“O si copre la scollatura o non entra”. Studentessa bloccata al Musée d'Orsay


A Parigi, una ragazza di 22 anni è stata bloccata all’ingresso del Musée d’Orsay a causa della sua scollatura. È stata costretta a coprirsi per entrare.

A una studentessa di lettere di 22 anni è stato chiesto di coprire la vistosa scollatura per entrare al Musée d’Orsay: è accaduto ieri nel celebre museo di Parigi. La ragazza, Jeanne, si era presentata al museo, assieme a un’amica, con un vestito dall’ampio décolleté che evidentemente ha turbato il personale della società che detiene la concessione della biglietteria, dal momento che le è stato chiesto di coprirsi, altrimenti non avrebbe potuto entrare nel museo. La giovane ha poi consegnato il suo sfogo a un tweet, diventato virale (6mila retweet in due ore, 21mila in totale).

“Arrivata all’ingresso del museo”, racconta la giovane in una lettera aperta, “non ho avuto neppure il tempo di mostrare il mio biglietto che la vista del mio seno e del mio vestito scollato ha turbato un’addetta incaricata del controllo delle prenotazioni. Così ha cominciato a salmodiare: ‘ah no, non può essere possibile, non è possibile, non è tollerabile’. Una sua collega le ha poi chiesto di non attaccarsi a queste cose e ha cercato di trattenerla. In quel momento non sapevo ancora che il mio décolleté fosse l’oggetto di tutto questo dramma. A quel punto le ho chiesto cosa fosse successo: non mi hanno risposto, mi hanno fissato il seno, mi sono sentita terribilmente a disagio, ancora non capivo bene cosa stesse succedendo, l’amica con cui mi trovavo al museo era stupefatta". Appena emerso che il problema era proprio la scollatura, ci sarebbe stata una discussione tra la ragazza e gli addetti alla sicurezza.

“Un responsabile”, racconta, “è intervenuto, non mi ha mai detto che la mia scollatura rappresentava un problema, mi ha fissato vistosamente il seno, lo ha semplicemente definito ‘questo’, e io ho chiesto chiaramente perché il fatto che avessi un décolleté fosse un problema, forse se non avessi avuto un petto non mi avrebbero detto niente. Nessuno mi ha risposto, hanno semplicemente insistito sul fatto che le regole sono le regole, e mi ripetevano di coprirmi con la giacca che avevo in mano. La mia amica ha sottolineato che lei invece indossava una mezza maglietta e che pertanto le si vedeva l’ombelico, ma a lei non era stato detto niente, gli addetti però non hanno risposto, loro dovevano applicare le regole: ‘è così, io glielo dico, si metta la giacca e la faccio entrare, poi dentro al museo faccia quello che vuole, se vuole se la tolga, io la capisco ma queste sono le regole’. Nel museo è pieno di nudi, e io ho rimarcato che è profondamente antidemocratico discriminarmi sulla base di una scollatura, e il responsabile si è messo a ridere. Non volevo mettermi la giacca perché mi sentivo vinta, costretta, umiliata, avevo l’impressione che tutti guardassero il mio seno, non ero diventata altro che il mio seno, non ero altro che una femmina sessualizzata, ma volevo entrare nel museo. ‘Faccia un reclamo’. Mi sono messa la giacca (sospiro di sollievo degli addetti del Musée d’Orsay) e sono entrata nel museo. All’interno: dipinti con donne nude, sculture con donne nude. Nei corridoi del museo: uomini in canottiera, donne con la schiena scoperta, in reggiseno, in crop top, ma tutte magre e con poco seno. Io allora mi chiedo se mi avrebbero fatto entrare senza storie, se avessi portato alcune tenute di certe donne che ho incrociato”.

“Mi domando”, ha poi concluso la ragazza, “se gli addetti che volevano impedirmi di entrare sapevano fino a che punto mi avevano sessualizzata, obbedendo a dinamiche sessiste, e se la sera, tornando a casa, hanno ritenuto che fosse un loro diritto non rispettare i miei. Io mi interrogo sulla coerenza con la quale i rappresentanti di un museo nazionale possono proibire l’accesso alla conoscenza e alla cultura sulla base di un giudizio arbitrario che determina se l’apparenza altrui è decente. Non sono altro che il mio seno, non sono che un corpo, i vostri doppi pesi e doppie misure non dovrebbero essere un ostacolo al mio accesso alla cultura e alla conoscenza”.

Il museo ha risposto alcune ore dopo l’accaduto, dispiaciuto per l’incidente: l’istituto ha presentato le sue scuse a Jeanne e ha fatto sapere che si sarebbe messo in contatto con lei. Nella serata di ieri, il Musée d’Orsay ha poi diramato una nota per rinnovare le sue scuse e per far sapere che “è stato fatto un richiamo sulle regole dell’accoglienza alla società concessionaria in servizio all’ingresso del museo”. Jeanne ha poi fatto sapere, raggiunta dal quotidiano Libération, di essere stata effettivamente dal museo: l’istituto le avrebbe detto che quanto da lei subito “non è normale e non corrisponde alla loro politica”. “Non voglio chiedere di boicottare il Musée d’Orsay”, ha sottolineato la studentessa, in riferimento ad alcuni assurdi propositi che sono circolati sui social. “Io stessa ci ritornerò. Ho solo voluto attirare l’attenzione sul fatto che le discriminazioni sessiste esistono ancora, e tutti i giorni, per le donne”.

Nell’immagine, Jeanne con il vestito che ha turbato gli addetti al Musée d’Orsay. 

“O si copre la scollatura o non entra”. Studentessa bloccata al Musée d'Orsay
“O si copre la scollatura o non entra”. Studentessa bloccata al Musée d'Orsay


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