A Roma è stata presentata stamani, al Ministero della Cultura, l’edizione 2024 delle Minicifre della cultura. La raccolta, curata dalla Direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali del MiC e dalla Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali, offre uno sguardo sui principali indicatori culturali italiani, con dati aggiornati sulla partecipazione, sull’offerta e sul lavoro nel settore.
Uno degli indicatori più significativi presentati nel volume è quello relativo alla partecipazione culturale fuori casa: nel 2023, il 35,2% della popolazione dai 6 anni in su ha preso parte ad attività culturali, registrando un incremento di 12 punti percentuali rispetto al 2022, ultimo anno pandemico. Questo valore segna un ritorno ai livelli pre-pandemia (nel 2019 era il 35,1%), interrompendo un calo che durava da quattro anni. Rimane il fatto che ben 65 italiani su 100 non hanno mai visitato una mostra o un museo durante l’anno, ma almeno la tendenza è in crescita. Parallelamente, cresce anche la frequentazione delle biblioteche: il 12,4% degli italiani si è recato almeno una volta in biblioteca nel corso dell’anno, rispetto al 10,2% del 2022, sebbene rimanga lontano dal 15,3% registrato nel 2019.
Per quel che riguarda i siti della cultura, sono 4.416 i luoghi del patrimonio censiti, uno ogni due comuni italiani, di cui 2.870 pubblici e 1.546 privati. Di questi 4.416 luoghi, il 62% ha infrastrutture per l’accessibilità, il 44% ha tra 1 e 5 addetti, il 68% ha un account sui social e il 23% ha un servizio di biglietteria. La Toscana è la regione col maggior numero di musei, monumenti e aree archeologiche. I visitatori dei luoghi del patrimonio italiano (si parla in questo caso però del 2022) sono stati 107,9 milioni. Le tre mostre più visitate del 2023 sono state Van Gogh. Capolavori dal Kröller-Müller Museum a Roma, Palazzo Bonaparte (580.741 visitatori), la Biennale di Architettura (285.000 visitatori) e Giuseppe Penone. Gesti universali alla Galleria Borghese (202.765): si parla di mostre con biglietto dedicato.
Il settore dello spettacolo, duramente colpito negli anni passati, mostra segnali di forte ripresa. I dati ISTAT evidenziano un aumento significativo della partecipazione agli spettacoli cinematografici, passata dal 9% del 2021 al 41% nel 2023. Crescono anche gli spettatori di teatro (dal 3% al 20%) e dei concerti di musica leggera e jazz (dal 3,7% al 21,7%). La SIAE conferma questa tendenza: il numero di concerti organizzati nel 2023 ha superato del 60% quello del 2019, mentre le rappresentazioni teatrali sono aumentate dell’11%.
I dati riguardano anche il settore dell’editoria. Sono 86.174 i libri pubblicati in Italia nel 2023 (il 45% disponibile anche in formato e-book) da 1.476 editori attivi, con tiratura media di 2.337 copie per libro: di questi volumi, il 77,5% sono opere per adulti, il 12,5% per bambini e il 10% sono opere scolastiche. Il self-publishing incide per il 14% sul totale dei libri pubblicati. Quanto ai lettori, sono 40 su 100 gli italiani che hanno letto almeno un libro durante l’anno: c’è dunque un 60% di italiani che non legge.
Ancora meno sono i lettori dei quotidiani: in questo caso si scende al 22,5% della popolazione dai 14 anni in su, che corrisponde a un totale di 11,6 milioni di lettori di quotidiani (sia in formato cartaceo sia in formato digitale). In Italia sono registrate 119 testate giornalistiche, 74 agenzie di informazione e 77 società editrici di quotidiani. Sono 2.063.708 i quotidiani stampati in media ogni giorno (-19% rispetto al 2021, quando la tiratura era di 2.537.443). Crollano anche i periodici: i settimanali passano dai 5.364.723 del 2020 ai 4.573.777 del 2022 (-15%) e i mensili dai 3.651.741 del 2020 ai 2.549.627 del 2022 (-30%). Lo Stato, nel 2022, ha garantito 94 milioni di euro di contributi pubblici all’editoria e alla stampa, in aumento rispetto al 2021 (90 milioni) e al 2020 (88).
Sul piano occupazionale, il settore culturale ha contato 825.100 lavoratori, pari al 3,5% degli occupati totali in Italia, secondo i dati Eurostat. L’Italia si posiziona così al ventesimo posto nella classifica UE, sotto la media del 3,8%. La maggior parte dei lavoratori sono uomini (55%) tra i 30 e i 59 anni, mentre i giovani sotto i 30 rappresentano solo il 13% del totale, nonostante un aumento del 21% dal 2021.
In aumento le retribuzioni: la media lorda oraria passa a 19,75 euro l’ora (era 19,04 nel 2019 e 18,98 nel 2020), con significative differenze di genere però, perché i maschi guadagnano in media 21,19 euro, le donne 18,32. A passarsela peggio sono i lavoratori di biblioteche, musei e archivi (14 euro l’ora), seguiti da lavoratori impiegati in attività creative, artistiche e intrattenimento (15,14) e i lavoratori dei servizi d’informazione (16,45). Quelli che guadagnano di più nelle sei aree censite sono invece gli addetti della produzione cinematografica, video, programmi televisivi e registrazioni musicali (25,07), seguiti dai lavoratori dell’editoria (24,65) e dai lavoratori delle attività di programmazione e trasmissione (23,21).
Aumenta del 35% l’organico del Ministero della Cultura: si passa dagli 8.639 dipendenti del 2021 agli 11.693 del 2023. Di questi, 986 hanno tra i 20 e i 35 anni, 3.756 tra i 36 e i 50 anni, 6.608 tra i 51 e i 65 anni, 343 hanno più di 65 anni. La maggior parte della dotazione organica (71%) è assegnata all’area assistenti.
Secondo dati Eurostat, ammonta a 8,9 miliardi di euro la spesa italiana in cultura per il 2022, il che corrisponde allo 0,8% del totale della spesa pubblica. L’Italia spende meno rispetto ai grandi paesi europei: la Spagna nel 2022 ha speso 9,012 miliardi di euro per la cultura, la Francia 22,5 e la Germania 26,3. Poco sotto l’Italia si collocano i Paesi Bassi, con una spesa pubblica in cultura di 6,08 miliardi di euro. Per tutti questi paesi l’incidenza sulla spesa pubblica si colloca tra l’1,4% (Spagna e Germania) e l’1,5% (Francia e Paesi Bassi), per una media UE dell’1,3%. In sostanza, l’Italia spende in proporzione poco più della metà di quello che gli altri paesi spendono in cultura.
Nel 2022 circa i due terzi della spesa pubblica in cultura sono stati generati dal governo centrale (67%); in particolare, le risorse destinate ai servizi radiotelevisivi ed editoriali erano ascritte quasi esclusivamente alle amministrazioni centrali. È possibile, tuttavia, ravvisare un graduale incremento della spesa degli enti locali in cultura tra il 2020 e il 2022. 3,6 sono i miliardi stanziati nel 2023 dal Ministero della Cultura, in aumento del 26% rispetto al 2019. L’Art Bonus nel 2023 ha erogato risorse per 121,6 milioni (+26% rispetto al 2019), mentre sono 247 i milioni di euro erogati dalle fondazioni di origine bancaria al settore culturale nel 2022, in aumento del 12% rispetto al 2020.
L’edizione 2024 delle Minicifre si inserisce in un progetto di ricerca più ampio, che riprende la collana editoriale avviata dal Ministero tra il 2009 e il 2014. La nuova edizione, oltre al formato cartaceo e digitale, introduce una piattaforma online, minicifre.cultura.gov.it, aggiornata costantemente e ora disponibile anche in inglese. Gli utenti possono navigare i dati regionali, interrogare grafici e mappe e filtrare le informazioni per anno e area geografica.
Novità di quest’anno è anche il compendio “Minicifre della cultura. In primo piano”, una versione sintetica che concentra in poche pagine le principali tendenze del sistema culturale italiano, pensata per un pubblico che cerca uno strumento di consultazione rapido ma autorevole.