Una nuova luce per la basilica paleocristiana Santa Sabina all’Aventino


La nuova illuminazione di Santa Sabina all’Aventino esalta l’architettura della basilica, migliorando la fruizione del monumento e garantendo efficienza energetica. L’intervento, promosso dal FEC e realizzato con tecnologie avanzate, restituisce splendore a uno dei capolavori del primo Cristianesimo.

Santa Sabina all’Aventino a Roma ha una nuova illuminazione. Il recente intervento di illuminazione ha restituito alla basilica paleocristiana la sua bellezza, valorizzandone l’architettura e i dettagli decorativi. L’operazione ha permesso di esaltare la struttura con un’illuminazione più efficace e discreta, eliminando i vecchi fari ingombranti e obsoleti. Il progetto è stato finanziato dal Fondo Edifici di Culto (FEC), proprietario della chiesa, e rientra nelle iniziative di tutela curate dalla Soprintendenza Speciale di Roma, diretta da Daniela Porro.

Il Direttore del FEC Prefetto Alessandro Tortorella, insieme al Viceprefetto Antonio Tedeschi, ha “ringraziato la Soprintendente e tutti coloro i quali, a vario titolo, hanno consentito di completare un intervento importante, a conferma della condivisione di una comune strategia istituzionale e d’intesa con l’autorità ecclesiastica, per assicurare la conservazione e soprattutto la valorizzazione di beni dal profondo valore cultuale, artistico e culturale, di proprietà dello Stato italiano, che assume un ulteriore valore simbolico in occasione dei 40 anni dell’ istituzione del FEC all’indomani della stipula del nuovo Concordato del 1984”.

“L’illuminazione di Santa Sabina non è solo un atto dovuto a una delle chiese più antiche di Roma”, dice Daniela Porro, Soprintendente Speciale di Roma, “ma rinnova la nostra felice collaborazione con il Fondo Edifici di Culto (FEC) per valorizzare le chiese della Capitale sia come luoghi sacri e di raccoglimento, che come luoghi della cultura”.

La nuova illuminazione di Santa Sabina all'Aventino
La nuova illuminazione di Santa Sabina all’Aventino
La nuova illuminazione di Santa Sabina all'Aventino
La nuova illuminazione di Santa Sabina all’Aventino
La nuova illuminazione di Santa Sabina all'Aventino
La nuova illuminazione di Santa Sabina all’Aventino

L’intervento è stato affidato alla società EKOTECH Engineering ed eseguito dall’impresa ZP Elettronica sotto la supervisione dell’architetto Ilaria Delsere, responsabile della tutela del monumento. Il nuovo sistema d’illuminazione è stato studiato per integrarsi perfettamente con la struttura della basilica, rispettandone l’estetica e la storia. Per garantire un’illuminazione omogenea e naturale, i progettisti hanno posizionato piccoli proiettori laterali lungo le soglie delle finestre. Questa soluzione, associata a strip-led collocati centralmente sulle imbotti, consente di illuminare la navata centrale con una luce diffusa che esalta le transenne superiori. Attenzione particolare anche per le navate laterali, illuminate da faretti di ridotte dimensioni con ottica wide. Questa scelta permette di evidenziare in modo uniforme le strutture lignee e il pianellato bicromo delle navatelle, che rappresentano una delle peculiarità architettoniche della basilica. Anche le cappelle laterali, dedicate a Santa Caterina e San Giacinto, beneficiano di una nuova illuminazione, studiata per esaltare con una luce morbida e avvolgente gli elementi decorativi di maggior pregio. Oltre a garantire un’illuminazione uniforme e ben distribuita, il progetto ha previsto accenti luminosi su alcuni punti di particolare rilievo storico e artistico. Il coro, l’abside e il mosaico di controfacciata emergono ora con maggiore nitidezza, così come il campanile della navata sinistra. Particolare attenzione è stata riservata alla porta lignea del V secolo situata nel nartece, che conserva una delle più antiche rappresentazioni della crocifissione.

L’innovazione tecnologica è stata uno dei punti chiave del progetto. L’intervento ha puntato su un sistema di illuminazione a LED ad alta efficienza, riducendo così i consumi energetici e migliorando la sostenibilità dell’intero impianto. I nuovi corpi illuminanti, di dimensioni ridotte e con tonalità di luce calda, sono stati progettati per minimizzare il loro impatto visivo, integrandosi armoniosamente con l’architettura della basilica. Il sistema è inoltre dotato di tecnologia domotica avanzata, che consente di modulare l’illuminazione in base alle diverse esigenze. Grazie a questa soluzione, è possibile creare scenari luminosi differenziati per le funzioni religiose o per le visite turistiche, garantendo così un’esperienza visiva sempre adeguata al contesto. L’intervento non si è limitato all’illuminazione. Nell’ambito del progetto, sono stati sostituiti anche tutti i componenti elettrici, garantendo la messa a norma dell’impianto. È stata inoltre realizzata un’illuminazione di emergenza integrata negli stessi corpi illuminanti, migliorando la sicurezza degli spazi. A completare il restyling tecnologico, si aggiunge il rifacimento dell’impianto audio e della videosorveglianza, elementi essenziali per la gestione e la tutela del sito.

La nuova illuminazione di Santa Sabina all'Aventino
La nuova illuminazione di Santa Sabina all’Aventino
La nuova illuminazione di Santa Sabina all'Aventino
La nuova illuminazione di Santa Sabina all’Aventino
La nuova illuminazione di Santa Sabina all'Aventino
La nuova illuminazione di Santa Sabina all’Aventino
La nuova illuminazione di Santa Sabina all'Aventino
La nuova illuminazione di Santa Sabina all’Aventino
La nuova illuminazione di Santa Sabina all'Aventino
La nuova illuminazione di Santa Sabina all’Aventino
La nuova illuminazione di Santa Sabina all'Aventino
La nuova illuminazione di Santa Sabina all’Aventino

La storia di Santa Sabina all’Aventino

La basilica di Santa Sabina all’Aventino è una delle più antiche chiese di Roma e, tra gli edifici paleocristiani, una delle meglio conservate, nonostante i numerosi interventi subiti nel corso dei secoli, tra restauri, modifiche e rifacimenti. Fu fondata nel 425, durante il pontificato di Celestino I, come attestato dall’iscrizione dedicatoria visibile nel mosaico della controfacciata, una delle rare testimonianze della decorazione originaria ancora esistenti. Secondo la tradizione, la basilica sarebbe sorta sopra il Titulus Sabinæ, che si ritiene fosse situato nella dimora della matrona Sabina. Le fonti antiche menzionano inoltre l’esistenza di un battistero.

Importanti opere di restauro furono realizzate tra la fine dell’VIII secolo e l’inizio del IX, sotto i pontificati di Leone III ed Eugenio II. Nel X secolo la chiesa fu inglobata nella fortezza dei Crescenzi, mentre nel XIII divenne parte della Rocca della famiglia Savelli. Nel 1219, un esponente di questa casata, divenuto papa con il nome di Onorio III, affidò la basilica a Domenico di Guzmán e all’Ordine dei Frati Predicatori, che ancora oggi ne curano l’ufficiatura e ospitano la loro Curia Generalizia nell’adiacente convento. Risale sempre al XIII secolo la costruzione del campanile.

Nel 1587, durante il pontificato di Sisto V, Domenico Fontana trasformò radicalmente l’interno della chiesa, un intervento seguito da ulteriori modifiche nel 1643 a opera di Francesco Borromini. L’aspetto attuale dell’edificio si deve però ai restauri condotti da Antonio Muñoz, che in due fasi (1914-1919 e 1936-1937) cercò di riportare la basilica alla sua forma originaria, eliminando gran parte degli interventi barocchi, fatta eccezione per due cappelle laterali dedicate a San Giacinto e Santa Caterina. Grazie a questi lavori, l’interno ha riacquistato l’austerità e la solennità della struttura a tre navate, ritmate da 24 antiche colonne di spoglio, probabilmente provenienti da un monumento tardo-imperiale vicino.

La porta principale, risalente al V secolo, periodo di costruzione della chiesa, rappresenta il più antico esempio noto di scultura lignea paleocristiana. Dei 28 pannelli che la componevano originariamente, oggi ne restano 18, con scene tratte dall’Antico e dal Nuovo Testamento, accostate in modo da evidenziare il legame tra la legge mosaica e quella cristiana. In origine, l’interno della basilica era probabilmente riccamente decorato con mosaici, di cui oggi restano solo quelli della controfacciata e un motivo in opus sectile tra le arcate. Il pavimento è disseminato di numerose lastre tombali.

Vicino al presbiterio si trova la Schola Cantorum, ricostruita nel 1936 sulla base della struttura originaria del IX secolo, impiegando i frammenti della recinzione originale, scoperti alla fine dell’Ottocento da Ferdinando Mazzanti e riutilizzati in precedenza come gradini del presbiterio sistino. Il catino absidale conserva un imponente affresco cinquecentesco di Taddeo Zuccari, sotto il quale sono state trovate tracce della primitiva decorazione musiva. L’arco trionfale fu invece dipinto nel 1919 da Eugenio Cisterna, basandosi su una raffigurazione seicentesca di Giovanni Giustino Ciampini che riproduceva l’originario mosaico distrutto nel XVIII secolo. Tra le opere pittoriche spiccano la “Gloria di San Giacinto” di Federico Zuccari, fratello di Taddeo, e la “Visione di San Giacinto” di Lavinia Fontana, una delle prime artiste italiane a dipingere soggetti sacri, accanto a figure come Artemisia Gentileschi e Fede Galizia.


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