare la loro concretezza e la loro sostenibilità, è lo spazio in cui saranno sempre più protagonisti i bambini e i ragazzi di oggi, che via via lo abiteranno con le loro vite, con le loro esigenze e le loro scelte: l’idea è quella di consegnare il futuro a quei bambini e quei ragazzi, affinché siano sempre meno destinatari delle scelte degli adulti di oggi, e sempre più attivi protagonisti.
Il patrimonio culturale perché la città di Palma ne è ricca, dalla sua costa alle chiese e monasteri, dalle colline ai palazzi nobiliari: un patrimonio che può comportare certamente un significativo interesse per chi intende visitare i territori agrigentini, ma soprattutto per la comunità locale, sia strettamente palmese che del circondario. La candidatura intende quindi incentivare la fruizione del patrimonio affinché possa essere messo a disposizione di viaggiatori, cultori, scolaresche, ma anche (e soprattutto) della comunità di riferimento, affinché essa possa decidere, in piena attuazione dell’articolo 2 della Convenzione di Faro, quale valore attribuirgli e come prendersene cura in funzione dei propri bisogni, delle proprie aspirazioni e delle proprie aspirazioni per il futuro.
La rigenerazione passerà invece attraverso il progetto PalmArt, inserito nel dossier: è un ambizioso programma di rigenerazione di un quartiere degradato e fatiscente, che sarà accompagnato da processi di riattivazione di pratiche sociali ed economiche che possano dar senso alle operazioni sugli immobili. Sarà qui importante la collaborazione con Farm Cultural Park di Favara e Periferica di Mazzara del Vallo, casi emblematici a livello internazionale di rigenerazione a partire dalla cultura e che forniranno un aiuto prezioso a Palma in termini di competenze e progettualità.
Infine accoglienza e attrattività perché Palma è stata ed è città di emigrazione e di immigrazione. Una comunità che ricorda e riconosce il fenomeno dell’abbandono per necessità, del viaggio per bisogno, sa anche essere comprensiva e accogliente di chi ancora è costretto ad esserne protagonista, di conseguenza Palma città accogliente vuole essere questo ma anche di più: l’idea è quella di attivare forme di incentivazione alla residenza in loco, al ritorno di chi è emigrato e alla sana e feconda coabitazione e collaborazione professionale con chi potrà ritenere Palma di Montechiaro luogo di elezione dei propri progetti di vita, in sintonia con la comunità palmese.
“Per Palma di Montechiaro”, commenta il sindaco Stefano Castellino, “essere riconosciuta quale Capitale Italiana della Cultura è fondamentale, da un lato, sarebbe un giusto riconoscimento per una giovane amministrazione che ha centrato la sua azione governativa sin dal suo insediamento, quasi tre anni fa, sulla cultura del fare bene, sulla cultura del perdono e sulla cultura dell’essere e dell’esserci. Dall’altro lato è certo che, l’eventuale riconoscimento, richiederà all’ente ed alla sua comunità di riferimento un coinvolgimento totale e un rilevante impiego di risorse umane, economiche e professionali, che determinerà, di volta in volta, un cammino di crescita civile e comunitaria, tangibile già da tempo: la gente di Palma è entusiasta, speranzosa, compatta, attiva. In occasione del 30esimo anniversario dell’uccisione del giudice Livatino è stato presentato il dossier di candidatura alla presenza della città e degli illustri ospiti: il cielo di Palma di Montechiaro si è squarciato e Palma, da Palazzo degli Scolopi”.
“La candidatura di Palma di Montechiaro”, dichiara il presidente del comitato scientifico Alessandro Bollo, “rappresenta qualcosa di inedito nel panorama delle città italiane per la decisione di affrontare un radicale quanto ineludibile processo di rigenerazione sociale e urbana mettendo al centro il tema del Perdono e l’idea di un futuro da costruire insieme alle nuove generazioni. Una visione di città e di comunità che vuole mettersi in gioco, scommettere investendo sulla cultura e sui giovani. Una scommessa che, se vinta, può insegnare molto non solo alla Sicilia, ma all’Italia intera”.
Nell’immagine: Palma di Montechiaro, chiesa madre
Palma di Montechiaro presenta la sua candidatura a Capitale Italiana della Cultura 2022 |