Mosca, importante museo d'arte contemporanea sospende le sue attività per protesta


Il Garage Museum of Contemporary Art, grande museo d'arte contemporanea di Mosca fondato nel 2008 da Daša Žukova e Roman Abramovič, ha sospeso le sue attività per protesta contro la guerra in Ucraina.

È sicuramente una presa di posizione molto coraggiosa quella del Garage Museum of Contemporary Art, uno dei principali musei d’arte contemporanea di Mosca: con una nota pubblicata ieri sul proprio sito web e sui canali social, il museo ha fatto sapere di aver temporaneamente sospeso il proprio lavoro su tutte le mostre “finché la tragedia umana e politica che sta sconvolgendo l’Ucraina non finirà. Non possiamo sostenere l’illusione della normalità quando sono in corso eventi come questi”.

Il Garage è il museo fondato nel 2008 come “Garage Center for Contemporary Culture” nel 2008 dai magnati Daša Žukova e Roman Abramovič, all’epoca sposati, ed è stato ribattezzato con la sua attuale denominazione nel 2014. Centro d’arte contemporanea molto vitale, nato dalla forte passione per l’arte di Daša Žukova, ha sede in un edificio progettato da Rem Koolhaas che ha aperto i battenti nel 2015 e ospita un’importante raccolta d’arte di arte russa moderna e contemporanea, soprattutto dagli anni Cinquanta in avanti. Negli anni ha ospitato importanti personali e retrospettive di artisti come Mark Rothko, Cindy Sherman, Takashi Murakami, Antony Gormley, Jeff Koons. Al momento il Garage sta lavorando sulle mostre che apriranno prossimamente, ovvero la prima retrospettiva su Lydia Masterkova (1927 - 2008), una grande rassegna con 150 dipinti da musei e collezioni private di Russia e Francia, e un progetto dell’artista tedesca Anne Imhof, vincitrice del Leone d’Oro alla Biennale di Venezia del 2017. Le mostre si faranno, assicura il museo, ma non si sa ancora quando (le date inizialmente previste erano il 16 marzo per la mostra su Lydia Masterkova e il 5 aprile per la mostra di Anne Imhof).

Non si sa dunque se le due mostre si faranno, dato che il museo, come detto, ha sospeso le sue attività, anche se rimane regolarmente aperto e visitabile. “Il Garage”, prosegue una nota, “è da sempre un istituto internazionale aperto a una pluralità di voci. Siamo categoricamente contrari a tutte le azioni che seminano divisione e creano isolamento. Ci consideriamo parte di un mondo più ampio non diviso dalla guerra. Adempieremo i nostri obblighi nei confronti degli artisti i cui progetti sono stati rinviati e che hanno lavorato con noi con fiducia ed entusiasmo. Ringraziamo Anne Imhof, Helen Marten, Saodat Ismailova, Heimo Zobernig, i loro studi e gallerie e i prestatori di opere per la mostra di Lydia Masterkova per il loro supporto e speriamo in una fine immediata del conflitto”.

Al momento, Daša Žukova non si è ancora pubblicamente esposta sulla situazione in Ucraina. L’ex marito Roman Abramovič, dal suo canto, ha invece lasciato clamorosamente la gestione del Chelsea, la squadra di calcio di cui è proprietario, per tutelare gli interessi della società. L’oligarca ha ceduto la gestione alla Fondazione del Chelsea. Chi invece si è schierato è la figlia di Abramovič, Sofia, che con una story su Instagram ha modificato la frase “Russia wants a war with Ukraine” (la Russia vuole una guerra con l’Ucraina) cancellando la parola “Russia” e sostituendola con la parola “Putin”, facendo quindi intendere che a volere la guerra è Putin e non il popolo russo.

Nella foto: il Garage Museum di Mosca.

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