È veramente di Banksy il murale comparso alcuni giorni fa su una parete di mattoni a Nottingham, in Inghilterra? Il popolare street artist di Bristol si è attribuito l’opera (postandone l’immagine sul proprio account Instagram, ovvero col modo attraverso cui il graffitista inglese “autentica” la paternità delle proprie opere), ma le cose sembrerebbero essere più complicate: un suo collega di Birmingham, Itchers, reclama infatti a sua volta la paternità della ragazzina che fa l’hula hoop con il copertone di una bicicletta.
C’è da premettere che già poche ore dopo la sua comparsa la critica specializzata in street art aveva espresso dubbi sulla paternità “banksyana” dell’opera. Il curatore Tom Godfrey, curatore della Bonington Gallery alla Trent University di Nottingham, aveva detto al quotidiano locale Nottinghamshire Live di avere “forti dubbi: manca della nettezza di altre opere di Banksy, e mancano pure la verve e le sfumature socio-politiche che spesso si trovano nelle opere pubbliche di Banksy”.
Itchers si è messo a sua volta in contatto con Nottinghamshire Live per reclamare la paternità del lavoro. Lo street artist, ventottenne e proveniente da uno dei sobborghi di Birmingham, Sutton Coldfield, ha ricostruito la genesi dell’opera dicendo che era stato di recente a Nottingham e aveva visto la bicicletta incatenata al palo (quella vicino alla quale è stata poi realizzata l’opera), e che gli era sembrata una “vecchia bici triste”, ragione che l’avrebbe spinto ad aggiungere “un poco di felicità” per questi “tempi oscuri”.
“Mi trovavo a Nottingham non molto tempo fa”, ha dichiarato Itchers, “e ho visto questa bicicletta legata al lampione, così ho pensato che quella vecchia bici sembrava davvero triste. E pensavo che avrei potuto rallegrarla un po’ mettendole di fianco una bambina che gioca con l’hula hoop con il copertone che la bici non aveva più, così sono tornato martedì e l’ho dipinta sulla parete. È semplicemente un’opera fatta per far divertire le persone, tutto qui. Tutti a Nottingham devono stare al sicuro, so del lockdown e della forte salita dei casi di Covid, così ho voluto portare un po’ di felicità in questi tempi oscuri”. Al momento, tutto il Nottinghamshire è infatti in lockdown “di livello 2”, secondo la nuova scala introdotta nel Regno Unito: significa che gli abitanti non possono lasciare il territorio soggetto alle restrizioni, non si possono ricevere estranei in casa, alcune attività vengono chiuse (per esempio i locali notturni), i bar e i ristoranti devono chiudere tra le 22 e le 5, ci sono restrizioni sul numero di persone che possono partecipare alle cerimonie, mentre scuole, università e chiese rimangono aperte, e lo sport si può fare solo all’aperto, mentre all’interno è consentito a patto che persone che non convivono non entrino in contatto.
Per Itchers è un onore che molti abbiano pensato che l’opera fosse stata realizzata da Banksy, “però”, ha aggiunto, “la cosa adesso comincia a rodermi un po’”. Il modus operandi di Itchers del resto è del tutto simile a quello di Banksy: anche lui usa stencil per creare opere simili a quelle del suo più famoso collega, e anche lui agisce nell’anonimato. E di conseguenza spesso le persone pensano che le sue opere siano in realtà... di Banksy. E adesso il pubblico è diviso: c’è chi accusa Banksy di essersi appropriato di un’opera altrui, e chi invece accusa Itchers di essere un impostore. Per il momento Banksy non si è ancora pronunciato sulle accuse di Itchers, ma rimane il fatto che si è attribuito l’opera. Opera che, peraltro, è comparsa effettivamente martedì, ma della quale si è cominciato a parlare massicciamente solo due giorni dopo.
“Quell'opera non è di Banksy”: Itchers rivendica la paternità della bambina di Nottingham |