Musei aperti solo nei feriali e in zona gialla? Addetti ai lavori contro: “scelte irragionevoli”


La riapertura dei musei ci rende contenti perché è meglio di niente, ma fa storcere il naso a tanti addetti ai lavori, che hanno riservato critiche anche pesanti alle decisioni del governo.

Non si può certo dire che gli addetti ai lavori siano contenti di come sono stati riaperti i musei. Una riapertura molto timida, quella decisa dal dpcm del 14 gennaio: possono infatti riaprire soltanto gli istituti che si trovano nelle regioni inserite in zona gialla, e per di più solo nei giorni feriali, dal lunedì al venerdì, festivi esclusi. E siccome dalle 22 vige ancora il coprifuoco, non si può neanche pensare a eventuali aperture serali per venire incontro alle esigenze di chi lavora (anche se questa diventerà un’esigenza quando finalmente il coprifuoco verrà abolito). Di visite per scolaresche, poi, neanche a parlarne: anche l’ultimo dpcm sospende le visite guidate rivolte agli studenti. Quanto ai pensionati, ricordiamo che sono quelli più liberi da orari, ma rappresentano anche la fascia più a rischio di contagio Covid: probabilmente andranno nei musei solo quelli dotati di mezzi propri (impensabile che un anziano si rechi su di un mezzo pubblico solo per andare al museo, sottoponendosi al rischio). Insomma, i musei apriranno per i visitatori che non devono lavorare in orari da ufficio, tutti gli altri dovranno attendere quanto meno la riapertura di sabato e di domenica.

In tanti, in questi giorni, si stanno domandando che senso abbia limitare così fortemente le aperture, tanto più che il dpcm ha introdotto anche il divieto di spostamento tra regioni in zona gialla: praticamente impossibile organizzarsi per una gita fuori porta, gran parte delle famiglie tagliata fuori, lavoratori anche loro impossibilitati a visitare i musei. A cosa serve dunque un’apertura del genere? Se lo stanno chiedendo moltissime persone sui social network (basta anche semplicemente scorrere la la pagina Facebook di Finestre sull’Arte per trovare centinaia di commenti contrariati), ma anche dal mondo degli addetti ai lavori arrivano forti critiche.

Certo, molti musei sono contenti della possibilità di riaprire, anche solo su di un piano simbolico (su queste pagine abbiamo raccolto alcune reazioni). Ma ci sono anche molte posizioni contrarie. Tra i primi a esprimersi in merito è Federculture, l’associazione nazionale degli enti pubblici e privati, delle istituzioni e delle aziende che operano nel campo delle politiche e delle attività culturali: lo ha fatto con una lettera del suo presidente, Andrea Cancellato, al ministro dei beni culturali Dario Franceschini. “Il poter garantire una continuità dell’offerta di questo servizio”, ha detto Cancellato, “è senz’altro un esercizio utile per gli operatori e un sostegno, oltre che culturale anche psicologico e morale, per tutti i cittadini in un momento in cui a prevalere sono gli stimoli depressivi”: tuttavia, “è difficile comprendere quale sia la logica dell’apertura nei soli giorni feriali: se l’esigenza è quella di non sovraccaricare il sistema dei trasporti urbani, si consente una potenziale, pur ridotta, utenza proprio nei giorni di maggiore affollamento dei mezzi pubblici e delle strade. Legare, inoltre, l’apertura dei musei alla variabile dell’attribuzione di colori alle regioni di appartenenza rende imprevedibile la durata dei periodi apertura e di chiusura, con conseguenze non gestibili sull’organizzazione del personale e delle prenotazioni”.

Anche la sezione italiana dell’ICOM (International Council of Museums) parla di “limiti” e di scelta irragionevole: “ICOM Italia”, si legge in una nota, “pur tenendo conto delle esigenze di contenimento della pandemia, ritiene irragionevole (nelle condizioni di assoluta sicurezza garantite ai visitatori dai protocolli adottati dai musei) consentirne l’apertura solo nei giorni feriali e solo nelle zone gialle. Le comunità hanno necessità di poter recuperare il benessere psicofisico potendo godere responsabilmente dei luoghi delle cultura quanto più possibile. Inoltre la perdurante incertezza sulle prospettive di funzionalità, basate su indici rilevati ogni due settimane, impedirà una realistica programmazione delle attività e dei servizi e quindi una positiva inversione di tendenza in termini di occupazione e di incisività culturale e sociale”.

Al coro delle critiche si è aggiunta anche l’AGTA - Associazione Guide Turistiche Abilitate con una posizione molto dura, che parla apertamente di una “presa in giro”. “Apprezziamo il fatto che il Ministro Franceschini abbia sostenuto la riapertura dei musei, ma quello che il Governo alla fine ha partorito ci appare sinceramente una presa in giro”, afferma la presidente Isabella Ruggiero. “I musei e i monumenti sono siti a bigliettazione nei quali è facilissimo contingentare i numeri: ogni direzione decide se far entrare solo 1 o 10 persone a sala. Già durante l’estate scorsa infatti si sono rivelati i luoghi più sicuri d’Italia, sulla base delle norme rigidissime imposte dalle direzioni e che hanno reso i musei luoghi quasi deserti, mentre la gente si accalcava nei bus, nei luoghi della movida o sulle spiagge, o addirittura nei centri commerciali. Quindi, se la ragione della chiusura nei fine-settimana fosse la paura delle folle, sarebbe una paura completamente illogica e infondata. Sappiam che l’elemento più critico nelle nostre città è costituito dai trasporti; allora forse il legislatore si preoccupa che i lavoratori dei musei e i possibili visitatori affollino i bus per andare ai musei? Non ha senso, perché i trasporti sono pieni e in crisi proprio nei giorni feriali e molto più vuoti il sabato e domenica”. Quale la ragione di ciò secondo AGTA? “Siccome riteniamo che tutto questo sia troppo folle per essere concepito per sbaglio”, conclude Ruggiero, “siamo purtroppo arrivati alla conclusione che tali norme si spiegano solo con la volontà di rendere inutile l’apertura e di lasciarli chiusi. Così poi si dirà che i musei sono risultati vuoti e che comunque è troppo costoso aprirli e chiuderli continuamente. Le nuove norme appaiono come la diabolica risposta a chi ha protestato negli ultimi mesi contro la chiusura. La maggior parte della gente ha recepito solo l’annuncio della riapertura e registra tale notizia come positiva, ma chi è del settore ha capito che di fatto non riaprirà quasi nulla”.

Interviene sull’argomento, infine, anche l’associazione Mi Riconosci? Sono un professionista dei beni culturali, che per ora commenta la decisione del governo sui social: secondo il sodalizio, le attuali condizioni di riapertura imposte del governo, “in assenza di fondi strutturali e una adeguata pianificazione, di fatto permetteranno solo a una esigua minoranza di musei di riaprire. Insomma una misura simbolica che renderebbe, salvo correttivi e integrazioni, la vita ancor più complessa a molti musei italiani”.

Nella foto: visitatori alla Galleria Borghese lo

Musei aperti solo nei feriali e in zona gialla? Addetti ai lavori contro: “scelte irragionevoli”
Musei aperti solo nei feriali e in zona gialla? Addetti ai lavori contro: “scelte irragionevoli”


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