Roma, Namsal Siedlecki crea un ponte tra cultura nepalese e arte occidentale alla sua nuova personale


Dal 23 settembre al 30 novembre 2020, a Roma la Fondazione Pastificio Cerere ospita la mostra Mvaḥ Chā, personale di Namsal Siedlecki.

Dal 23 settembre al 30 novembre 2020, a Roma la Fondazione Pastificio Cerere ospita la mostra Mvaḥ Chā, personale di Namsal Siedlecki (Greenfield, 1986), a cura di Marcello Smarrelli. L’evento presenta per la prima volta in Italia i risultati del progetto Crisalidi, mostrati in anteprima a gennaio presso il Museo di Patan (Kathmandu, Nepal): le opere sono state realizzate grazie al sostegno dell’Italian Council (sesta edizione, 2019), il programma di promozione di arte contemporanea italiana nel mondo della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.

Il nucleo principale della mostra è costituito da cinque grandi sculture in bronzo, dal titolo Mvaḥ Chā (“Crisalidi”), realizzate da Siedlecki nel 2019 durante diversi periodi di residenza a Kathmandu, dove ha avuto modo di sperimentare e approfondire la tecnica della fusione a cera persa nepalese in alcune delle più importanti fonderie locali, dedite alla produzione di sculture sacre. In particolare, l’artista è rimasto affascinato dai passaggi che precedono la fusione: mentre in Occidente il modello in cera viene ricoperto da mattone triturato e gesso, in Nepal si utilizza un composto chiamato “Mvaḥ Chā”, una malta che si ottiene impastando argilla, sterco di vacca e pula, ossia l’involucro dei chicchi di riso. Il titolo delle sculture deriva quindi dalla pratica quotidiana delle botteghe, da quel momento in cui il modello in cera viene ricoperto da strati di “Mvaḥ Chā”, formando un involucro così spesso da nascondere la forma originale. Siedlecki scegliendo tali forme, ha eletto ad opere questi manufatti intermedi che, seppur necessari alla realizzazione delle sculture, non lo sarebbero mai diventati in quanto solitamente distrutti per portare a termine il processo di fusione.

Il risultato di questo insolito processo sono un insieme di sculture dalle masse indeterminate, dei “non finiti”, forme dotate di un’espressività forte e primitiva, libere da canoni proporzionali e da precisi riferimenti anatomici, che tuttavia conservano una sottile relazione con l’iconografia religiosa induista e buddista, ricordando allo stesso tempo l’estetica arcaicista della scultura del primo Novecento. Rinforza il senso di spiritualità che pervade la mostra, la presenza di oggetti quali dolci, denaro, fiori, uova e alcolici, le tradizionali offerte che in Nepal i fedeli dedicano alle divinità venerate per evitare la loro ira. Siedlecki riattiva tale rituale nella mostra, creando una relazione tra la cultura millenaria nepalese e il linguaggio dell’arte contemporanea.

“L’interesse scientifico e antropologico per i fenomeni, l’approccio quasi alchemico alla materia e ai suoi passaggi di stato, l’attenzione a stili e tecniche diverse, la riflessione sul valore dell’opera”, dichiara Marcello Smarrelli, curatore della mostra e Direttore Artistico della Fondazione Pastificio Cerere, “sono le ragioni che hanno guidato la scelta dell’artista e del progetto, con il quale la Fondazione Pastificio Cerere ha partecipato al bando Italian Council”.

Terminata la mostra, le opere diventeranno parte della collezione del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, come previsto dal bando Italian Council che ha anche l’obiettivo di incrementare le collezioni pubbliche con nuove produzioni. “Sono molto felice che le opere di Namsal Siedlecki entrino nella nostra collezione grazie all’Italian Council”, afferma Cristiana Perrella, direttrice del Centro Pecci. “Crisalidi manifesta non solo una sensibilità rara nella riflessione su materia, tecniche, e processi della scultura, ma anche un interesse al confronto con tradizioni e pratiche artistiche di altre culture che rende questi lavori molto rappresentativi della nostra idea di museo: aperto all’interazione tra linguaggi diversi della creatività, in grado di accogliere voci, culture e punti di vista differenti e di metterli in dialogo”.

Numerose le attività volte a raccontare il progetto a livello nazionale ed internazionale: alcuni talk d’artista si sono svolti presso l’Istituto Italiano di Cultura di Londra, al Kronika - Centre for Contemporary Art di Bytom in Polonia, e da In extenso, a Clermont-Ferrand in Francia; lecture dell’artista sono previste nei prossimi mesi presso le Accademie di Belle Arti di Roma, Firenze e Carrara, quest’ultima in collaborazione con il mudaC | museo delle arti di Carrara; inoltre, è stato realizzato un workshop con gli studenti del Liceo Artistico Caravaggio di Roma nell’ambito di Collezione Di Classe, il progetto della Fondazione Pastificio Cerere che promuove l’educazione nelle scuole attraverso l’arte contemporanea. A novembre 2020 sarà presentato un libro sul progetto, edito da Nero, con testi di Marcello Smarrelli, Direttore Artistico Fondazione Pastificio Cerere, Sangeeta Thapa, Direttrice Siddhartha Arts Foundation, Charles Jamyang Oliphant of Rossie, Ph. D Università di Oxford, Dipartimento Studi Orientali.

Namsal Siedlecki, statunitense, vive e lavora a Seggiano (Grosseto). Nel 2015 ha vinto la quarta edizione del Premio Moroso e il Cy Twombly Italian Affiliated Fellow in Visual Arts presso l’American Academy in Rome; nel 2019 vince il Club Gamec Prize e il Premio Cairo. Negli ultimi anni ha esposto il proprio lavoro presso numerose istituzioni nazionali ed internazionali tra cui: In extenso, Clermont-Ferrand; MAXXI, Roma; Villa Medici, Roma; Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato; Galeria Boavista, Lisbona; Villa Romana, Firenze; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino; 6 Moscow International Biennale for Young Art, Mosca; Chertludde, Berlino; Magazzino, Roma; American Academy in Rome; Museo Apparente, Napoli; Fondazione Pastificio Cerere, Roma; Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia; Antinori Art Project, Bargino; Galeria Madragoa, Lisbona; Frankfurt am Main, Berlino; Cripta747, Torino. Dal 2008 al 2013 ha gestito lo spazio indipendente GUM studio, prima a Carrara e poi a Torino.

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Roma, Namsal Siedlecki crea un ponte tra cultura nepalese e arte occidentale alla sua nuova personale


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