Il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia rimprovera la popolare trasmissione televisiva Striscia la notizia per un servizio andato in onda nella serata del 20 aprile, dedicato al degrado in cui versa parte del Parco Archeologico di Veio (assenza di pannelli illustrativi, erbacce, cancelli arrugginiti, tettoie in parte rotte). Nel servizio, l’inviato di Striscia, Jimmy Ghione, travestito da Indiana Jones per inscenare il personaggio di “Indiana Ghions”, si è recato a Veio per denunciare lo stato in cui si trova una parte del sito archeologico: a un certo punto però si vede Ghione mentre comincia a rimuovere manciate di terra da alcuni mosaici del complesso termale, fraintendendo lo scopo di quegli strati di sabbia, lasciati appositamente dagli archeologi sui mosaici per proteggerli dalle intemperie, e non accumulatisi a causa dell’incuria. Il Museo, pur apprezzando l’idea di aver portato all’attenzione del folto pubblico di Canale 5 la questione della valorizzazione di Veio, specialmente in un momento in cui la chiusura forzata dei luoghi della cultura rischia di far dimenticare o passare in secondo piano la cultura stessa, non ha potuto far a meno di denunciare la condotta dell’inviato.
Penetrare nelle aree archeologiche chiuse e recintate senza autorizzazione della Soprintendenza e manomettere i beni archeologici (sia pure con buone intenzioni), è infatti un reato e “mette a rischio proprio quelle testimonianze di arte e di cultura che si intendono apprezzare e proteggere”, sottolinea il Museo. “Ad esempio, non è bene rimuovere lo strato di terra lasciato di proposito dagli archeologi a protezione di un mosaico, a meno che non si intenda restaurarlo”.
Ancora più duro era stato ieri, con un post su Facebook, il direttore del Museo Nazionale Etrusco, Valentino Nizzo, che aveva parlato di un “abominevole servizio” dove “tra le tante castronerie (tipo definire la tomba dei Leoni Ruggenti come la più antica tomba d’Italia, con buona pace per quelli morti prima del VII secolo a.C.!), soffermandosi sul sito di Campetti a Veio si mette bel bello a rimuovere la terra collocata appositamente sui mosaici per non danneggiarli prendendola come segno di incuria. Facendo così espone a ulteriori atti di vandalismo un sito che ne ha già subiti abbastanza. Servizi come questi invece che avere una qualche utilità sociale rischiano di tradursi in pericolosi boomerang per la tutela. L’unico modo per tutelare il nostro sterminato patrimonio è in molti casi ricoprirlo. Non è immaginabile collocare custodi ovunque h24. Nessun potrebbe sostenerlo a meno di non assumere il 50% di italiani adulti per questo scopo. Magari poi pretendendo anche che i siti rimangano aperti gratuitamente. Proprio non ci siamo ed è davvero un peccato constatare scemenze di questo tipo in prima serata in un momento in cui la Soprintendenza e tutti gli altri enti potenzialmente coinvolti stanno facendo uno sforzo sovrumano per rilanciare il sito di Veio”.
E in effetti il Ministero della Cultura si sta impegnando per recuperare e rilanciare il sito urbano dell’antica Veio, un sito archeologico e naturalistico di grande estensione, compreso nel Parco di Veio e incuneato nel XV Municipio di Roma Capitale, che spesso viene trascurato e dimenticato dai normali percorsi turistici. “Il rapporto difficile che ancora oggi caratterizza Roma e Veio”, fa sapere il Museo, “continua quello che già nell’antichità ha contrapposto le città rivali sui due lati del Tevere e ha fatto della metropoli etrusca la prima grande avversaria a cadere sotto i colpi dell’espansione romana. Oggi un recupero di tale rapporto è finalmente possibile e deve essere perseguito con tutte le risorse disponibili. Per questo motivo, già da alcuni mesi il Ministero della Cultura ha condiviso un progetto di ricerca, tutela e valorizzazione con la Sapienza Università di Roma e l’Ente Regionale Parco di Veio, che da molti anni spende impegno ed energie per la promozione del territorio (www.parcodiveio.it). Il titolo del progetto, Veio: Lost City, richiama l’aura leggendaria di una città scomparsa, da riscoprire e valorizzare e non da esplorare e saccheggiare alla maniera dei ‘cercatori di tesori’”.
Il piano strategico di riqualificazione dell’area archeologica e naturale di Veio vede impegnati i dipartimenti di Architettura e Progetto e di Scienze dell’Antichità dell’Università di Roma La Sapienza, in grado di fornire le competenze necessarie a programmare il piano, oltre alla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale, competente per territorio, alla Direzione dei Musei Statali della Città di Roma, titolare del santuario di Portonaccio, e al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, dove le maggiori testimonianze archeologiche di Veio sono esposte.
“Gli interventi di progetto”, conclude il museo, “coniugano gli obiettivi di riqualificazione e valorizzazione con le esigenze di messa in sicurezza e accessibilità delle aree archeologiche attualmente chiuse al pubblico. A tempo debito saranno coinvolti nella progettazione, anche gli enti locali interessati al territorio di Veio, che si estende su diversi comuni e arrivava nell’antichità fino alla riva destra del Tevere. Un primo risultato è stato già ottenuto dal Parco di Veio, che in accordo con la Soprintendenza ha portato a termine la nuova edizione della Guida Archeologica del Parco di Veio, che a breve verrà presentata nel Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, inaugurando così la nuova stagione di valorizzazione della ‘città scomparsa’ etrusca e romana”.
Museo Etrusco riprende Striscia per un servizio su Veio: “non si manomettono i beni” |